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Spettroscopia di impedenza, analisi chimiche e di crescita per la valutazione dell'assorbimento di nichel in Paulownia tomentosa Steud.

L'inquinamento del suolo è venuto configurandosi negli ultimi decenni come un problema ambientale di grande importanza, sebbene l'opinione pubblica e la comunità scientifica non gli abbiano dedicato un'attenzione paragonabile a quella rivolta all'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Le tecniche di disinquinamento dei suoli contaminati ad oggi prevalentemente usate sono rappresentate da metodologie meccaniche o chimico-fisiche dagli alti costi e dall'elevato impatto ambientale. Un'alternativa economica e rispettosa dell'ambiente può essere costituita dalle tecnologie che fanno uso di organismi viventi (biorimediazione), tra cui le piante (fitorimediazione). La presente tesi ha l'obiettivo di esplorare le possibilità di utilizzo nell'ambito della fitorimediazione della specie arborea Paulownia tomentosa Steud., caratterizzata da tolleranza ai metalli pesanti, adattabilità ambientale ed alti tassi di produzione di biomassa; come agente inquinante è stato utilizzato il nichel (Ni), elemento appartenente alla categoria dei metalli pesanti, ritenuti tra i contaminanti del terreno più pericolosi. Le piante, coltivate in soluzioni idroponiche con differenti concentrazioni di Ni, sono state sottoposte ad analisi di crescita, per valutare l'eventuale inibizione causata dal metallo, ad analisi chimiche, per rilevare la presenza dello stesso nei vari organi vegetali, e ad analisi spettroscopiche di impedenza, per evidenziare l'eventuale danneggiamento dei tessuti. Queste analisi hanno messo in luce un'ottima resistenza della Paulownia a concentrazioni anche alte di Ni ed una buona capacità di assorbire l'elemento e traslocarlo all'interno della pianta.

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5 1.1 LA FITORIMEDIAZIONE DI SUOLI CONTAMINATI 1.1.1 Il problema dell’inquinamento dei suoli L’inquinamento ambientale è largamente riconosciuto come uno dei fondamentali «effetti collaterali» dell’industrializzazione: nelle società in cui questa ha distribuito benessere materiale alla massa della popolazione, la necessità di una sua revisione critica, nel senso di un maggiore rispetto dell’ambiente, è ormai diventata una delle priorità; tuttavia anche i Paesi in via di sviluppo non sono esenti da gravi problematiche ambientali, in un contesto in cui un problema globale quale l’inquinamento richiede risposte ed interventi a livello, appunto, globale. Dalla contaminazione ad opera di sostanze rilasciate dalle attività umane non si sono salvati né l’aria, né le acque, né i suoli. Di fronte alle evidenze immediate offerte dall’inquinamento di aria ed acqua, la contaminazione del suolo è stata spesso trascurata: i suoi effetti non sono chiaramente percepibili a breve termine e, d’altra parte, la capacità del suolo di degradare svariate sostanze ha portato a sottovalutare la possibilità della persistenza di inquinanti. Ma la facoltà del terreno di «digerire» ciò che vi viene immesso non è illimitata (e richiede tempi anche estremamente lunghi), e la mancanza di conseguenze immediate può occultare un inquinamento persistente di lunga durata, reso rischioso anche dal fatto che il suolo ha un ruolo basilare nelle reti trofiche e può quindi trasmettere sostanze tossiche a vari organismi; senza contare il fatto che il superamento dei limiti di ritenzione o una calamità naturale potrebbero provocare un rilascio improvviso di inquinanti. Gli agenti di contaminazione del suolo possono essere sostanzialmente suddivisi in due gruppi: organici ed inorganici. Gli inquinanti organici, per varietà di caratteri chimici, fonti di provenienza, comportamento nella pedosfera, sfuggono ad una caratterizzazione complessiva. Loro proprietà è quella di potere essere degradati chimicamente o biologicamente, oltre che ampiamente trattenuti sia dalla sostanza organica sia dalla frazione minerale. Ma i ritmi ed i livelli di degradazione sono vincolati da molti fattori, principalmente: temperatura (entro certi limiti, aumenta la velocità di reazione), umidità (se non si arriva vicini a condizioni asfittiche, aumenta la degradazione), tipo di suolo, tipo di molecola inquinante. Riguardo a quest’ultimo aspetto, si può sottolineare come

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Teri
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Corso: Scienze e Tecnologie Agrarie
  Relatore: Stefano Mancuso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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Parole chiave

biorimediazione
fitobonifica
fitorimediazione
impedenza
inquinamento
metalli pesanti
nichel
paulownia
suolo

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