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Vizi incompleti del contratto

Si dice che vi è "vizio del consenso" quando si verificano situazioni nelle quali il processo psicologico, mediante il quale una persona si determina a stipulare un contratto, subisce interferenze tali da sfociare nella decisione di sottoscrivere un contratto che altrimenti non verrebbe stipulato, oppure che avrebbe stipulato a condizioni diverse.
I vizi del consenso indicati dal codice sono come detto: l’errore, il dolo e la violenza.
I comportamenti fraudolenti, dunque, portano all’annullamento del contratto se e in quanto inducono un contraente in un errore determinante del consenso. I raggiri per lo più provengono dall’altro contraente, ma potrebbero anche essere opera di un terzo: in tal caso il contratto è annullabile solo se il contraente che se ne avvantaggia ne è a conoscenza art. 1439 comma 2 c.c.
Se i raggiri non sono determinanti della stipulazione del contratto, ma soltanto del contenuto di alcune sue clausole, il contratto è valido; tuttavia il contraente ingannato ha diritto di ottenere il risarcimento del danno così subito ( cosiddetto dolo incidente art.1440 c.c.). Si tratta di un’applicazione della regola secondo la quale le parti devono condurre le trattative secondo buona fede.
La violenza : si dice che vi è violenza quando un contraente è indotto a stipulare un contratto, che altrimenti non avrebbe stipulato, oppure avrebbe stipulato a condizioni diverse, dalla minaccia di un male ingiusto e notevole, diretta specificamente a ciò.
“Violenza” non indica un’azione fisica, ma piuttosto un’azione morale, consistente in una minaccia.
La minaccia è causa di annullamento del contratto quando è tale da fare impressione sopra una persona sensata e da farle temere di esporre sé o i suoi beni a un male ingiusto e notevole.
Il legislatore del ’42 con l’art. 1440 c.c., disciplina l’istituto del dolo incidente, distinguendo un raggiro che importa annullabilità del contratto da un raggiro che, senza investire la validità, determina solo conseguenze risarcitorie a carico della controparte. L’art. 1440 c.c. pur collocato all’interno della categoria dell’annullabilità del contratto, in particolare, nell’area dei vizi del consenso, non contempla un’ipotesi di vizio, ma prevede una fattispecie in cui il consenso può dirsi "viziato", ma non tale da richiedere l’annullamento del contratto.
Dà al contrario rilevanza ad un comportamento illecito, tenuto in fase di trattativa o formazione del contratto: in questo senso esprime una regola di contenuto risarcitorio. Nel campo dell’annullabilità del contratto, è la sola norma che prevede espressamente la possibilità di un risarcimento del danno.
Inoltre tale norma si caratterizza per essere la sola che all’interno del sistema dell’invalidità espressamente accorda il rimedio risarcitorio per il caso di contratto validamente concluso, prospettando quindi una singolare ipotesi di convivenza tra validità del contratto e rimedio risarcitorio.
È il dolo incidente che si prende come modello di "vizio incompleto".
Con l’espressione "vizio incompleto" si indicano quelle fattispecie in cui, pur non essendo presenti tutti i requisiti che integrano una delle ipotesi tipiche di vizio, il concreto assetto di interessi, che risulta dal contratto, appare comunque il frutto di una decisione influenzata dalla condotta sleale e scorretta di una delle parti, nella fase che ha preceduto la conclusione del contratto.
Rispetto ai modelli di "vizio incompleto", la scorrettezza in contraendo, ferma la validità del contratto, rileva sul terreno della responsabilità precontrattuale, alla luce della clausola generale di buona fede ex art.1337 c.c.
Gli elementi che concorrono ad integrare la struttura di "vizio incompleto" sono: il "grado" di incompiutezza della fattispecie, la "misura" del contegno scorretto della controparte e la consistenza del danno.
Il problema di "vizio incompleto" nasce soltanto in relazione alla condotta scorretta della controparte e all’esigenza di sanzione e riparazione, risolvendosi, quindi, sul terreno della responsabilità. Al fine di stabilire la "misura" della correttezza cui il contraente sia in concreto tenuto, dovrà versi riguardo: alla natura del contratto, in particolare all’assetto di interessi che esso tende a realizzare, alla qualità dei contraenti e ad ogni altra circostanza in cui è avvenuta la conclusione.
In questa prospettiva anche un contegno solo lievemente scorretto potrebbe dunque acquistare rilievo sul piano risarcitorio, in presenza di un pregiudizio casualmente connesso al fatto della trattativa slealmente condotta, ma approdata ad una valida conclusione.
A dare rilevanza sul piano risarcitorio a un "vizio incompleto",ma notevole ed evidente, è sufficiente anche una lieve scorrettezza semprechè risulti dimostrato un danno apprezzabile in rapporto ai valori della scambio.
Dal modello del dolo incidente, la prospettiva si estende alla considerazione degli altri vizi incidenti: errore e violenza.

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2 CAPITOLO PRIMO Regole di validità e regole di autonomia 1. Considerazioni introduttive La fase delle trattative e della formazione del contratto è disciplinata da un duplice ordine di regole: da un lato, le norme in materia di responsabilità precontrattuale (artt.1337e1338c.c.); dall’altro, le norme sulla validità del contratto, in particolare quelle che disciplinano i vizi del consenso (artt.1427 ss. c.c.) 1 , che prevedono l’annullabilità del contratto nei casi in cui il consenso sia stato dato per errore, estorto con violenza o carpito con dolo. I due ordini di regole appaiono molto diversi nella struttura e nella sanzione da cui sono assistiti. Tuttavia, essi, proprio per il fatto di incidere su uno stesso fenomeno, quello della formazione del vincolo contrattuale, danno luogo a delicati problemi di coordinamento. E’, infatti, pacifico che, in caso di mancato accordo, le regole di responsabilità trovino applicazione indipendentemente da quelle sulla validità del contratto qualora il recesso di una delle parti sia ingiustificato. E’, altresì, pacifico che il dolo e la violenza, così come la mancata comunicazione alla controparte del suo errore essenziale riconoscibile con l’ordinaria diligenza integrino delle tipiche ipotesi di responsabilità precontrattuale con la conseguenza che l’obbligo risarcitorio potrà, in questi casi, sommarsi alla sanzione caducatoria. 1 Si avverte che, nel corso della trattazione, con l’espressione “regole di validità” si farà riferimento essenzialmente alle norme che disciplinano l’annullabilità del contratto e, in particolare, a quelle sui vizi del consenso, con esclusione, dunque, delle norme riguardanti la nullità.

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Informazioni tesi

  Autore: Fabio Damiani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Scienze giuridiche
  Relatore: Aurelio prof. Gentili
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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Parole chiave

art. 1337 c.c.
art. 1338 c.c.
art. 1440 c.c.
buona fede
consenso
correttezza
dolo incidente
responsabilità
rimedio risarcitorio

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