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Dall'arretratezza economica allo sviluppo: l'Abruzzo dal 1970 al 2001

In questo lavoro si è analizzato il processo di crescita cha ha investito la regione Abruzzo a partire dagli anni ’70 ad oggi. L’analisi è stata svolta prendendo in considerazione le componenti principali attraverso le quali si è snodato il processo di crescita. Innanzitutto si è studiato il ruolo delle istituzioni nella programmazione economica e territoriale. In secondo luogo si è considerata la componente demografica e la sua evoluzione dall’iniziale processo di emigrazione, al rientro, all’urbanizzazione e pendolarismo fino all’attuale fenomeno dell’immigrazione. A seguito di ciò si è passati a svolgere un’analisi economica partendo dal Pil e dai valori aggiunti dei settori produttivi esaminati attraverso i dati Istat e osservando l’andamento degli aggregati macroeconomici che ne è conseguito..Infine il quadro è stato completato da un’analisi socio economica mettendo in risalto alcuni indicatori particolarmente significativi quali l’istruzione, la infrastrutture, le condizioni abitative, il mercato del lavoro e i mutamenti nella struttura dei consumi.
I risultati hanno mostrato una crescita globale e rapida che ha portato a un distacco dal resto delle regioni del Mezzogiorno e alla diminuzione del divario con le regioni del Nord, aprendo la strada ad uno sviluppo autopropulsivo e indipendente, non rintracciabile in alcuna tipologia modellistica ma con caratteristiche peculiari ravvisabili esclusivamente nella regione.

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-Premessa- 1 Premessa a questione meridionale occupa da oltre trent’anni una posizione di primo piano nel dibattito sulle vicende economiche del paese. La discussione sulle caratteristiche del nostro sistema industriale , sulla sua fisionomia geografica ed evoluzione nel tempo, ha tradizionalmente messo in luce due aspetti di tale sistema, e cioè il dualismo della struttura produttiva e lo squilibrio tra le diverse aree, cioè tra il Nord industrializzato ed il Mezzogiorno molto depresso. Secondo A. Graziani, “fino al ’50 il dualismo si presentava esclusivamente in termini di alternativa tra agricoltura e industria e questo anche a livello territoriale: a Nord l’industria, al Sud l’agricoltura.Gli eventi economici degli ultimi trent’anni e la stessa politica d’intervento straordinario, hanno profondamente trasformato la struttura economica italiana, anche dal punto di vista della sua articolazione territoriale”. 1 “Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi la crescita dell’economia meridionale è stata straordinaria: il reddito individuale è aumentato di oltre quattro volte.Tuttavia il divario con il Centro Nord è rimasto press’a poco invariato. Vanno tuttavia distinti tre gruppi di regioni, in ordine decrescente quanto al grado di sviluppo: per gli Abruzzi e il Molise per cui il divario era sceso dal 38 al 28 è poi risalito al 32,; per la Puglia, la Basilicata e la Sardegna era sceso da 42 a 38 ed è poi risalito a 42; mentre per la Campania, la Sicilia e la Calabria il divario è passato da 48 a 44, salendo poi da 44 a 49, nonostante le più favorevoli condizioni geografiche di queste ultime regioni allo sviluppo(…). D’altra parte, gli Abruzzi e il Molise e, in minor misura, la Puglia hanno avuto benefici dall’ ”effetto di contiguità” , ossia dai vantaggi economici originati dalla vicinanza di aree del centro, specialmente le Marche, che si andavano sviluppando a saggi 1 A. Graziani(a cura di) , L’economia italiana : 1945 –1970, Il Mulino, Bologna, pp.53-68. L

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Informazioni tesi

  Autore: Antonella Perfetti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Politica
  Relatore: Marco Cattini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 312

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