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Diritto di resistenza e obiezione di coscienza

Questa tesi analizza e approfondisce il tema del diritto di resistenza e dell'obiezione di coscienza.

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5 INTRODUZIONE "Obedire oportet Deo, magis quam hominibus". (At 5,29) "Reddite ergo quae sunt Caesaris, Caesari, et quae sunt Dei, Deo". (Mt 22,21) Le radici di questo lavoro affondano in letture, compiute più di dieci anni orsono, allorquando cercai di spiegare, in primo luogo a me stesso, le ragioni dell'obiezione di coscienza al servizio militare, fenomeno di cui per la prima volta sentii parlare nell'ambito dell'associazionismo cattolico. La tesi che cercherò di sviluppare e dimostrare è la seguente: il diritto di resistenza e la sua modalità più diffusa, ovvero l'obiezione di coscienza, non sono fattori di disgregazione, bensì di conservazione dell'ordinamento giuridico. In questo lavoro verranno in primo luogo definiti i concetti di obiezione di coscienza e diritto di resistenza, mettendo in luce la configurabilità della prima come espressione del secondo. Dopo un breve excursus storico, privo di alcuna pretesa di completezza, ma necessario per individuare le radici ed il significato di quanto veniamo dicendo, studieremo le norme che, nel vigente ordinamento giuridico, sono riconducibili al diritto di resistenza e all'obiezione di coscienza. Successivamente lo studio riguarderà l'eventuale fondamento costituzionale del fenomeno in esame, (in relazione soprattutto al principio della sovranità popolare) con riferimento agli atti dell'Assemblea Costituente e alla giurisprudenza. L'analisi si rivolgerà poi alle opinioni che sostengono o negano l'inammissibilità, l'inorganizzabilità, la pericolosità e la superfluità del diritto di resistenza. Nel prosieguo del lavoro, usando le parole di Cerri 1 , affermeremo che "i principi supremi del sistema, la cui violazione giustifica la resistenza, sono poi in definitiva quelli contenuti nei primi tre articoli della Costituzione: il principio di una democrazia fondata sul lavoro, i diritti inviolabili dell'uomo, l'eguaglianza formale, nel suo nucleo forte, intesa come divieto di distinzione ratione subiecti, e quella sostanziale. Quei principi cioè che sono all'origine della Resistenza e costituiscono ancora sorgente viva di legittimazione e di radicata fedeltà. La violazione di questi principi deve essere tale, ovviamente, da non trovar rimedio nei normali strumenti di tutela giurisdizionale e nei normali controlli; o, quanto meno, la resistenza può essere esercitata solo nell'ipotesi di palese inadeguatezza di questi". Enucleati i limiti e le caratteristiche del diritto di resistenza e dell'obiezione di coscienza in contrapposizione alla rivoluzione, si trarranno le conclusioni evidenziando che tali fenomeni costituiscono elementi di maturazione giuridica e sociale e non di disgregazione, in quanto stimolano la progressiva evoluzione dell'ordinamento, in senso sempre più democratico, esercitando una funzione propedeutica all'obbedienza consenziente. Concludiamo questa introduzione avvertendo che, al fine di evitare inutili ripetizioni e appesantimenti della lettura, indicheremo solo nella bibliografia, e non nelle note, il luogo e la data di pubblicazione delle opere citate. Desidero ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutato in questo lavoro, in particolare il prof. Francesco Gentile ed Elvio Ancona (Istituto di Filosofia del Diritto, Padova), Paolo De Stefani (Centro Studi e 1 A. CERRI, Resistenza, p. 7.

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Stevanin
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Francesco Gentile
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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