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Creazione di Valore nel Settore delle Acque Minerali: il caso San Benedetto S.P.A.

Il presente lavoro si ripropone di presentare una problematica che deve diventare necessariamente il centro di riferimento per giudicare in maniera soddisfacente la performance dell’azienda. Il concetto di “valore” sta diventando un punto cruciale per le decisioni delle politiche dell’impresa. Negli anni ’80 si sono affermati due principi estremamente importanti sia ai fini dell’impostazione teorica; sia ai fini della conduzione delle imprese. Si tratta del principio della Qualità totale e del principio della Creazione di valore; derivanti, rispettivamente, dall’area della produzione e dalla finanza. Il primo è legato a concetti quanto mai concreti: prodotto, servizio, ricerca, coinvolgimento e qualificazione del personale, partnership coi fornitori, ecc.. Il secondo è legato a concetti in gran parte astratti e complessi: valore del capitale economico, diffusione del valore creato nel mercato, considerazione dell’interesse dell’azionista, politiche di bilancio, ricerca per varie vie (interne ed esterne) di nuovo valore, ecc.. Che cosa significa “creare valore”? Creare valore significa: a) operare per elevare il profilo di redditività/rischio delle singole aree strategiche di affari (ASA) e dell’impresa nel suo complesso, realizzando così uno spread costantemente positivo tra tasso di redditività del capitale di rischio e costo del capitale di rischio ; b) mantenere l’impresa su un sentiero di crescita continuativa e, dunque, non effimera ma dalle solide basi. Significa quindi accrescere la dimensione del capitale economico, cioè in breve il valore dell’impresa intesa come investimento. Ma il maggior valore che via via si forma, in non pochi casi, per essere percepito e misurato dagli azionisti-risparmiatori deve passare anche nel valore di mercato, cioè trasferirsi sui prezzi delle azioni. Creazione e diffusione del valore sono perciò momenti complementari. La creazione di valore è un obiettivo non solo razionale, in quanto determina la priorità di concetti come la ricerca di una crescente capacità reddituale ed il controllo dei rischi; ma anche largamente condivisibile da tutti coloro che hanno interesse alla vita dell’impresa e stimolante della professionalità e della fantasia di imprenditori e managers; ed infine è misurabile. I due momenti organizzativi, in tema di creazione di valore, riguardano il controllo, cioè la misura periodica della sua grandezza; e la gestione, cioè l’applicazione operativa di un approccio sistematico alla ricerca di nuovo valore. Nel primo aspetto la creazione di valore e la periodica misurazione del fenomeno rappresentano un modo efficace per stabilire la reale performance dell’impresa, dato che il reddito contabile, espresso dai bilanci, enuncia in modo incompleto tale performance. Esso, infatti, non tiene conto di fenomeni rilevanti, quali la variazione dello stock dei beni immateriali (cioè dell’accrescimento o del depauperamento delle capacità di reddito), gli utili o le perdite illusorie indotte dall’inflazione; può essere influenzato da componenti straordinarie ed occasionali; ed a volte subire il forte peso della struttura finanziaria dell’impresa. La variazione del capitale economico, in aggiunta al dividendo, diventa la vera misura dei risultati conseguiti. Nell’aspetto della gestione, è importante la ricerca sistematica e continua di tutte le opportunità per accrescere il valore dell’impresa. Tali opportunità sono da vedere in tutte le scelte rilevanti attinenti alla gestione operativa. Il Value-Based planning è uno strumento pratico, diffuso soprattutto nella teoria e pratica americana, di alta efficacia. Esso è essenziale per stabilire le “aree d’affari” che generano o distruggono valore; le prime sono le naturali destinatarie delle risorse disponibili; per le seconde si pongono problemi di contenimento dello sviluppo, o di riduzione del volume di attività, o addirittura di cessione o liquidazione. Nessun ramo di attività, per quanto radicato nella storia dell’impresa, è mai al riparo da un giudizio negativo, che se del caso (cioè se “distrugge” valore) può essere eliminato. Questo modo di procedere non consente cadute di impegno da parte dei responsabili: tanto più se i managers sono giudicati, ed in parte remunerati, in base ai risultati raggiunti in termini di valore “creato”. La pressione sul management a creare valore per gli azionisti viene dalle attese di valorizzazione del risparmio che, attraverso gli investitori istituzionali (come fondi pensione, fondi comuni d’investimento, compagnie di assicurazione) ed il mercato finanziario, si dirige sempre più verso l’impiego in titoli azionari.

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Introduzione Il presente lavoro si ripropone di presentare una problematica che deve diventare necessariamente il centro di riferimento per giudicare in maniera soddisfacente la performance dell’azienda. Il concetto di “valore” sta diventando un punto cruciale per le decisioni delle politiche dell’impresa. Negli anni ’80 si sono affermati due principi estremamente importanti sia ai fini dell’impostazione teorica; sia ai fini della conduzione delle imprese. Si tratta del principio della Qualità totale e del principio della Creazione di valore; derivanti, rispettivamente, dall’area della produzione e dalla finanza. Il primo è legato a concetti quanto mai concreti: prodotto, servizio, ricerca, coinvolgimento e qualificazione del personale, partnership coi fornitori, ecc.. Il secondo è legato a concetti in gran parte astratti e complessi: valore del capitale economico, diffusione del valore creato nel mercato, considerazione dell’interesse dell’azionista, politiche di bilancio, ricerca per varie vie (interne ed esterne) di nuovo valore, ecc.. Che cosa significa “creare valore”? Creare valore significa: a) operare per elevare il profilo di redditività/rischio delle singole aree strategiche di affari (ASA) e dell’impresa nel suo complesso, realizzando così uno spread costantemente positivo tra tasso di redditività del capitale di rischio e costo del

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Informazioni tesi

  Autore: Luca Aversano
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Cassino
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Carmelo Intrisano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 227

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