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Romeo and Juliet nell'Ottocento

I drammi shakespeariani sono stati reinterpretati sulla scena e dalla critica nelle maniere più diverse e in base al gusto e alla cultura di ciascuna particolare epoca. A tale destino, naturalmente, non è sfuggita neanche Romeo and Juliet una delle più popolari tragedie shakespeariane di tutti i tempi. Oggetto del mio studio sono proprio i cambiamenti nell’interpretazione critica e scenica di Romeo and Juliet dal 1660 fino alla fine dell’Ottocento. Quando Carlo II riprese il trono inglese nel 1660, riaprì anche i teatri che erano rimasti chiusi per ben diciotto anni. Da quel momento, le opere di Shakespeare vennero portate in scena più di qualsiasi altra opera ma in adattamenti profondamente diversi dall’originale dal momento che le condizioni della rappresentazione erano completamente mutate. La pratica dell’adattamento continuò per tutto il Seicento e il Settecento anche se contemporaneamente si sviluppava verso la metà del XVIII secolo un movimento inverso che cercava di riportare sulla scena il testo nelle sue forme originali. In epoca romantica, infatti, le modifiche operate sui testi shakespeariani diminuirono sempre di più poiché i romantici esaltavano il testo shakespeariano nella sua autenticità, senza nessun tipo di taglio e di cambiamento e addirittura i critici più severi sostenevano che le opere shakespeariane perdevano la loro magnificenza proprio nella messa in scena mentre rendevano il loro meglio dopo una buona lettura. Tuttavia il teatro e la letteratura, non furono l’unico campo in cui Shakespeare raggiunse l’apice del suo successo. In effetti, all’inizio del Settecento, con la diffusione delle opere shakespeariane in forma scritta, si divulgò l’abitudine di inserire nei testi anche delle tavole illustrative e ben presto molti artisti si cimentarono nella produzione di raffigurazioni pittoriche con argomento shakespeariano. Le esibizioni teatrali divennero così il soggetto per un nuovo genere di conversation piece, ritratti in cui gli attori venivano raffigurati nelle scene più importanti, nei ruoli e con le espressioni che ne avevano determinato la fama; esse illustravano inoltre i cambiamenti negli stili di recitazione, negli elementi scenici e nei costumi teatrali. Anche se inizialmente gli artisti si limitarono a documentare queste rappresentazioni teatrali, ben presto diedero sfogo alla loro fantasia e immaginazione donando al mondo intero un ulteriore interpretazione dei drammi e dei personaggi shakespeariani.
Nella prima parte di questo studio viene chiarita questa nuova pratica dell’adattamento tipica dell’età neoclassica. Gli autori neoclassici si ritenevano superiori per quanto riguardava i concetti di eleganza e raffinatezza rispetto alla precedente epoca elisabettiana e quindi tendevano ad eliminare tutti quegli elementi o anche i linguaggi considerati rozzi e volgari. Tra tutte le versioni qui illustrate la più degna di nota è sicuramente quella del celebre impresario David Garrick il quale sulle orme dei suoi predecessori elimina il personaggio di Rosaline e fa svegliare Juliet prima che Romeo si uccida aggiungendo un dialogo pieno d’amore e di enfasi. Inoltre egli introduce una processione funeraria per esaltare ancor di più la tragicità della morte dei due amanti inserendo nuovi elementi scenici come il coro, i fiori, le torce ecc. Elementi che raddoppieranno nella versioni di Henry Irving il quale sarà addirittura accusato di dare troppa importanza alla sceneggiatura piuttosto che alle qualità poetiche del testo.
Nella seconda parte di questo studio vengono celebrate le qualità poetiche del Nostro. In effetti Shakespeare veniva considerato il conoscitore del cuore umano, colui che attraverso i suoi personaggi esprimeva sentimenti profondi in cui il mondo intero si rispecchiava e per questa ragione, alcuni scrittori romantici quali Coleridge, Lamb, Hazzlitt, ritenevano che fosse impossibile mettere in scena la poesia e le astrazioni immaginarie che essa provoca. Anche le interpretazioni degli attori più bravi, nell’opinione di questi scrittori, non permettevano al pubblico di cogliere l’intimo aspetto del personaggio. Interpreti famosi come Edmund Kean e Eliza O’ Neill che venivano considerati quelli che meglio riuscivano a riprodurre le passioni e le emozioni dei personaggi shakespeariani non riuscivano comunque a dare risalto al testo nella sua complessità poetica.
Nella parte finale si illustra come Shakespeare era ormai divenuto l’emblema dell’ Inghilterra e ben presto la sua popolarità si era estesa anche all’estero grazie alle iniziative di uomini che lo veneravano.

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INTRODUZIONE I drammi shakespeariani sono stati reinterpretati sulla scena e dalla critica nelle maniere più diverse e in base al gusto e alla cultura di ciascuna particolare epoca. A tale destino, naturalmente, non è sfuggita neanche Romeo and Juliet una delle più popolari tragedie shakespeariane di tutti i tempi. Oggetto del mio studio sono proprio i cambiamenti nell’interpretazione critica e scenica di Romeo and Juliet dal 1660 fino alla fine dell’Ottocento. Quando Carlo II riprese il trono inglese nel 1660, riaprì anche i teatri che erano rimasti chiusi per ben diciotto anni. Da quel momento, le opere di Shakespeare vennero portate in scena più di qualsiasi altra opera ma in adattamenti profondamente diversi dall’originale dal momento che le condizioni della rappresentazione erano completamente 3

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Informazioni tesi

  Autore: Nunzia Beneduce
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Maria Rosaria Cocco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 121

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Parole chiave

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garrick
iconografia
romeo and juliet
romeo e giulietta
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