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Istigazione ed accordo nel diritto penale

Con l'espressione “quasi-reato” si intende designare, l’insieme di tre situazioni, eterogenee tra loro, prese in considerazione dal codice penale italiano del 1930 per stabilire che, pur trattandosi di fatti non integranti estremi di reato, è ad esse applicabile, in considerazione della pericolosità del soggetto ritenuta dal giudice penale, una misura di sicurezza.
Le ipotesi cui si accenna sono il reato impossibile (art. 49 commi 2 e 4), l’accordo per commettere un delitto che poi non viene commesso (art. 115 comma 1 e 2), l’istigazione non accolta a commettere un delitto (art. 115 commi 3 e 4).
Le figure in questione hanno indubbiamente un elemento in comune: quello di non raggiungere la soglia di ciò che è punibile alla stregua dei principi generali del diritto penale italiano.
Ne discende che la determinazione del momento consumativo del reato assume estrema rilevanza sotto diversi profili, e precisamente:
1) in ordine all’individuazione della norma da applicare nel caso di successione di leggi penali nel tempo (art. 2);
2) rispetto alla decorrenza del termine di prescrizione (art. 158);
3) ai fini dell’amnistia e dell’indulto, di solito concessi (salvo cioè che la legge disponga una data diversa) limitatamente ai fatti commessi fino al giorno precedente la data della legge (art. 151, comma 3°, e art. 174);
4) ai fini della competenza territoriale (8 c.p.p.);
5) per la applicazione della legge penale italiana rispetto alla legge penale straniera (art. 6).
6) Il concetto di consumazione funge, inoltre, da imprescindibile termine di riferimento rispetto alla distinta ed autonoma figura del tentativo, condizione minima per aversi punizione.
Il reato, come ogni fatto umano, nasce, vive e muore. Perciò esso, se considerato dal punto di vista dinamico, cioè nel suo concreto divenire, si realizza di regola passando attraverso varie fasi, costituenti il c.d. iter criminis.
Tale iter nella sua estensione massima, può snodarsi nelle fasi:
1) dell’ideazione, che si svolge all’interno della psiche del reo, in sé non punibile;
2) della preparazione, che può aversi nei reati a dolo di proposito e, in particolare, di premeditazione;
3) dell’esecuzione (o della commissione) che si ha quando il soggetto compie la condotta esteriore richiesta per la sussistenza del reato;
4) della perfezione del reato, allorché si sono verificati tutti i requisiti dalla singola fattispecie legale (condotta, evento, offesa, nesso di causalità, elemento soggettivo), nel loro contenuto minimo, cioè necessario e sufficiente per la esistenza del reato;
5) della consumazione, quando il reato perfetto ha raggiunto la sua massima gravità concreta.
Mentre la perfezione indica il momento in cui il reato è venuto ad esistere, la consumazione indica il momento in cui è venuto a cessare, in cui si chiude l’iter criminis per aprirsi la fase del postfactum.
Il diritto italiano nella costruzione degli elementi oggettivi del tentativo e del concorso di persone, si ispira, almeno in partenza, agli schemi della Scuola Classica e non accetta la punizione di un fatto quando non abbia raggiunto una certa soglia di pericolo o quando l’ideazione non sia seguita da un principio di azione idonea. Peraltro, coniugando queste premesse con quelle proprie della Scuola Positiva, non disconosce la pericolosità che il soggetto attraverso quella ideazione o quell’accordo o quel tentativo del tutto inidoneo può aver rivelato.

Il presente lavoro, attraverso lo studio degli istituti del concorso di persone nel reato, del delitto tentato e, in prospettiva, dell'accordo e dell'istigazione a commettere un reato, si propone il compito di far luce sulle sfumature dell’iter criminis cercando di individuare parametri positivi utili ad una netta demarcazione tra condotte non punibili e condotte meritevoli di sanzione penale.

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INTRODUZIONE Con l'espressione “quasi-reato” si intende designare, l’insieme di tre situazioni, eterogenee tra loro, prese in considerazione dal codice penale italiano del 1930 per stabilire che, pur trattandosi di fatti non integranti estremi di reato, è ad esse applicabile, in considerazione della pericolosità del soggetto ritenuta dal giudice penale, una misura di sicurezza. Le ipotesi cui si accenna sono il reato impossibile (art. 49 commi 2 e 4), l’accordo per commettere un delitto che poi non viene commesso (art. 115 comma 1 e 2), l’istigazione non accolta a commettere un delitto (art. 115 commi 3 e 4). Le figure in questione hanno indubbiamente un elemento in comune: quello di non raggiungere la soglia di ciò che è punibile alla stregua dei principi generali del diritto penale italiano. Ne discende che la determinazione del momento consumativo del reato assume estrema rilevanza sotto diversi profili, e precisamente: 1) in ordine all’individuazione della norma da applicare nel caso di successione di leggi penali nel tempo (art. 2); I

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Informazioni tesi

  Autore: Valerio Vitale
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Vincenzo Scordamaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 126

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Parole chiave

accordo
agente provocatore
art. 110 c.p.
art. 115 c.p.
art. 56 c.p.
atti esecutivi
atti preparatori
concorrente
concorrenti
concorso di persone nel reato
delitto tentato
desistenza volontaria
dolo
fatto
idoneità degli atti
istigazione
principio di materialità
principio di offensività
ravvedimento operoso
reato
recesso attivo
responsabilità
tentativo
univocità degli atti

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