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Il principio di giusto compenso nel lavoro a progetto

La legge di riforma del mercato del lavoro, approvata con il d.lgs. n. 276 del 2003 (così come modificato dal d.lgs. n. 251/2004) in attuazione delle legge delega n. 30 del 2003, affronta, tra l’altro, il delicato tema dei rapporti di lavoro parasubordinato, da tempo in discussione in ambito dottrinale ed oggetto di una sfortunata serie di iniziative legislative.
La volontà del legislatore è ben nota: si tratta di ricondurre con più sicurezza tali rapporti nell’alveo del lavoro autonomo genuino, evitando le frequenti prassi elusive consistenti nel qualificare come collaborazioni coordinate e continuative fattispecie che presentano, invece, i tratti tipologici del lavoro subordinato.
Di conseguenza, quasi immaginando un processo di riequilibrio osmotico tra i due macro-sistemi del lavoro subordinato e del lavoro autonomo, alle forti dosi di flessibilità introdotte dal legislatore nell’ambito del primo (attraverso la previsione di nuove forme contrattuali flessibili e l'accentuazione della flessibilità già esistente) deve corrispondere una sorta di svuotamento nel secondo.
In particolare la regolamentazione del lavoro a progetto costituisce probabilmente il punto di maggiore innovazione nell’impianto del decreto attuativo della riforma Biagi.
Tuttavia la legge delega sul mercato del lavoro ed il conseguente d. lgs. 276, nell'attuare la proposta Biagi, finiscono per tradirne l'impostazione, delineando un ulteriore tipo contrattuale, appunto quello del lavoro a progetto.
Pertanto la scelta operata dal legislatore in subiecta materia sembra indirizzarsi più sulla qualificazione del rapporto di lavoro a progetto e sull'individuazione di 'dissuasori ' normativi, quali, in particolare, il meccanismo sanzionatorio individuato nell’ art. 69, d. lgs.276/2003, che non invece sulla definizione di specifiche tutele per il lavoratore parasubordinato, con la conseguenza che ad oggi la disciplina del rapporto di lavoro a progetto si mostra assai limitata, largamente derogabile dalle parti, le quali possono, di conseguenza, modificare o integrare il contenuto negoziale del rapporto rispetto alle disposizioni di legge.
L'aspetto su cui si concentrerà questa trattazione, e sul quale il legislatore è intervenuto in modo innovativo, riguarda la determinazione del compenso corrisposto ai lavoratori a progetto ai sensi dell’art. 63 d.lgs. n. 276 e i primi problemi applicativi conseguenti alle più volte denunciate inefficienze sistematiche e funzionali di questo nuovo paradigma contrattuale: in particolare verrà affrontata la questione se, a seguito dell'introduzione del succitato art. 63, sia stato esteso in toto anche ai lavoratori a progetto il principio di giusta retribuzione ex art. 36 Cost., oppure solo con riferimento al parametro della proporzionalità.
In questo secondo caso andranno affrontati i limiti pratici che si verrebbero ad incontrare con una siffatta operazione ermeneutica; limiti, i quali sono accentuati sia dallo scarso ed insufficiente dato normativo di riferimento e sia dalla prima prassi applicativa che, allo stato, sembra quasi svalutare il connotato oggettivo della proporzionalità esaurendolo unicamente sul piano del valore corrente (i.e. di mercato) della particolare prestazione lavorativa dedotta nel contratto.
In ultimo si vedrà come la dottrina-onde evitare possibili declaratorie di nullità dei contratti di lavoro a progetto che in questa prima fase potrebbero essere pronunciate- ritenga ipotizzabile, in questo settore, un'applicazione analogica delle norme codicistiche in materia di lavoro autonomo, tanto nell'ipotesi in cui manchi la determinazione del compenso al collaboratore, quanto in quella in cui il compenso, pur pattuito, non rispetti i criteri di proporzionalità e di riferimento ex art. 63.
Tutte queste tematiche verranno affrontate non senza aver preliminarmente illustrato il substrato di diritto positivo che costituisce la base normativa di riferimento della nuova fattispecie del lavoro a progetto, nonché dopo aver esaminato per sommi capi le principali novità introdotte dalla recente riforma del mercato del lavoro.

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I INTRODUZIONE La legge di riforma del mercato del lavoro, approvata con il d.lgs. n. 276 del 2003 in attuazione delle legge delega n. 30 del 2003, affronta, tra l’altro, il delicato tema dei rapporti di lavoro parasubordinato, da tempo in discussione in ambito dottrinale ed oggetto di una sfortunata serie di inizia- tive legislative. La volontà del legislatore è ben nota: si tratta di ricondurre con più sicu- rezza tali rapporti nell’alveo del lavoro autonomo genuino, evitando le frequenti prassi elusive consistenti nel qualificare come collaborazioni coordinate e continuative fattispecie che presentano, invece, i tratti ti- pologici del lavoro subordinato. Di conseguenza, quasi immaginando un processo di riequilibrio osmo- tico tra i due macro-sistemi del lavoro subordinato e del lavoro autonomo, alle forti dosi di flessibilità introdotte dal legislatore nell’ambito del primo (attraverso la previsione di nuove forme contrattuali flessibili e l'accentua-

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Informazioni tesi

  Autore: Mario Azzella
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali
Anno: 2005
Docente/Relatore: Gaetano Veneto
Istituito da: Università degli Studi di Bari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 103

FAQ

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Parole chiave

art. 36
biagi
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compenso
d.lgs.251
d.lgs.276
flessibilità
lavoro
legge30
parasubordinazione
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