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Aspetti emergenti nella progettazione organizzativa: prospettive ed illusioni dell'empowerment

Il concetto di "empowerment" è divenuto, nel corso degli ultimi anni, di uso estremamente frequente nella letteratura aziendalistica. Si stima che gli articoli e i testi pubblicati sull'argomento solamente nel periodo compreso fra il 1994 e il 1999 siano attorno al numero di trentamila. Relativamente all'empowerment, Piccardo sostiene addirittura che "se ne parla ormai come del concetto centrale degli anni '90 così come lo erano stati quelli di post-fordismo e flessibilità negli anni '80" .
Chiunque si trovi ad affrontare, anche superficialmente, questo tema, troverà con grande facilità un'autentica fiumana di pubblicazioni tese a dimostrare quante possibilità di successo l'empowerment abbia, e quanto sia giusto considerarla la "carta vincente" per responsabilizzare i dipendenti e creare un ambiente di lavoro efficiente e volto all'obiettivo.
Ma è davvero così? Quanta parte delle prospettive immaginate dai cultori dell'empowerment corrisponde alla realtà, e quanta invece non si rivela altro che un sogno, un'illusione dettata dalla superficialità e dalle convinzioni personali espressi in buona fede?

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Introduzione Il concetto di "empowerment" è divenuto, nel corso degli ultimi anni, di uso estremamente frequente nella letteratura aziendalistica. Si stima che gli articoli e i testi pubblicati sull'argomento solamente nel periodo compreso fra il 1994 e il 1999 siano attorno al numero di trentamila. Relativamente all'empowerment, Piccardo sostiene addirittura che "se ne parla ormai come del concetto centrale degli anni '90 così come lo erano stati quelli di post-fordismo e flessibilità negli anni '80" 1 . Eppure, il termine è di origine alquanto recente. Sant e Bakke applicarono tecniche che oggi diremmo di empowerment già all'inizio degli anni Ottanta alla AES, multinazionale americana operante nel settore energetico 2 . Essi avevano a quell'epoca già in mente, afferma Bakke, la precisa intenzione di creare un nuovo tipo di impresa; tuttavia, precisa lo stesso presidente societario, "I don't think we used the word empowerment; I'm not sure it was even around in 1981" 3 . Quello di empowerment è dunque un neologismo nella sua stessa lingua originale, una parola composta dal prefisso "em-", che indica direzione, dalla radice "-power-", potere (da intendersi in senso lato), e dal suffisso "-ment", utilizzato per sostantivare l'azione. In una prima analisi, dunque, "empowerment" indica l'azione con cui si concede, si conferisce potere a chi, evidentemente, non ne era provvisto in precedenza (segnatamente, i lavoratori subordinati di un'impresa). Una prima, grezza traduzione potrebbe perciò essere "potenziamento". Il suo significato, tuttavia, ha una valenza molto più ampia, che trascende le mere risultanze etimologiche. Rimandando al seguito per una discussione più approfondita sul termine, ci si limita a notare, fin dall'inizio, che nessun autore, nel nostro Paese, ha tentato di trovarne un equivalente, né effettuando la traduzione di opere di autori stranieri (quasi tutti statunitensi), né nella pubblicazione di interventi elaborati in Italia. Il nostro vocabolario è infatti privo di una parola che possa sinteticamente riprodurre l'ampiezza della portata posseduta dal suo corrispondente inglese. Gli stessi termini di "conferimento di potere" o di "potenziamento", riportati in precedenza, sono sicuramente corretti ma altrettanto generici, rapportabili a contesti largamente variegati, laddove l'empowerment, solitamente, fa invece riferimento all'organizzazione del lavoro proprio di un'azienda privata o (più raramente) di un ente pubblico. Per i motivi citati, si offriranno nel seguito alcune definizioni che sono state proposte del concetto ma si manterrà comunque il termine originale, così come i lavoratori oggetto di questa nuova tecnica, o forse, più correttamente, filosofia organizzativa saranno definiti come "empowered". Nel linguaggio accademico del nostro Paese, molti vocaboli sono mantenuti nella loro formulazione originaria, anche qualora il dizionario italiano offrisse dei validi sostituti; nel caso in oggetto, però, il mantenimento della parola "empowerment" non rappresenta un vezzo ma un'esigenza, legata all'assenza di un termine che traduca esattamente la nozione e alla volontà di evitare le inutili perifrasi che si renderebbero altrimenti necessarie. Si è accennato in precedenza al vastissimo numero di pubblicazioni in materia nel corso degli ultimi anni. E' necessario precisare immediatamente, però, che quasi tutti gli interventi, negli Usa, in Italia e altrove, hanno un taglio fortemente pratico. Gli 1 Piccardo C., "Sviluppo organizzativo per l'empowerment", Sviluppo & Organizzazione, n. 183/2001, pag. 69. 2 Wetlaufer S., "Organizing for empowerment: an interview with AES's Roger Sant e Dennis Bakke", Harvard Business Review, n. 1/1999, pag. 112. 3 "Non penso che usassimo la parola empowerment; non sono persino sicuro che ci fosse nel 1981". 3

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Aymerich
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Dante Zaru
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 163

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