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Efficacia Collettiva Percepita e Percezioni di Contesto Organizzativo in un'Associazione No Profit: uno studio empirico

L’epoca che stiamo vivendo è caratterizzata da una forte mobilità e flessibilità (Borgogni, 2001; Kaneklin, 2001) e per sopravvivere le organizzazioni necessitano di comportamenti e scelte che sappiano indirizzarle ad agire (Borgogni, 2001) nel breve-medio termine. L’elemento che si trova al centro di tale fenomeno sociale, ma anche organizzativo, è la persona: su di essa si basa il successo delle organizzazioni e la capacità di esse di affrontare i nuovi contesti. All’interno delle organizzazioni la risorsa umana è un elemento strategico senza la cui collaborazione, coinvolgimento e condivisione degli obiettivi, non si potrebbero affrontare le sfide ed i rinnovamenti continuamente in atto nel mondo economico. L’organizzazione, dunque, deve perseguire lo sviluppo ed il miglioramento qualitativo delle risorse umane per la sua piena realizzazione ed il raggiungimento dei fini ultimi che le appartengono, la sua mission (Majer, Marcato, D’Amato, 2002).
La persona agisce in un contesto; il più delle volte si trova immersa in una rete di relazioni, rapporti, influenze che rendono più semplice o più difficoltoso il raggiungimento del successo organizzativo. Sono dunque le persone a garantire alle organizzazioni la vitalità e quindi il profitto o il fine sociale; ma quali comportamenti garantiscono il successo, lo sviluppo, l’evoluzione dell’organizzazione in cui si lavora?
Borgogni ha sostenuto che “le organizzazioni necessitano di modelli e strumenti che consentano di leggere in maniera integrata le numerose variabili implicate, affinché si possano cogliere gli elementi essenziali e orientare eventuali azioni migliorative” (L. Borgogni, 2001, p. 20) ed è proprio a partire dalle necessità appena espresse che ho maturato l’obiettivo di questo lavoro: studiare due variabili, l’efficacia collettiva percepita e le percezioni di contesto organizzativo, ancora poco esplorate dalla letteratura scientifica, contestualizzando la mia ricerca all’interno di una realtà no profit, come contributo allo studio delle variabili connesse all’efficacia di organizzazioni appartenenti a tale settore ed al miglioramento dell’organizzazione coinvolta.
[...] Dal punto di vista teorico mi è sembrato pertinente in questo lavoro fare riferimento alla Teoria Sociale Cognitiva elaborata da Albert Bandura. Caprara in riferimento a lui afferma che “l’attenzione alla gente gli ha sempre fatto considerare la psicologia come qualcosa che deve portare benefici reali e duraturi a uomini e donne nella vita quotidiana” (G.V. Caprara, 1997, p. 10) ed inoltre che

“le teorie dovevano essere spiegazioni coerenti e sufficientemente ampie da rendere conto della complessità del comportamento umano; e dovevano trovare riscontro in trattamenti che costituissero un aiuto effettivo a tutti (o almeno al maggior numero possibile di) coloro che mostrano di averne bisogno. Le teorie, soprattutto, non dovevano essere “di comodo”, … lasciando conseguentemente intatto il panorama delle umane sofferenze e contraddizioni” (cors.agg.) (G.V. Caprara, 1997, p. 10).

“La vita e l’opera di Albert Bandura… [in particolare] il suo obbiettivo costante di fare qualcosa perché la gente viva una vita degna e piena” (G.V. Caprara, 1997, p. 11) hanno colpito la mia sensibilità, ma ciò che ancor più mi ha spinto a considerare la sua teoria come prospettiva nella quale iscrivere il presente lavoro è stata una sua affermazione nella quale dichiarava che “il valore di una teoria si giudica in base all’efficacia dei metodi per modificare la realtà che da essa derivano” (A. Bandura, 2000, p. 32) ed effettivamente la sua teoria ha avuto un grande impatto testimoniato, oltre che dai riconoscimenti che gli sono stati conferiti, dall’impiego che essa ha avuto in diversi ambiti della vita quotidiana (negli affetti, nel lavoro, nella scuola, nella vita sociale, nello sport, nella salute) ricevendo conferme dalla ricerca sperimentale. [...]

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4 INTRODUZIONE L’epoca che stiamo vivendo è caratterizzata da una forte mobilità e flessibilità (Borgogni, 2001; Kaneklin, 2001) e per sopravvivere le organizzazioni necessitano di comportamenti e scelte che sappiano indirizzarle ad agire (Borgogni, 2001) nel breve-medio termine. L’elemento che si trova al centro di tale fenomeno sociale, ma anche organizzativo, è la persona: su di essa si basa il successo delle organizzazioni e la capacità di esse di affrontare i nuovi contesti. All’interno delle organizzazioni la risorsa umana è un elemento strategico senza la cui collaborazione, coinvolgimento e condivisione degli obiettivi, non si potrebbero affrontare le sfide ed i rinnovamenti continuamente in atto nel mondo economico. L’organizzazione, dunque, deve perseguire lo sviluppo ed il miglioramento qualitativo delle risorse umane per la sua piena realizzazione ed il raggiungimento dei fini ultimi che le appartengono, la sua mission (Majer, Marcato, D’Amato, 2002). La persona agisce in un contesto; il più delle volte si trova immersa in una rete di relazioni, rapporti, influenze che rendono più semplice o più difficoltoso il raggiungimento del successo organizzativo. Sono dunque le persone a garantire alle organizzazioni la vitalità e quindi il profitto o il fine sociale; ma quali comportamenti garantiscono il successo, lo sviluppo, l’evoluzione dell’organizzazione in cui si lavora? Borgogni ha sostenuto che “le organizzazioni necessitano di modelli e strumenti che consentano di leggere in maniera integrata le numerose variabili implicate, affinché si possano cogliere gli elementi essenziali e orientare eventuali azioni migliorative” (L. Borgogni, 2001, p. 20) ed è proprio a partire dalle necessità appena espresse che ho maturato l’obiettivo di questo lavoro: studiare due variabili, l’efficacia collettiva percepita e le percezioni di contesto organizzativo, ancora poco esplorate dalla letteratura scientifica, contestualizzando la mia ricerca all’interno di una realtà no profit, come contributo allo studio delle variabili connesse all’efficacia di

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Monti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
  Relatore: Laura Borgogni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 97

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