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''Concordia'': un naufragio mediatico

Un viaggio attraverso la narrazione mediatica del naufragio della "Costa Concordia": dalle cronache dell'incidente alle prose metaforiche con cui i mezzi di informazione hanno raccontato i fatti.

Nella Parte Prima la rassegna stampa dell'immediato post naufragio, in cui è già possibile delineare quei filoni narrativi che accompagneranno per anni le cronache dell'universo Concordia: la spettacolarizzazione dell'evento, il processo mediatico, l'antitesi eroe/antieroe, gli stereotipi sull'Italia e gli italiani.

Da qui i cliché e i pregiudizi con cui i giornali nostrani e la stampa estera "nazionalizzano" i rispettivi editoriali: di questo si parla nella Parte Seconda.

La Parte Terza racconta invece tutti i miti e le metafore che hanno intriso la prosa del naufragio: dalla spiegazione antropologica dell'"inchino" ai parallelismi con il Titanic, passando per un altro mito che mai pare davvero in discussione, quello del progresso e della tecnologia, intesi come processi naturali ed inevitabili.

Infine, la Parte Quarta analizza le ricadute del tam tam mediatico e dell’equazione Concordia uguale turismo e lavoro sul territorio del ponente genovese, già dilaniato, nel nome di sviluppo e progresso, da inquinamento e cemento.

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I Introduzione La Costa Concordia è stata costruita a Genova, da Fincantieri. È stata chiamata così per evocare pace tra le nazioni europee: lunga trecento metri, poteva ospitare quattromila persone tra equipaggio e passeggeri, con millecinquecento cabine, quattro piscine, cinque ristoranti, tredici bar, un teatro, una discoteca, sale giochi e aree sport. È stata varata nel 2005 ed è naufragata a gennaio 2012, nella notte tra venerdì 13 e sabato 14. Era partita da Civitavecchia, diretta a Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari e Palermo. Quella sera ha deviato verso il Giglio per avvicinarsi il più possibile alla costa. Alle 21,45 la nave ha sbattuto contro uno scoglio, a duecento metri da riva. L’impatto ha aperto nello scafo uno squarcio di settanta metri. Dopo l’urto la Concordia è andata in black out ed ha proseguito per inerzia verso il largo fino alle rocce della Gabbianara, dove si è rigirata su sé stessa scarrocciando verso riva. Prima si è piegata di circa venti gradi sul lato di dritta, poi si è ribaltata completamente. Sono morte trentadue persone. Il comandante Francesco Schettino è stato subito accusato di aver abbandonato la nave prima di aver messo in salvo i passeggeri. Dal processo di Grosseto è emerso che la Concordia aveva preso il largo per la crociera mediterranea con la scatola nera e un radar che non funzionavano a dovere. Dopo l’impatto alcune porte stagne non hanno isolato l’acqua che entrava dalla falla. Il generatore d’emergenza che avrebbe dovuto entrare in funzione e garantire l’alimentazione di tutti i sistemi, anche quelli di sicurezza e preposti al salvataggio delle persone, non ha funzionato. Schettino, licenziato dalla compagnia genovese, è rimasto l’unico imputato per omicidio colposo, abbandono della nave e disastro ambientale. Nel febbraio 2015 è stato condannato a sedici anni. Gli altri imputati – il timoniere, i tre ufficiali in plancia di comando e Roberto Ferrarini, capo dell’unità di crisi della Costa – hanno patteggiato, così come la stessa azienda. Nel settembre 2013 è iniziata la rimozione del relitto dalla riva dell’isola toscana, che nel frattempo aveva attirato curiosi e giornalisti da tutto il mondo. Mentre i turisti fotografavano e gli ingegneri lavoravano per far rigalleggiare la Concordia, Piombino e Genova si contendevano lo smantellamento del relitto. Nell’estate 2014 il governo ha deciso per Genova e la nave è stata trascinata per quattro giorni fino al porto di Pra’-Voltri. Dallo scorso maggio quel che resta della Costa Concordia si trova nel bacino dei cantieri navali di Genova. Quello della Concordia è stato il più grave disastro della marineria italiana dopo l’affondamento dell’Andrea Doria e l’incendio del traghetto Moby Prince. Inevitabile quindi che, dalle prime ore dopo il naufragio, i media internazionali abbiano scandagliato l’intero “universo” Concordia. La Parte prima del presente lavoro è una semplice rassegna: già dai primissimi giorni post naufragio ha iniziato a trovare spazio sui mezzi di informazione la prosa che

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Mereu
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Informazione e editoria (giornalismo)
  Relatore: Marco Aime
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 217

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Parole chiave

media
stampa
informazione
giornali
stereotipi
metafore
costa concordia
schettino
naufragio
isola del giglio

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