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La neuroeconomia ed il neuromarketing: analisi, valutazioni ed applicazioni.

Il lavoro nel primo capitolo analizza le origini della neuroeconomia. Partendo dal filosofo che più di altri aveva intuito l’importanza e la centralità del distinguere – nell’uomo – il cervello come organo fisico e la mente come entità pensante, in relazione all’anima: Cartesio. Si analizzano poi come fisicamente le tecniche di imaging possano far distinguere – nell’agire umano – processi automatici o controllati e come questi coinvolgano in maniera molto evidente aree cerebrali diverse. Una volta poste le basi concettuali dell’argomento affrontato, si analizzano – nel secondo capitolo – due esperimenti neuroeconomici, uno sull’impatto di un contesto di certezza nel processo decisionale, l’altro sulle basi neuronali del processo decisionale nel gioco dell’ultimatum, due studi molto famosi nel campo neuroeconomico. Il capitolo terzo affronta l’approccio neuronale legato maggiormente al consumer behavior nel marketing. Il neuromarketing: accantonate le tecniche tradizionali di analisi del consumer behavior ed acquisite come utili le informazioni fornite dal campo di indagine psicologico, si sposta verso un’altra frontiera dell’analisi del comportamento del consumatore: l’attivazione cerebrale dell’individuo. Il capitolo quarto è stato dedicato alla valutazione dei metodi di neuroeconomia e neuromarketing. Oltre ad esplicitare le eventuali perplessità, si tenta comunque di giungere ad una conclusione valutativa del metodo. Nell’ultima parte di questo ultimo capitolo – infatti – vengono riportati gli spunti di riflessione, le critiche, i vantaggi dell’oggetto in discussione.

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4 Introduzione John Nash, nella sua “teoria sulle aspettative tradite”, afferma che è impossibile affidare alle variabili valori razionali. Il mondo è pieno di valori mutevoli, un costante evolvere di numeri, dati e forme. Verrebbe – quindi – da rinunciare a trovare, nel caos, una logica sottostante o una metodica che riesca a razionalizzare fenomeni complessi, ma fortunatamente non è così. La matematica, e le altre scienze esatte, sono in grado di fornire numerosi modelli e teorie atte a catalogare – almeno in parte – la realtà. Tutto ciò consente di ridurre il cosmo, e ciò che si evolve e plasma intorno a noi, ad una sola variabile: il cervello umano. Se non esistesse la mente degli uomini sicuramente le particelle cosmiche continuerebbero a viaggiare nello spazio senza fine, i giorni continuerebbero comunque ad alternarsi alle notti, ma non costituirebbero un dato, bensì solo un fenomeno. La realtà si trasforma in input, nel momento in cui vi è presente un organo, o una funzione, in grado di elaborare ciò che si percepisce; la variabilità è funzione della percezione umana. Un oggetto che muta forma estrinseca la propria natura di potersi distribuire nello spazio in maniera non costante, di per se stesso è intrinseco nella definizione dell’oggetto la sua variabilità, ma la mente umana non si ferma dinanzi a ciò che è evidente e cerca di dedurre da ciò che osserva una regola atta a governare un determinato fenomeno. La ricerca spasmodica di regole non è altro che una dichiarazione di paura dell’uomo: quando qualcosa sfugge al dominio umano alimenta l’incertezza ed il timore del contesto in cui gli uomini agiscono. L’assunto fondamentale dal quale parte il Premio Nobel John Nash, è uno dei molti possibili, ma non l’unico. Diversi movimenti filosofici hanno affrontato l’argomento: se vi siano variabili reali ed

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Informazioni tesi

  Autore: Michael Liguori
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Enrico Valdani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 184

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