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La comunicazione in ambito di alta complessità linguistica


I significati comuni delle parole e, quindi, dei concetti sono uno tra i rinforzi più potenti delle relazioni tra gli elementi interni dei gruppi, grandi o piccoli che siano. Il grado di facilità di accesso a tali significati indica la volontà, più o meno cosciente, di porre o meno barriere all’ingresso di nuovi elementi.
Un gruppo che decide di non aprirsi all’esterno adotta una strategia autoreferenziale, isolazionista e punta sulla conservazione del suo assetto interno. Il vantaggio è il controllo interno forte che presidia l’identità; il rischio è quello di fare realtà a se stante, tendendo a diventare espressione solo di se stessi e non della società di appartenenza.
Un gruppo che decide di aprirsi all’esterno adotta una strategia che fa riferimento a un’ottica sistemica, anti - isolazionista e si dispone a modificare e adattare se stesso ai cambiamenti del contesto allargato in cui è inserito. Il vantaggio è quello di poter essere espressione della società reale, di rimanere legato a essa; il rischio è quello di perdere la propria identità iniziale.
Dal gergo, che caratterizza un gruppo molto ristretto o molto definito, al cosiddetto “globish” o “inglese da aeroporto”, che si presta a rappresentare il concetto di villaggio globale, la lingua gioca un ruolo chiave all’interno dei gruppi sociali, ne determina o ne indica la natura, le strategie adottate, le intenzioni e, in generale, i valori.
Questa tesi si concentra sull’analisi di un gruppo specifico e molto ristretto: gli attori operanti all’interno di una comunità terapeutica per il recupero dei tossicodipendenti ubicata in Svizzera nel Canton Ticino. Più precisamente si prefigge di individuare alcuni tra i molteplici comportamenti linguistici dei parlanti della CR nella loro quotidiana attività di comunicazione, di analizzarne la razionalità sottostante, di constatarne o meno l’efficacia; in generale, e senza alcuna pretesa di esaustività o di completezza, di individuare corrispondenze con il contesto esterno.
In ogni ambito ove si agisca in termini di relazione professionale di aiuto, in una CT la negoziazione dei significati e la trasmissione e ricezione dei concetti sono il principio attivo attraverso il quale si veicola l’aiuto stesso. Ciò premesso, è possibile affermare che la comunicazione verbale ricopre un ruolo chiave. Il fenomeno attraverso il quale tale comunicazione si rivela è la lingua che, obbedendo al principio di funzionalità comunicativa, pone il parlante nella condizione di dover scegliere strategie linguistiche di varia natura. In altre parole, in modo più evidente che in altri contesti comunicativi, in una CT gli educatori si trovano spesso a dover selezionare strategie linguistiche efficaci. Pena l’impossibilità di veicolare l’aiuto che costituisce il loro mandato professionale.
Il contesto sociale in cui è calata la CT è caratterizzato da un’evidenza forte: la frontiera, che costituisce “[…] un dato centrale che attraversa, condiziona e unisce gran parte degli eventi e delle vicende storiche […]” di quella che viene definita “…un’entità culturale - linguistica denominata Svizzera Italiana…”
Frontiera non solo geografica ma anche politica, culturale, religiosa e linguistica.
E la frontiera è il luogo dove in modo più evidente che altrove convivono e si rivelano le dicotomie e le contraddizioni del mondo in cui viviamo; dove quel che finisce, spesso, si ripresenta con aspetto diverso, ma con anima simile; dove è ancora possibile stupirsi di come elementi in apparenza incompatibili possano non solo reggere la vicinanza, ma anche evidenziare soluzioni di relazione e di convivenza del tutto inaspettate in ambienti più stabili.
La nostra volontà di rimanere “sulla frontiera” deriva dalla straordinaria fertilità e vitalità che essa ci offre.

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4 Introduzione I significati comuni delle parole e, quindi, dei concetti sono uno tra i rinforzi più potenti delle relazioni tra gli elementi interni dei gruppi, grandi o piccoli che siano. Il grado di facilità di accesso a tali significati indica la volontà, più o meno cosciente, di porre o meno barriere all’ingresso di nuovi elementi. Un gruppo che decide di non aprirsi all’esterno adotta una strategia autoreferenziale, isolazionista e punta sulla conservazione del suo assetto interno. Il vantaggio è il controllo interno forte che presidia l’identità; il rischio è quello di fare realtà a se stante, tendendo a diventare espressione solo di se stessi e non della società di appartenenza. Un gruppo che decide di aprirsi all’esterno adotta una strategia che fa riferimento a un’ottica sistemica, anti - isolazionista e si dispone a modificare e adattare se stesso ai cambiamenti del contesto allargato in cui è inserito. Il vantaggio è quello di poter essere espressione della società reale, di rimanere legato a essa; il rischio è quello di perdere la propria identità iniziale. Naturalmente la realtà dei gruppi presenta sfumature virtualmente infinite e l’identità di ognuno di essi è il risultato di scelte o eventi di natura molteplice che lo pongono di norma tra l’uno e l’altro polo. Dal gergo, che caratterizza un gruppo molto ristretto o molto definito, al cosiddetto “globish” o “inglese da aeroporto”, che si presta a rappresentare il concetto di villaggio globale, la lingua gioca un ruolo chiave all’interno dei gruppi sociali, ne determina o ne indica la natura, le strategie adottate, le intenzioni e, in generale, i valori. In un certo senso si potrebbe dire che ne determina e, contemporaneamente, ne descrive l’identità. Questa tesi si concentra sull’analisi di un gruppo specifico e molto ristretto: gli attori operanti all’interno di una comunità terapeutica per il recupero dei tossicodipendenti (di seguito CT) ubicata in Svizzera nel Canton Ticino. Più precisamente si prefigge di individuare alcuni tra i molteplici comportamenti linguistici dei parlanti della CT nella loro quotidiana attività di comunicazione, di analizzarne la razionalità

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Pietrini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'Educazione
  Relatore: Nicola Grandi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

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