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La città di Tokyo in bilico tra tradizione e innovazione

Nella capitale del Giappone convivono due anime: quella di Edo e quella di Tōkyō. La città infatti non si è sempre chiamata allo stesso modo: prima del 1868 si chiamava Edo, parola che significa “porta del fiume”, dal nome di un villaggio situato un tempo dove il Sumida, un piccolo corso d’acqua, sbocca nel mare. Tōkyō invece è il nome dato ad Edo dopo che essa fu nominata capitale del Giappone (1868) e, in effetti, il toponimo significa “capitale d’oriente”.
Il mio lavoro è strutturato nella sua componente principale in tre capitoli.
Nel primo ho deciso di introdurre, per linee generali, la presenza della città di Tōkyō nella storia del Giappone. Ho ritenuto, infatti, importante per un’analisi adeguata della città, trattare dapprima la storia del Paese soffermandomi, soprattutto, sulla sua trasformazione attraverso i secoli e sulla importanza crescente nel quadro delle potenze mondiali.
Nel secondo capitolo ho deciso di trattare la città nella sua interezza:ne ho analizzato la morfologia urbana attraverso la sua topografia e ho messo in rilievo l’importanza dei trasporti.
Nel terzo capitolo ho deciso di affrontare i contrasti che caratterizzano la metropoli; infatti nel suo paesaggio urbano si riscontrano tecnologie all’avanguardia e richiami al passato, evidenziate da grattacieli ultramoderni affiancati a templi scintoisti che richiamano la tradizione. In questo capitolo ho poi messo in rilievo la figura della donna in cui convive un’aspirazione all’emancipazione, eliminando in parte la sua funzione di geisha ai servizi del marito. Nei giovani si nota una forte tendenza all’“occidentalizzazione” in rapporto ad un profondo rispetto per i valori culturali tradizionali.

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2 Introduzione Nella capitale del Giappone convivono due anime: quella di Edo e quella di Tōkyō. La città infatti non si è sempre chiamata allo stesso modo: prima del 1868 si chiamava Edo, parola che significa “porta del fiume”, dal nome di un villaggio situato un tempo dove il Sumida (墨田), un piccolo corso d’acqua, sbocca nel mare. Tōkyō invece è il nome dato ad Edo dopo che essa fu nominata capitale del Giappone (1868) e, in effetti, il toponimo significa “capitale d’oriente”. Della vecchia Edo resta poco; tuttavia nelle descrizioni dei più antichi visitatori occidentali sono presenti molteplici elogi alle sue meraviglie: dalla bellezza della reggia dai tetti coperti da tegole dorate, all’ampiezza delle strade, molto più larghe, lunghe e diritte di quelle dei paesi europei e pulite al punto da sembrare che nessuno le percorresse. Le stesse descrizioni parlano della maestosità dei templi e dei mausolei, della grazia dei parchi e dei giardini, della leggiadria dei lunghi ponti in legno, sotto i quali scorrevano fiumi dalle acque limpide. Edo rivaleggiava, con una popolazione di oltre un milione di abitanti, con le maggiori metropoli dell’Occidente e le superava in estensione dato che i vari quartieri in cui la città si componeva, erano separati tra di loro da vaste zone di verde e da colline boscose. Con la nomina a capitale Edo vide il suo nome mutare in Tōkyō; questo cambiamento segnò anche una rottura con il passato che, con il tempo, divenne sempre più netto. I templi più belli furono distrutti da incendi, vennero ridotti il numero e l’estensione dei parchi per lasciare spazio alla costruzione di edifici, fabbriche e cantieri. La nuova Tōkyō perse uno ad uno i pittoreschi ponti di legno che vennero sostituiti da altri in ferro e mattoni, e vide la acque del suo maggiore fiume diventare sempre più torbide e limacciose. A completare l’opera intervennero anche terremoti, incendi e i bombardamenti del secolo scorso, che fecero scomparire la maggior parte della vestigia dell’antica Edo. Nonostante ciò nell’urbanistica della città, nel modo di vivere dei suoi abitanti e nelle usanze che si tramandano di generazione in generazione, permangono degli elementi dell’antica Edo. Infatti, passeggiando per il parco Hamarikyu (浜離宮, vedi figura 1), tra i boschi che nel XVII secolo abbracciavano il

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Informazioni tesi

  Autore: Erika Clarà
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Facoltà di Lettere e Filosofia e Scienze Politiche
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Dino Gavinelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 65

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