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Il Valore Economico Totale. Rassegna critica e un esempio di applicazione: la fauna selvatica.

Questa tesi ha esaminato uno dei concetti sviluppati dall’economia ambientale nell’ambito della valutazione monetaria di beni/risorse senza mercato: il Valore Economico Totale (VET), proponendo una sua applicazione ad una risorsa naturale rinnovabile, la fauna selvatica.
Il concetto di Valore Economico Totale costituisce il background metodologico delle valutazioni monetarie dei beni ambientali. Alla sua base c’è l’idea di distinguere fra due grandi categorie di benefici che una risorsa naturale offre: i valori d’uso e i valori di non-uso.
I primi sono associati alla fruizione/utilizzazione della risorsa, mentre i secondi includono tute le valenze non riferibili ad un uso diretto o indiretto. I valori di non-uso si rifanno ad un’idea di valore nuova nella riflessione economica. L’economia ha sempre insistito sul carattere relazionale esclusivamente «dinamico» dell’idea di valore, che esiste, si forma, nel momento in cui c’è un’interazione tra individuo e risorsa. I valori di non-uso si connotano invece per un carattere relazionale «statico», in quanto il valore di questo tipo è assegnato al bene ambientale per assicurare che questo continui a esistere.
Il VET s’inserisce in una «zona di frontiera» tra la sostenibilità debole (applicazione estesa dei metodi di valutazione monetaria) e la sostenibilità forte (valore primario e secondario del capitale naturale).
La razionalità operante nel processo decisionale basato sul VET non deve essere intesa come un semplice calcolo economico quantitativo massimizzante, ma come una ricerca di soluzioni che soddisfino obiettivi, valori molteplici e talvolta conflittuali tra loro, da strutturare secondo una gerarchia. Alcuni di questi valori sono collegati allo sviluppo economico, altri alla preservazione dell’ambiente e altri ancora sono connessi ad un’idea di equità intragenerazionale e intergenerazionale.
Il problema della valutazione dei beni ambientali è di cruciale importanza per l’impostazione delle politiche ambientali, che interessano ormai ogni settore della vita sociale.
Ci sono così valori d’uso connessi al consumo (per esempio, nel caso della fauna, caccia, pesca) e altri che non comportano alcun consumo (birdwatching); il contatto con il bene ambientale può essere diretto, immediato (in situ) o indiretto, mediato (ex situ).
I valori di non-uso includono tutte le valenze che non sono riferibili a un uso diretto o indiretto. Così il valore d’esistenza dipende dal solo fatto di conoscere che un bene che possiede determinate caratteristiche esiste.
Altri valori che rientrano in un concetto di non-uso sono il valore di lascito e il valore vicario. L’intensità di questi valori dipende dalla diffusione di una sensibilità ecologica, da un’adesione a un’etica ambientale che riconosce come rilevante il valore rivestito dall’altruismo, dalla solidarietà con altre persone. Gli «altri» sono gli individui dell’attuale generazione (valore vicario) o le persone delle generazioni future (valore di lascito).
Conoscere il valore economico totale delle risorse, dei beni ambientali è importante per verificare la razionalità delle scelte di sviluppo e per dare un valore alle politiche di tutela dell’ambiente. Spesso la difficoltà nell’assegnare un valore fa diminuire l’attenzione verso i beni ambientali nelle scelte della collettività.
Passando in rassegna le numerose definizioni presenti nella letteratura dei valori componenti il VET, è stata proposto un nuovo schema di valore totale , in particolare per distinguere tra i valori d’uso diretto; chiarito il concetto del valore d’opzione che ora la letteratura non configura più come un elemento separato, un valore a sé del VET. Per quanto riguarda i valori di non-uso, essi sono adesso identificati in toto con i valori d’esistenza; le motivazioni di lascito e quelle altruistiche sono fatte confluire così nella motivazione generale che sorregge il valore d’esistenza.
È proposta l’inclusione della stima dei valori di non-uso ai fini dell’analisi costi-benefici e della valutazione del danno ambientale. L’esclusione di tali valori da queste procedure non solo violerebbe le fondamenta teoriche sulle quali si basa nel suo complesso la scienza della valutazione dei beni ambientali, ma potrebbe produrre devastanti effetti disallocativi delle risorse ambientali.
Le ragioni della «latenza» dei benefici di non-uso rispetto a quelli d’uso sono analizzate ed è proposto uno scenario ipotetico che permetterebbe un «palesamento» dei valori di non-uso in un contesto di mercato.

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1 INTRODUZIONE Le difficoltà della valutazione dei costi e dei benefici associati alla conservazione e allo sviluppo di molti beni ambientali sono dovute es- senzialmente all’assenza di mercati dove i relativi prezzi e valori pos- sono essere stabiliti. Ad esempio, l’acqua pulita, l’aria pura non hanno (finora) un prezzo perché non esistono diritti di proprietà collegati ad essi. Il mercato spreca così risorse naturali a causa della loro gratuità e dell’assenza (o del mancato funzionamento) dei meccanismi di razio- namento. Unito alla mano invisibile smithiana c’è un «gomito invisi- bile» 1 che per svista, mancanza di tatto provoca danni al sistema am- bientale. Queste «sgomitate» si traducono nella riduzione della diver- sità biologica, nell’inquinamento, nel consumo del suolo, nel dissesto idrogeologico per citare alcuni tra i numerosi cahiers de doléances ecolo- gici. Nel contributo che la teoria economica offre per affrontare que- sti problemi, si delineano due rami di ricerca distinti: l’economia dell’ambiente e l’economia ecologica. Nell’impostazione tradizionale l’economia dell’ambiente rappre- senta un’applicazione della teoria generale dei beni pubblici e delle esternalità, la matrice teorica e concettuale è quella dell’economia neoclassica. Secondo altre scuole di pensiero la considerazione delle tematiche ambientali modificherebbe in modo sostanziale la natura e le prospet- tive dell’indagine teorica stessa; da questo filone di pensiero, con l’apporto decisivo degli studi di Georgescu-Roegen riguardo all’applicazione delle leggi della termodinamica al sistema economico, è sorta l’economia ecologica, che si configura come scienza «post- 1 Questa gradevole immagine è di Michael Jacobs [1991].

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Informazioni tesi

  Autore: Gioacchino Castellani
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1996-97
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Politica
  Relatore: Geremia Gios
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 193

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Parole chiave

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economia ambientale
fauna selvatica
risorsa naturale rinnovabile
tev
valore d'esistenza
valori d'uso
valori di non uso
valutazioni monetarie
vet

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