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La città e il rischio ambientale; implicazioni progettuali per un frammento di laguna veneta

Rischio ambientale, inquinamento delle acque, co-esistenza tra processi di produzione altamente inquinanate e un ecosistema delicatissimo come la laguna.
Creazione di una sorta di controspazio tra i due elementi.

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4 Introduzione In questi anni di studio delle dinamiche della pianificazione è maturata in me un interesse forte verso quella parte della disciplina che opera in aree con problematiche ambientali gravi sussistenti o imminenti; sussistenti come nel caso della presenza di inquinanti nocivi per l’ambiente e quindi anche per l’uomo, o imminenti come un evento ambientale grave, valanghe (causa spesso di disboscamenti sui pendii delle montagne che, non essendoci più, non frenano i detriti e il fango fino alle abitazioni), o le eruzioni di vulcani (che spesso minacciano interi centri abitati sorti senza considerare il rischio di tale evento). Come risponde, quindi, la pianificazione territoriale di fronte ai rischi ambientali è la parte di tale studio che più mi affascina e che mi ha portato ad approfondire la tematica affrontando il caso di Porto Marghera. Porto Marghera è un polo chimico e petrolifero che nella seconda metà del Novecento è stata uno dei più importanti d’Europa. Oggi è l’area più estesa avvelenata d’Italia e si trova ai primi posti della lista dei siti di interesse nazionale da bonificare prevista dalla legge 426/98. Oltre ai 5 milioni di tonnellate di rifiuti tossici disseminati sul terreno nell’arco di quasi un secolo di vita del polo industriale petrolifero, nei canali industriali di Porto Marghera ci sono anche 12 milioni di tonnellate di fanghi contaminati, che, attraverso il percolamento e dilavamento delle acque, contaminano le falde di acqua dolce sotterranee, l’intera laguna e il suo biota. Oggi Porto Marghera conta più di cinquecento attività economiche che svolgono attività che vanno dal terziario alla raffinazione, alla produzione e lavorazione di alluminio. Ma soprattutto oggi Porto Marghera significa degrado ambientale e inquinamento, complessità delle operazioni di risanamento e difficoltà economiche di una lenta e difficile riconversione industriale. Per affrontare questa problematica decisamente reale e attuale (anzi direi imminente) ho analizzato l’evoluzione storica degli insediamenti industriali, le produzioni e le loro conseguenze prodotte nell’ambiente dalle loro attività. Inoltre ho ritenuto necessario fare un quadro sulla normativa di riferimento in materia di ambiente e siti inquinanti e degli strumenti urbanistici presenti per questa area.

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Isoni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Architettura
  Corso: Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale
  Relatore: Alessandra Casu
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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