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Ipotesi speciali di confisca con particolare riguardo a quelle in tema di criminalità organizzata

Negli ultimi anni, in presenza dell’assoluta necessità di disarticolare il crimine organizzato, l’istituto della confisca è stato oggetto di un rinnovato interesse sia in ambito nazionale che in quello internazionale.
Tale istituto infatti permetterebbe di colpire il “cuore” della criminalità organizzata - i proventi illeciti – “scopo” dei reati ma al contempo “mezzo” di sostentamento ed espansione dell’attività criminosa stessa .
Ciò ha portato il legislatore (italiano ed internazionale) a prevedere molteplici ipotesi di confisca “speciale” (cd. “modello moderno”) che si “affiancano” alla confisca “ordinaria” (cd. “modello classico”) prevista appunto dal nostro codice penale, ritenuta assolutamente inadeguata di fronte alla necessità di fronteggiare e reprimere il crimine organizzato.
Già negli anni ’50 in Europa fu proprio il nostro legislatore a riconoscere per primo l’attualità della confisca nell’ambito della lotta contro la criminalità organizzata, riconoscimento fondato sulla necessità di ricorrere a “un sistema di intervento parallelo e più duttile, da utilizzare come scorciatoia per sfuggire alle strettoie probatorie del processo penale” .
E se questo da un lato ha appunto permesso di modellare gli interventi legislativi per il raggiungimento del fine suddetto – dalla disciplina della confisca nelle leggi antimafia alla disciplina della confisca in materia di stupefacenti, contrabbando, riciclaggio, corruzione - dall’altro ha prestato il fianco a questioni considerevoli quali l’inquadramento della confisca, rectius, l’individuazione della sua natura giuridica (problema dato dal fatto che la confisca assumerebbe differenti funzioni – repressiva, preventiva, sanzionatoria - in relazione ai diversi ambiti di applicazione), le potenziali incompatibilità di essa con le disposizioni costituzionali, le difficoltà di coordinamento fra le varie figure speciali dell’istituto e sull’eventuale necessità di misure alternative ad essa.
La trattazione che seguirà si propone dunque di tracciare le linee essenziali dell’istituto, la sua evoluzione, parallela all’evolversi del fenomeno del crimine organizzato, e le prospettive di riforma, sia in ambito internazionale, che in ambito nazionale (facendo riferimento in relazione a quest’ultimo punto ai progetti di riforma della confisca codicistica, nell’ambito della più ampia riforma del codice penale, fino al progetto di riforma oggi in atto da parte della Commissione Nordio).

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1 Introduzione – il rinnovato interesse per la confisca. Negli ultimi anni, in presenza dell’assoluta necessità di disarticolare il crimine organizzato, l’istituto della confisca è stato oggetto di un rinnovato interesse sia in ambito nazionale che in quello internazionale. Tale istituto infatti permetterebbe di colpire il “cuore” della criminalità organizzata - i proventi illeciti – “scopo” dei reati ma al contempo “mezzo” di sostentamento ed espansione dell’attività criminosa stessa 1 . Ciò ha portato il legislatore (italiano ed internazionale) a prevedere molteplici ipotesi di confisca “speciale” (cd. 1 La criminalità col tempo si è evoluta, passando da classici comportamenti violenti, quale ad esempio l’uso della forza intimidatrice – connotato tipicizzato dal nostro legislatore (art. 416 bis c.p.) - a comportamenti di abuso sempre meno evidenti, in seguito alla penetrazione della criminalità organizzata in ambito economico, mediante il riciclaggio di capitali illeciti conseguiti mediante reati tra cui sequestri di persona a scopo di estorsione e usura in seguito reinvestiti in altre “più redditizie” attività illecite tra le quali traffico di stupefacenti e tratta di persone, per essere infine immessi nel circuito legale.

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Maria Liconti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Loreto D'ambrosio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 255

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