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Requisiti formali e sostanziali nella disciplina del lavoro a progetto

L'elaborato si propone di affrontare le maggiori problematiche sorte in seguito all'introduzione della nuova tipologia di lavoro parasubordinato, ossia il lavoro a progetto, avvenuta con la c.d. "legge Biagi" (D.lgs. n. 476/03); in particolare, la fumosità della disciplina così come formulata dal legislatore ha lasciato fin da subito non poco spazio all'interpretazione dottrinale, ma soprattutto alle pronunce dei giudici di merito, che si son trovati da subito ad affrontare delicate questioni, riguardanti soprattutto la tutela dei diritti dei lavoratori a progetto, e i requisiti formali e sostanziali necessari per la configurazione, in astratto e in concreto, di questo nuovo tipo contrattuale.

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INTRODUZIONE Il mondo produttivo è cambiato molto in fretta negli ultimi anni, e ha assistito all’emersione di esigenze di maggiore flessibilità e minori costi, che hanno trovato parte delle risposte in nuove tipologie contrattuali. L’uso (e soprattutto l’abuso) di una di queste, la collaborazione coordinata e continuativa (di seguito co.co.co.), ha determinato nel 2003 l’intervento del legislatore, con l’intenzione espressa di predisporre “un nuovo quadro delle co.co.co. finalizzato a superare gli abusi e le prassi che hanno condotto alla attuale degenerazione di questi istituti” 1 . Tali, dunque, le premesse per l’introduzione del contratto di lavoro a progetto (con D. Lgs. 276/2003, appunto) che nelle aspettative avrebbe dovuto garantire maggior chiarezza alla distinzione tra subordinazione e parasubordinazione, restringendo l’utilizzo delle co.co.co. ai casi in cui realmente la prestazione venga presa in considerazione in funzione del risultato prodotto, secondo modalità esecutive predefinite, e con notevole libertà di realizzazione da parte del prestatore, sottoposto ai soli limiti derivanti dal collegamento funzionale dell’attività svolta con l’organizzazione d’impresa, ma non soggetto al potere unilaterale di conformazione del datore di lavoro; inoltre, la nuova disciplina avrebbe dovuto arginare fenomeni simulatori e frodatori nel ricorso al paradigma contrattuale dell’autonomia 2 . Tuttavia, bisogna subito sottolineare che la disciplina di questo nuovo tipo legale si presenta estremamente rigida, e perciò si pone in controtendenza rispetto alle altre parti del decreto, volte a flessibilizzare la disciplina della subordinazione, come per esempio nel lavoro a chiamata, nel lavoro a prestazioni ripartite, nella somministrazione di lavoro, nel part – time o nel contratto di inserimento. 1 Così la Relazione di Accompagnamento al D. Lgs. 10 settembre 2003, n. 276, consultabile sul sito del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. 2 Cfr. PIZZOFERRATO, Il lavoro a progetto tra finalità antielusive ed esigenze di rimodulazione delle tutele, in Dir. Lav., 2003, 6, pag. 630; TIRABOSCHI, Riforma del mercato del lavoro: approvato il decreto di attuazione della legge n. 30/2003, in Guida Lav., 2003, 34, pag. 30. 1

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Baldocchi
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali
Anno: 2007
Docente/Relatore: Alberto Niccolai
Istituito da: Università degli Studi di Pisa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 28

FAQ

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Parole chiave

contratto a termine
conversione del rapporto
d.lgs. 476/2003
diritto invenzione
divieto di concorrenza
forma ad probationem
forma ad substantiam
lavoro a progetto
legge biagi
obbligo di riservatezza
parasubordinato
presunzione assoluta
presunzione relativa
sospensione del rapporto
tempo determinato

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