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Uomini o colpevoli? Il tribunale militare del XXIV corpo d'armata nel 1917

Ancora oggi la manualistica di settore spesso elude il problema della giustizia militare italiana nel primo conflitto mondiale. Ci si accontenta di citare rari studi (e per questo non meno preziosi) che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, e da allora sempre con il contagocce, hanno provato a togliere il velo d’oblio che su questa importante pagina di storia era inopportunamente calato, o di cui addirittura si ignorava apertamente l’esistenza. Dopo lo studio pionieristico di Forcella e Monticone ben pochi altri, infatti, si sono spinti lungo questo strada: Bruna Bianchi e Giovanna Procacci in testa.
Il tema è uno di quelli che gli storici hanno spesso evitato di battere perché delicato e non facile da far digerire, potenzialmente in grado di riaprire una piaga ancora aperta, quale quella del ruolo delle classi dirigenti nella gestione della guerra, ma soprattutto di mettere in discussione un’istituzione fondamentale come l’esercito. Di dimostrare che la “Vittoria”, che con i suoi tanti nomi e simulacri riempie ancora oggi le nostre vie e le nostre piazze, aveva dei lati oscuri che andavano ben oltre il fantasma di Caporetto.

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14 La guerra è lassù Estate 1917. L’Italia è in guerra da poco più di due anni. Anni duri, per l’esercito e per tutta la nazione. Anni di morti come non se ne erano mai visti, di retorica sparsa a fiumi, di attacchi frontali e di successi solo parziali. Le spallate di Cadorna hanno lasciato il fronte pressoché allo stesso punto in cui si trovava due anni prima: l’avanzata entusiastica del maggio 1915 si era bloccata alle prime balze del Carso; in Trentino si era addirittura tornati indietro rispetto al confine originario. Gli stessi nemici, con sarcastica ironia, continuavano a denominare gli scontri violenti che avevano luogo sul nostro fronte orientale come “battaglie dell’Isonzo”, per far capire che da quel fiume non ci si era allontanati poi così tanto. 1 Il 12 maggio 1917 aveva avuto inizio la decima di queste “battaglie dell’Isonzo”: vi parteciparono 38 divisioni dell’esercito italiano con circa 2000 cannoni di medio e grosso calibro. Fallita l’avanzata nella tremenda fase frontale iniziale, la battaglia si esaurirà in una cruenta azione di logorio che solo il 28 dello stesso mese il comandante in capo riuscirà a troncare. I successi territoriali saranno irrisori, e ben presto annullati da un’azione di alleggerimento condotta dai nemici. Il tributo di sangue sarà invece elevatissimo, superando le centomila perdite: si tratterà della battaglia più sanguinosa tra quelle combattute dall’esercito italiano nel primo conflitto mondiale. E il paese? L’entusiasmo iniziale nella vittoria facile e immediata era venuto man mano attenuandosi. Tra la primavera e l’estate del 1917 molti soldati erano stati finalmente mandati in licenza, alcuni anche dopo quasi due anni di ininterrotto servizio al fronte. Il sospirato foglio di licenza che gli veniva consegnato conteneva per loro

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Informazioni tesi

  Autore: Luca De Clara
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Simonetta Ortaggi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 299

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Parole chiave

autolesionismo
caporetto
disertori
diserzione
forcella
fronte italiano
insubordinazione
monticone
pradamano
prima guerra mondiale
processi militari
rivolta
tribunali militari

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