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L'interlocutore: una risorsa per la comunicazione con la persona afasica

La comunicazione linguistica nella sua complessa stratificazione ed attuazione, costituisce una forma fondamentale del comportamento umano e al giorno d’oggi diviene base del vivere sociale. Nel nostro linguaggio si riflette tutta la complessità della vita umana.
Ma cosa accade nella vita di una persona quando in seguito ad un danno cerebrale i delicati equilibri che consentono il reciproco scambio di pensieri, idee, sensazioni e bisogni vengono meno?
Non essere più in grado di comunicare se stessa agli altri, è ciò che sperimenta e prova la persona che dopo un danno cerebrale diventa afasica.
In quanto i danni al sistema nervoso centrale che causano afasia, subentrano inaspettati e quasi sempre in maniera dirompente e sconvolgente nella vita della persona e della sua famiglia, essi si trovano costretti a modificare il loro stile di vita, il ruolo sociale e familiare, le relazioni e le dinamiche instaurate fino ad allora in maniera profonda e duratura. Il disturbo linguistico – comunicativo si ripercuote sull’intera rete sociale che circonda la persona afasica e conseguentemente diventa anche una “malattia della famiglia”. Ciò implica conseguentemente la perdita dell’autonomia, della libertà e del potere decisionale. Gli obiettivi prefissati di questa tesi hanno primariamente lo scopo di evidenziare come promuovere lo scambio comunicativo, base dell’interazione e della partecipazione sociale, sia in fase acuta che cronica tra la persona afasica e familiari, e di agire secondariamente in maniera preventiva contro l’isolamento sociale.
La comunicazione è un processo dinamico attivo, nel quale si è alternativamente locutore o interlocutore. La conversazione prevede per la sua riuscita l’attuazione del Principio di cooperazione, pertanto, il ruolo e la responsabilità che ambedue i partecipanti hanno nella riuscita dello scambio comunicativo diviene evidente.
Il ruolo del logopedista, secondo l’approccio pragmatico, si estende al di là di quello di insegnante o terapeuta, ma rappresenta un vero e proprio “partner comunicativo di supporto” in grado di impiegare la persona con afasia in una conversazione. Il logopedista è l’unico professionista che lavora sulla comunicazione attraverso la comunicazione linguistica. In tal senso obiettivo e mezzo terapeutico coincidono e la conversazione diventa uno strumento riabilitativo. Quindi, conversando consapevolmente con la persona afasica si attiva un percorso con caratteristiche naturali a valenza implicita, che mirano al miglioramento della competenza comunicativa.
In riferimento alle diverse caratteristiche dei vari approcci pragmatici, emerge un pensiero comune: la qualità della relazione comunicativa con l’interlocutore influenza la capacità di comunicazione della persona afasica. Quindi, il successo dell’interazione non dipende solo dalla persona afasica, ma anche dall’abilità del partner comunicativo non afasico.
Il logopedista contribuisce attraverso il suo “saper fare” e “saper essere” a formare l’interlocutore nella difficile direzione della consapevolezza e dell’assunzione di responsabilità comunicativa. Il suo ruolo come formatore prevede anche di aiutare a riconoscere gli elementi di non funzionamento dello scambio e a supportare ambedue i partecipanti attraverso risorse e strumenti più adeguati per far emergere e potenziare le competenze degli interlocutori conversazionali. Esso si propone non solo come esperto della materia, ma anche come guida creativa, per aiutare gli interlocutori a riconoscere le proprie potenzialità e modalità comunicative.
Il percorso di formazione alla comunicazione si pone lo scopo di accrescere le competenze attraverso lo sviluppo di abilità comunicative interpersonali orientate all’individuo. Il logopedista nel contesto terapeutico ed il familiare nella quotidianità, collaborando insieme e perseguendo gli stessi obiettivi, possono rafforzare l’effetto terapeutico e garantire una partecipazione sociale della persona afasica più attiva.
Queste considerazioni tratte dai diversi approcci pragmatici ci portano alla conclusione che l’interlocutore, se opportunamente informato sulle dinamiche dello scambio comunicativo e formato all’uso di una comunicazione di supporto da parte del logopedista, diventa una risorsa essenziale per conversare con il paziente afasico.
In conclusione, visto e considerato che, riuscire a far conversare più efficacemente la persona afasica tramite un partner conversazionale opportunamente “formato”, induce e produce un miglioramento anche del linguaggio, ne consegue che il settore della formazione di familiari e caregivers assume un’importanza notevole per tutti coloro che a diverso titolo si occupano della riabilitazione dell’afasia.
Tuttavia, a tutt’oggi nel campo della patologia del linguaggio e della comunicazione gli sforzi dedicati sono insufficienti a delineare e a mettere in atto corsi di formazione per una comunicazione di supporto per caregiver e familiari.

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1 INTRODUZIONE La mia tesi “L’interlocutore: una risorsa per la comunicazione con il paziente afasico”, è nata da una curiosità sorta durante il tirocinio: perché le persone afasiche comunicano diversamente in base all’interlocutore che hanno di fronte? Come mai comunicano meglio con i familiari e con il logopedista e invece incontrano molteplici ostacoli nello scambio comunicativo con altri interlocutori? L’intento della tesi è quello di tracciare un filo conduttore tra le varie informazioni e conoscenze sparse nell’ambito riabilitativo logopedico riguardo alle terapie ad orientamento pragmatico, per rappresentarle in un quadro più chiaro e per vederle come uno spunto operativo da applicare. La mia ricerca si è basata su materiale scientifico ricavato dalle banche dati Medline, Pubmed, CINAHL, Embase, non che da una ricerca cartacea tramite un’ampia revisione della letteratura nel campo logopedico, neuropsicologico, linguistico – pragmatico e medico Gli obiettivi specifici della tesi sono: migliorare direttamente le prestazioni e le performance comunicative del paziente afasico; migliorare indirettamente la qualità di vita del paziente afasico; aumentare l’autonomia del paziente afasico (migliorare l’autonomia, l’autostima e l’autoefficacia); e si attendono i seguenti risultati: superamento delle barriere e degli ostacoli comunicativi in pazienti afasici acuti e cronici; partecipazione attiva delle persona afasica al proprio progetto di vita e nelle attività quotidiane;

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Informazioni tesi

  Autore: Bettina Rigato
  Tipo: Diploma di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Logopedia
  Relatore: Bice Trombetti
  Lingua: Tedesco
  Num. pagine: 117

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