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Musica elettronica popolare: verso una ridefinizione dei linguaggi musicali di massa

L’oggetto di studio di questo lavoro sarà la musica elettronica d’ambito “popular” intesa come conseguenza estrema di un processo di graduale acculturazione delle tecnologie della registrazione. Per musica elettronica s’intende pertanto una musica la cui natura è direttamente legata alle tecnologie elettroniche di produzione e diffusione del suono. L’aggettivo popular indica la contiguità a un contesto di musiche riferibili al quadro di studi sulla popular music (o musica di consumo).
Se negli anni settanta, attraverso la diffusione commerciale dei sintetizzatori, alcune delle possibilità della musica elettronica fuoriescono dalle “nicchie avanguardiste” per essere integrate dalle band rock o da musicisti in cerca di nuove sonorità, negli anni ottanta e novanta la tecnologia digitale permetterà l’accesso alle grandi masse non solo di strumenti sempre più innovativi e di facile utilizzazione ma anche e soprattutto, grazie all’irruzione del personal computer, alle possibilità dello studio di registrazione. Il lavoro svolto in studio (che sia lo studio analogico vero e proprio o la sua riproduzione virtuale al pc) non si limita ad ottenere una riproduzione di una musica data ma diventa, attraverso la rielaborazione del materiale, un lavoro di composizione, o meglio, di “produzione elettronica di musica”. Di fatto, la digitalizzazione massiccia dei metodi di produzione musicale moltiplica e popolarizza l’uso di procedimenti sofisticati già esistenti negli studi di fonologia analogici degli anni cinquanta e sessanta. Le pratiche compositive adottate da buona parte di coloro alle prese col proprio computer si fondano oggi sugli stessi principi metodologici da una parte della musica concreta, vale a dire l’appropriazione di suoni e rumori pre-esistenti (indifferentemente dalla loro origine), la loro ripetizione, giustapposizione, sovrapposizione e dall’altra della musica elettronica propriamente detta, ossia la produzione di suoni e/o rumori attraverso la sintesi. Il fatto singolare è che la padronanza delle suddette pratiche non implica necessariamente una formazione musicale di tipo “classico”; in sostanza le tecnologie (in ultimo i moderni software musicali) permetteranno di comporre partendo direttamente dal suono indipendentemente dalla sua origine (naturale o sintetica). Secondo tale logica lo stesso “rumore” si presenta come una possibilità sonora tra le tante. L’atto compositivo si caratterizza allora per la simultaneità tra idea astratta e realizzazione avvicinandosi concettualmente alle pratiche di improvvisazione; ciò avviene attraverso l’ausilio di tecnologie come il sequencer nel quale un’interfaccia intuitiva sottoforma di griglia assume la funzione di partitura, una partitura interattiva, aperta a un'evoluzione continua. La naturalizzazione presso le giovani generazioni di questo approccio alla composizione ha dato così vita a svariati filoni e sottofiloni musicali caratterizzati da un generale abbandono dei parametri strutturanti storici della musica occidentale (come il dualismo melodia/armonia) e a al parallelo sviluppo di una nuova sensibilità timbrica.

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3 INTRODUZIONE L’oggetto di studio di questo lavoro sarà la musica elettronica d’ambito “popular” intesa come conseguenza estrema di un processo di graduale acculturazione delle tecnologie della registrazione. Per musica elettronica s’intende pertanto una musica la cui natura è direttamente legata alle tecnologie elettroniche di produzione e diffusione del suono. L’aggettivo popular indica la contiguità a un contesto di musiche riferibili al quadro di studi sulla popular music (o musica di consumo). Se negli anni settanta, attraverso la diffusione commerciale dei sintetizzatori, alcune delle possibilità della musica elettronica fuoriescono dalle “nicchie avanguardiste” per essere integrate dalle band rock o da musicisti in cerca di nuove sonorità, negli anni ottanta e novanta la tecnologia digitale permetterà l’accesso alle grandi masse non solo di strumenti sempre più innovativi e di facile utilizzazione ma anche e soprattutto, grazie all’irruzione del personal computer, alle possibilità dello studio di registrazione. Il lavoro svolto in studio (che sia lo studio analogico vero e proprio o la sua riproduzione virtuale al pc) non si limita ad ottenere una riproduzione di una musica data ma diventa, attraverso la rielaborazione del materiale, un lavoro di composizione, o meglio, di “produzione elettronica di musica”. Di fatto, la digitalizzazione massiccia dei metodi di produzione musicale moltiplica e popolarizza l’uso di procedimenti sofisticati già esistenti negli studi di fonologia analogici degli anni cinquanta e sessanta. Le pratiche compositive adottate da buona parte di coloro alle prese col proprio computer si fondano oggi sugli stessi principi metodologici da una parte della musica concreta, vale a dire l’appropriazione di suoni e rumori pre-esistenti (indifferentemente dalla loro origine), la loro ripetizione, giustapposizione, sovrapposizione e dall’altra della musica elettronica propriamente detta, ossia la produzione di suoni e/o rumori attraverso la sintesi. Il fatto singolare è che la padronanza delle suddette pratiche non implica necessariamente una formazione musicale di tipo “classico”; in sostanza le tecnologie (in ultimo i moderni software musicali) permetteranno di comporre partendo direttamente dal suono indipendentemente dalla sua origine (naturale o sintetica). Secondo tale logica lo stesso “rumore” si presenta come una possibilità sonora tra le tante. L’atto compositivo si caratterizza allora per la simultaneità tra idea astratta e realizzazione avvicinandosi concettualmente alle pratiche di improvvisazione; ciò avviene attraverso l’ausilio di tecnologie come il sequencer nel quale un’interfaccia intuitiva sottoforma di griglia assume la funzione di partitura, una partitura interattiva, aperta a un'evoluzione continua. La naturalizzazione presso le giovani generazioni di questo approccio

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Informazioni tesi

  Autore: Riccardo Parenti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo
  Relatore: Paolo Gozza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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