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Adottata per referendum la Costituzione di Eltsin

12 dicembre 1993

La Costituzione della Federazione russa viene adottata per referendum, su proposta del Presidente Eltsin.
La Costituzione della Federazione russa contiene una sorta di puntuale razionalizzazione della forma di governo semipresidenziale a preminenza presidenziale (nella versione ultrapresidenziale o iperpresidenziale). In altre parole, il costituente russo non ha voluto lasciare alla prassi la gerarchizzazione della diarchia implicita dell'assetto semipresidenziale: prendendo atto di quanto nei fatti si è già registrato, asseconda tendenze che già si ritrovavano nelle riforme gorbacioviane di fine anni '80, rafforzando con ogni possibile strumento giuridico la figura del Capo dello Stato, evidentemente ritenuta la chiave di volta per stabilizzare e proseguire i dolorosi processi di transizione avviati.
Il mandato presidenziale dura quattro anni e non può essere rinnovato più di una volta consecutivamente come è per il Presidente degli Stati Uniti. Il Presidente è eletto direttamente dal popolo; nomina il Primo Ministro con il consenso della Camera bassa, la Duma di Stato, che con il Consiglio della Federazione compone l'Assemblea federale; presiede le riunioni del Governo; può revocarlo, è titolare di importanti poteri di nomina, comanda le Forze Armate, può indire referendum, può presentare proposte di legge; può rivolgere messaggi al Parlamento, esercita la direzione della politica estera; può proclamare lo stato d'emergenza, concede la grazia, può emanare ukase (editti, veri e propri ordini che devono essere eseguiti su tutto il territorio della Federazione), può rinviare le leggi federali per una seconda lettura (in tal caso la legge può essere riapprovata a maggioranza dei due terzi).
Il Presidente può essere rimosso solo previa messa in stato d'accusa da parte della Duma, ma a condizioni tali da rendere l'ipotesi virtualmente impraticabile. In relazione al rapporto governo-parlamento, è il Presidente a proporre il Primo Ministro alla Duma, che si pronuncia entro una settimana, e non può rifiutare per più di due volte la proposta presidenziale: al terzo rifiuto il Presidente scioglie la Duma ed indice nuove elezioni. Dal canto suo, la Duma può sfiduciare il governo (a maggioranza assoluta), ma la decisione di dar seguito alle dimissioni dell'esecutivo è rimesso al Capo dello Stato il quale può dissentire: in questo caso la Duma non può insistere, oppure votare una seconda sfiducia al governo entro tre mesi. In tal caso il Presidente decide se acconsentire alle dimissioni del governo o sciogliere la Duma. A sua volta il Primo Ministro può porre la questione di fiducia davanti alla Duma: se la Duma la nega si espone al rischio di scioglimento, perché la Costituzione attribuisce di nuovo al Presidente il potere di acconsentire alle dimissioni dell'esecutivo ovvero indire nuove elezioni.
Potere di ukase a parte, l'elenco delle attribuzioni presidenziali conferma che si tratta di un modello semipresidenziale a forte prevalenza del Capo dello Stato, nelquale alla Camera bassa è reso assai difficile contrastare le posizioni presidenziali. Il governo risponde senza ombra di incertezze prima al Presidente che alla Duma; vera differenza sostanziale con il modello francese (al di là delle profonde differenze di contesto) ogni ipotesi di coabitazione deve ritenersi praticamente impossibile.
Nel caso russo, come in Francia, ma in forme più esplicite e nette, il carattere semipresidenziale della forma di governo non si presenta né come un tentativo di stabilizzare il parlamentarismo in condizioni difficili, né come un tentativo di temperare un assetto sbilanciato verso il presidenzialismo, quanto come un assetto caratterizzato da una certa dose di flessibilità volta a garantire al Capo dello Stato, che resta il dominus dell'indirizzo politico, preziosi margini di manovra.

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