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Il rischio strategico: aspetti normativi e gestionali alla luce di Basilea II

All’inizio del secondo millennio nuove tecnologie hanno accresciuto la capacità produttiva, i mercati si sono globalizzati, il ritmo della concorrenza ha subito un’accelerazione, la gestione aziendale è divenuta più complessa; in tale mutato contesto di mercato, una delle attività d’impresa sottoposta all’aumento rilevante dei fattori di rischio è senz’altro quella bancaria.
In effetti, negli ultimi anni si è assistito ad un graduale cambiamento nella composizione dei rischi che caratterizzano tale attività, e ciò conferma le osservazioni secondo cui la globalizzazione aprirebbe opportunità significative per gli istituti di credito, esponendoli però ad un aumento considerevole dei rischi da affrontare. Alla proporzionale riduzione dei rischi di natura creditizia, infatti, si è contrapposto il progressivo aumento dell’importanza attribuita ai rischi di natura operativa, strategica, legale e reputazionale legati alla partecipazione delle banche a vari segmenti dell’attività di intermediazione.Ciò, soprattutto, al recepimento della regolamentazione Basilea 2 avvenuto effettivamente, per la maggior parte, a partire dall’inizio del 2008. Tale “proposta normativa” è articolata, com’è noto, su tre pilastri inscindibili:
a.un nuovo sistema di requisiti patrimoniali,
b.a valutazione dei sistemi di controllo dei rischi, con evidenza del ruolo attribuito alle Autorità di vigilanza,
c.la disciplina di mercato, che si perfezionerà attraverso un rafforzamento della trasparenza relativa alle condizioni di rischio e di patrimonializzazione delle banche.
Con riferimento al Secondo Pilastro, la proposta di Basilea II prevede per la prima volta l’inclusione di rischi cosiddetti non misurabili, nell’ambito della gamma di rischi che le banche devono prendere in considerazione nella determinazione della copertura patrimoniale utile ai fini della vigilanza.
L’inclusione di queste categorie di rischi, che differiscono da quelli di natura finanziaria sino ad oggi presi in considerazione ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali prudenziali (tipicamente i rischi di credito e di mercato), amplia e rafforza la logica di controllo dell’esposizione al rischio, perseguita dalle Autorità di vigilanza a partire dalla fine degli anni ’80.
Con riferimento ai nuovi profili di rischio individuati dall’Accordo nell’ambito del Secondo Pilastro, un particolare approfondimento circa la sua identificazione, il trattamento e la gestione merita il rischio strategico. A tal fine, è interessante domandarsi se Basilea II sia stata la causa ovvero la conseguenza di un’accresciuta attenzione a tale tipologia di rischi nell’ambito della gestione bancaria. Si può verosimilmente asserire che la proposta normativa ha ufficializzato orientamenti già presenti, almeno all’interno di alcuni grandi istituti di credito, ma al contempo ha stimolato l’interesse e il dibattito tra operatori e studiosi circa i modelli e i parametri di corretta valutazione e gestione del rischio strategico.
Tale rischio, ovviamente, è sempre esistito, tanto nelle realtà industriali quanto in quelle finanziarie, pur non essendo mai stato individuato, in quest’ultime, quale categoria a sé stante, meritevole pertanto di un autonomo trattamento come – e per certi versi più – dei rischi finanziari.
Viceversa, nel comparto industriale, i rischi strategici sono sempre stati percepiti come elementi chiave del risk management. In ambito industriale, infatti, le esigenze di profitto e competitività hanno posto da più tempo il problema di un adeguato trattamento di tali rischi, ponendo le basi dell’ampia disciplina riguardante la programmazione e la pianificazione strategica.
Le decisioni prese dal risk management per la gestione del rischio strategico possono avere impatti significativi sulla performance economica delle banche, quindi la generazione di valore mediante la misurazione di tale rischio passa attraverso un percorso ben definito: definizione dei fattori di influenza rilevanti, definizione delle metodologie per l’implementazione della strategia adottata e, infine, applicazione nei processi aziendali.
In quest’ottica s’inserisce l’utilizzo e l’affinamento di un valido sistema di controllo interno, di cui la funzione del risk management è uno dei principali pilastri. Tale circostanza, ha reso sempre più evidente la necessità di ricercare un modello organizzativo in grado di assicurare la sana e prudente gestione delle imprese bancarie e di consentire, nello stesso tempo, il sostenimento della pressione competitiva e il perseguimento degli obiettivi di performance.
Tuttavia vi sono ancora molteplici aree di criticità, alcune delle quali vengono di seguito esaminate, con riferimento ai tre profili essenziali di identificazione, valutazione e gestione del rischio strategico, a testimonianza del fatto che il trattamento dei rischi strategici nelle realtà bancarie costituisce un’importante innovazione ed è ben lungi dall’essere completato.

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1 Il rischio strategico: definizione e quadro normativo 1.1 Introduzione La storia recente insegna che i costi di un’insolvenza bancaria sono enormi per tutta la collettività ed il rinnovarsi di episodi d’instabilità del sistema bancario internazionale hanno avuto l’effetto di riaprire il dibattito sull’efficacia dell’attività di vigilanza e supervisione bancaria. In quest’ottica, gli accordi internazionali sull’adeguatezza del capitale bancario conosciuti come “Basilea 2” sono volti proprio a prevenire il propagarsi di una crisi sistemica tramite l’imposizione di requisiti minimi di capitale nei confronti delle banche. Qualsiasi tipo d’impresa, nel momento in cui si deve compiere una scelta, si trova di fronte a diversi scenari possibili e deve perciò operare in una situazione di incertezza 1 e rischio 2 . Questo vale anche per il sistema bancario internazionale che, soprattutto negli ultimi anni, in seguito all’innovazione finanziaria e tecnologica e all’aumento della concorrenza, ha visto incrementare il livello di rischio nello svolgimento della propria attività. Tale aumento comporta indubbiamente anche una crescita del livello di capitale necessario alla copertura dell’alea, non più legata solamente all’intermediazione creditizia (vale a dire il classico rischio di credito), ma comprendente anche i cosiddetti rischi di mercato, rischi operativi, rischi strategici ed altri rischi. La tesi seguente è volta proprio all’approfondimento dell’ultima tipologia di rischio sopra accennata: lo strategic risk. Nel primo capitolo di questo lavoro, vengono primariamente ripercorse le linee guida e i punti essenziali dell’Accordo di Basilea II, viene in seguito affrontato il problema di definizione del rischio strategico (al momento, infatti, non si ha una precisa denominazione per la varietà d’elementi che lo compongono), individuando i fattori causali e le caratteristiche chiave, alla luce della sua prossima valutazione nel calcolo del capitale secondo quanto previsto dall’accordo suddetto. 1 Con incertezza s’intende un evento futuro riguardo al quale il soggetto economico non dispone di elementi sufficienti per riuscire a prevedere con esattezza le probabilità di accadimento delle varie opportunità. 2 Con rischio s’intende far riferimento alla situazione in cui il soggetto è a conoscenza di tutti i diversi scenari e riesce quindi a stimarne le probabilità.

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Informazioni tesi

  Autore: Maura Calo'
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Lecce
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e legislazione per le aziende
  Relatore: Vittorio Boscia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 102

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