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Turismo responsabile: il Nicaragua e la Regione Centroamericana

Questo lavoro è dedicato alla situazione turistica in Nicaragua e più in generale all’intero Istmo centroamericano.
Il Nicaragua è probabilmente il Paese che verte nella condizione più drammatica tra tutti quelli che formano l’area geografica qui considerata. Degna di nota la vittoria rivoluzionaria del 1979 per mano del Frente sandinista, il quale ha iniziato un processo di democratizzazione comprovato dalla sconfitta elettorale nelle elezioni libere del 1990 per mano del partito liberale. Questo schieramento politico, tuttora al governo, ha immediatamente iniziato una politica economica favorevole all’ingresso del Nicaragua nell’economia di mercato globale. Privatizzazioni e leggi che le favoriscono sono all’ordine del giorno; le conseguenze più immediate sono l’aumento delle differenze sociali tra ricchi e poveri, crescita dell’analfabetismo, disoccupazione e peggioramento dei livelli sanitari minimi. D’altro canto la sfera privata ha ottenuto dei vantaggi soprattutto grazie ad alcune leggi che hanno facilitato l’ingresso di capitali privati dall’estero e qui il settore che forse si è avvantaggiato più degli altri è proprio quello turistico che infatti è balzato al primo posto tra le esportazioni nazionali.
Il turismo, con 6 miliardi di spostamenti annui, un lavoratore su 15 impiegato nel settore e fatturati da capogiro, è diventato il primo settore economico del mondo. Il Nicaragua di oggi è tuttavia aturistico, ma le multinazionali del turismo hanno già fiutato l’affare derivante dallo sfruttamento delle enormi risorse naturali del Paese, soprattutto in previsione ecoturistica. Del resto le statistiche dimostrano che il Centroamerica ha valori di crescita turistica tra i più alti del mondo (paragonabili solo a quelli dell’area del Mar Rosso) e il Nicaragua ha i valori più alti di tutto il Centroamerica.
Un’altra prova del fatto che comunque il futuro turistico del Paese difficilmente passerà per i dettami della sostenibilità, mi è stata data direttamente dal Ministro del Turismo Nicaraguense durante un’intervista nella quale, neanche molto tra le righe, mi ha confidato che la recente legge di incentivo turistico ha come obiettivo primario quello di eliminare tutta l’offerta piccola e piccolissima tanto cara alla sostenibilità turistica ma, a suo dire, non in grado di offrire i livelli minimi di qualità richiesta e soprattutto colpevole di ledere la già travagliata immagine internazionale del Paese.
Il turismo sostenibile deriva dal più generale concetto di sviluppo sostenibile ovvero quel tipo di sviluppo per cui le generazioni future potranno sfruttare le risorse del pianeta proprio così come noi oggi possiamo sfruttarle. Durante le molte conferenze mondiale della gerarchia internazionale è andata via via affinandosi la declinazione turistica dello sviluppo sostenibile e cioè si considera turismo sostenibile quel turismo che pone tutta l’attenzione alla tutela ambientale, economica e socio-culturale della località interessata da una riqualificazione turistica in modo che le generazioni future possano godere delle stesse risorse e degli stessi vantaggi.
Finalmente si è capito che la riscossa dei Paesi poveri deve sì passare anche attraverso l’attività turistica ma nella sua declinazione più responsabile, contrastando quindi la falsa illusione per cui il turismo convenzionale porta con sé sempre lavoro e ripresa economico-sociale.
Ciò che mi preoccupa è che la stessa intellighenzia mondiale che appoggia la sostenibilità turistica diciamo ufficiale, si trascina sempre con sé un pesante fardello di retorica che impedisce la realizzazione concreta degli obiettivi di cui si discute.
Durante la lavorazione della tesi ho imparato a conoscere una realtà per me nuova, ovvero il grande mondo del no profit e cioè coloro che cercano in ogni modo di rendere concreti gli obiettivi che altrimenti rimarrebbero solo sulla carta. In Nicaragua operano molte ong e con piacevole stupore ho visto che loro stanno focalizzando la propria attenzione verso questa nuova forma di sviluppo sostenibile.
Purtroppo tra turismo sostenibile e turismo convenzionale esiste una siderale differenza numerica, la speranza però risiede nel fatto che il turista post moderno è sempre più alla ricerca di un’offerta che sia la più eticamente corretta possibile e qui esce proprio il valore qualitativo aggiunto proposto dal turismo sostenibile. Le statistiche più recenti ne sono una conferma.

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3 Prefazione “Furoreggiava il famoso Polynesian Dinner Show, lo spettacolo di varietà riservato ai soli ospiti del Tropical. Quella sera, come ogni sera, il numero forte era quello del ballerino in pareo a fiori che compiva acrobatiche evoluzioni tra i tavoli del ristorante, saltando fuori e dentro un cerchio di fuoco. Lo circondavano sette belle fanciulle in topless che danzavano la hula hawaiana, dimenando i fianchi cinti da una gonnellina in rafia. “Semplicemente fantastiche!” apprezzò un turista obeso in pantaloncini corti. Si girò a fatica, per via della cervicale, verso il tavolo di Gene e Dennis a riscuotere consensi. Dennis annuì vigorosamente, con un sorriso incantato. “Stronzate per i turisti!” disapprovò Gene Walker. “Oh, non fare il guastafeste, nonno”, disse Dennis senza distogliere un attimo lo sguardo da quel mulinello di seni abbronzati. […] “Non capisco cosa c’entrino le Hawaii, saranno distanti cinquemila miglia!”. “Okay nonno, le Hawaii non c’entrano niente, ma perché dobbiamo perderci questo bendiddio?”. “Mah, forse hai ragione tu”, disse conciliante il vecchio. “Ha ragione la gioventù. Io ho passato l’età. Divertitevi più che potete. E pregate che non debba tornare la guerra.” Si alzò.” 1 In realtà i protagonisti del racconto di Canestrini si trovano a circa quattromila miglia di distanza da Honolulu, sulle isole Truk nell’arcipelago delle Caroline, tra Micronesia e Melanesia. Una tale provocazione ha lo scopo di mostrare come e quanto sia insensibile, rozza e banale una buona parte dei turisti postmoderni, forse giustificabili per il fatto che non abbiano mai frequentato un fantomatico corso di educazione all’etica turistica. In viaggio si cresce solo se lo si desidera e questo comporta l’uscire dallo stadio larvale del bambino in trasferta. Molte delle motivazioni primarie dei viaggi di piacere, del resto, risiedono nell’ego di ogni bambino. Un atteggiamento passivo, distingue, storicamente, il turista dal viaggiatore, il quale dimostrerebbe invece uno spirito attivo. Il turista si lascia condurre, nutrire, coccolare come un bambino. 2 Persino le manifestazioni pseudoculturali, come abbiamo visto a proposito delle danze folk eseguite nelle hall degli alberghi, vengono omologate apposta per il suo gusto. 1 Canestrini D., Turpi tropici: cinque storie dall’altra faccia dell’Eden, Zelig editore, Milano, 1997, pp. 162-163. 2 Massa Riccardo (a cura di), Linee di fuga. L’avventura nella formazione umana. La Nuova Italia, Firenze 1989.

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Beretta
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Geografia
  Relatore: Francesco Vallerani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 234

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