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La tipizzazione dei bilanci. Modelli ed esperienze.

I problemi del bilancio, specie del bilancio ordinario di esercizio sono stati e sono tuttora ampiamente trattati da studiosi delle discipline aziendali e commercialistiche. Su queste tematiche si è formata un’abbondante ed interessante letteratura con riferimento però all’impresa come tipo “generale” di azienda di produzione. Ciò non è accaduto per quel che riguarda le problematiche di bilancio delle imprese che svolgono particolari attività. Tali imprese afferiscono oltre che ai settori tradizionalmente considerati particolari (bancario, assicurativo e finanziario) a settori produttivi specifici, quali l’elettrico, l’editoriale, il calcistico, delle telecomunicazioni e così via. La specificità dei summenzionati settori produttivi trova formale riconoscimento da parte del legislatore del vigente Codice Civile in tema di normativa contabile e di bilancio. In particolare all’articolo 2423 ter del nostro Codice Civile si legge “salve le disposizioni di leggi speciali per le società che esercitano particolari attività….”. Tale circostanza determina delle problematiche che si riflettono sulle strutture di rappresentazione dei fenomeni e dei valori che hanno contraddistinto l’attività d’azienda. Con l’introduzione del vigente Codice Civile nel nostro ordinamento giuridico, le uniche imprese tenute alla presentazione del bilancio in schemi-tipo erano le imprese esercenti l’assicurazione.
Successivamente con la legge 4 marzo1958, n. 195, novellata poi dalla legge 11 luglio1966, n. 50, si è provveduto ad introdurre modelli obbligatori di bilancio per le imprese di produzione e distribuzione di energia elettrica. Per inciso tali modelli sono stati imposti all’ENEL in forza dell’art. 1, della legge 6 dicembre 1962, n. 1643 che ha provveduto ad istituire l’ente medesimo.
Assoggettate all’obbligo di uno schema tipo di bilancio erano anche le testate dei giornali quotidiani e periodici per effetto dell’emanazione della legge 6 giugno 1975, n. 172. Tali modelli sono stati poi introdotti con D.P.C.M. 3 giugno 1978. Infine, in forza dell’art. 24, quarto comma della legge 5 agosto1978, n. 468, è stato emanato il D.M. 4 febbraio 1980 con il quale si è stabilito il bilancio-tipo delle aziende di servizi dipendenti dagli enti territoriali (Province, Comuni e Regioni). Pertanto fino al 1980 le aziende tenute ad esporre la situazione patrimoniale e a dare conto delle loro risultanze di esercizio in modelli di bilancio tipo, tra quelle trattate in questo lavoro, erano: le aziende elettriche, le aziende editrici di giornali quotidiani e/o periodici (distintamente per ogni singola testata) e le aziende di servizi municipalizzate e provincializzate o regionalizzate.
La più recente fase di tipizzazione dei bilanci di imprese svolgenti particolari attività risale al momento in cui è stato recepito nel nostro ordinamento il bilancio c.d. europeo, avvenuto con il D.Lgs. 9 aprile 1991, n 127.
Dopo l’introduzione degli schemi di bilancio di derivazione europea, sembra che le cose stiano cambiando in fatto di strutture obbligatorie di bilancio, vale a dire che gli interventi successivi al 1991 hanno chiaramente mostrato l’affermarsi di una nuova tendenza ovvero il ricorso sempre più frequente al contenuto degli artt. 2424 e 2425 cod. civ. In definitiva i settori interessati dalla tipizzazione dei bilanci sono: settore calcistico, ospedaliero, elettrico, televisivo e dei sevizi pubblici locali. Dopo una breve disamina di detti settori, all’interno della tesi “la tipizzazione dei bilanci. Modelli ed esperienze” si passa ad una rappresentazione di quelli che sono gli “schemi tipo”, ed all’evidenziazione delle differenze rispetto ai prospetti civilistici. Infine, si rileva che il processo di tipizzazione, può essere scomposto in due grandi fasi, la cui linea di demarcazione è rappresentata dal noto D.Lgs. 9 aprile 1991, n. 127 con il quale si è recepito il bilancio di derivazione europea. Gli interventi legislativi successivi a tale decreto, si sono dimostrati rivolti ad “avvicinare” gli schemi tipo agli schemi previsti dagli artt. 2424 e 2425 del Codice Civile, anche attraverso ampi richiami alla disciplina codicistica. Ciò potrebbe indurre a pensare che la tipizzazione che ha coinvolto i settori diversi da quello assicurativo, bancario e finanziario si sia conclusa in un “nulla di fatto”, in realtà si tratta, come un’autorevole dottrina sostiene, di un “generale” processo di tipizzazione.

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5 INTRODUZIONE I problemi del bilancio, specie del bilancio ordinario di esercizio sono stati e sono tuttora ampiamente trattati da studiosi delle discipline aziendali e commercialistiche. Su queste tematiche si è formata un’abbondante ed interessante letteratura con riferimento però all’impresa come tipo “generale” di azienda di produzione. Ciò non è accaduto per quel che riguarda le problematiche di bilancio delle imprese che svolgono particolari attività. Tali imprese afferiscono oltre che ai settori che tradizionalmente vengono considerati particolari (bancario, assicurativo e finanziario) a settori produttivi specifici, quali l’elettrico, l’editoriale, il calcistico, delle telecomunicazioni e così via. La specificità dei summenzionati settori produttivi trova formale riconoscimento da parte del legislatore del vigente Codice Civile in tema di normativa contabile e di bilancio. In particolare all’articolo 2423 ter del nostro Codice Civile si legge “salve le disposizioni di leggi speciali per le società

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Ronca
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Valerio Antonelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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