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I canti fascisti come fonte storica

Questo lavoro parte dall’esigenza di raccontare la storia, in questo caso gli anni del regime fascista, in un diverso modo, con una diversa angolazione. Si è scelto di trattare alcune idee del fascismo adoperando come fonti non quelle comuni, quelle tradizionali, quali per esempio quelle cartacee o degli archivi pubblici e privati, ma bensì utilizzando come mezzo la musica, o meglio i canti in voga durante il periodo preso in esame. Per addentrarsi nelle ideologie e nella cultura di una società, si è preferito dunque lavorare su un qualcosa di meno evidente, su di un metodo alternativo, ma che comunque ha portato ugualmente alla possibilità di formulare delle congetture, nonché alla ricostruzione di alcuni avvenimenti storici presenti negli stessi canti. La musica ed insieme le sue parole rappresenta una produzione simbolica capace di fare leva sulle corde dell’anima degli ascoltatori, capace di suscitare emozioni e rea talvolta di spingere con i suoi maremoti all’azione umana, che sia essa reputata a buon fine, o che sia giudicata brutale. I compositori di questo periodo si presentano come i testimoni dello spirito originario del popolo ed i loro lavori sono ideologie politiche per il fatto che esse facevano risaltare caratteristiche nazionali e davano al contempo un quadro sentimentale della storia. I prodotti musicali possono infatti svolgere un’eccelsa funzione di propaganda: fanno lo sfondo a rappresentazioni visive, ne potenziano gli effetti psicologici, stimolano la capacità di convinzione del capo, preparano attraverso gli inni alla “religio” nei confronti di una causa.
Anche l’uso delle frasi-titolo fu di per sé eloquente: il linguaggio cruento ed eroico doveva balzare con veemenza dalla schematica incisività del titolo per essere poi esasperato nelle sue implicazioni significative anche con studiati accorgimenti; spesso si passava, con grande naturalezza, dalla commedia alla tragedia, dall’umorismo all’orrore, con una contaminazione di toni pressochè ruffiani e talvolta scontati.
Il percorso inizia con “il culto del capo”. Mussolini potè disporre di un canzoniere celebrativo proprio fatto di canti cuciti sulla sua persona, volti a glorificare la sua figura. Se il fascismo fu una religione di stato, allora il duce era il Messia, l’uomo sceso sulla terra per creare l’uomo nuovo. La sua immagine, vista attraverso l’utilizzo dei canti, è inizialmente pervasa da una luce di consensi che gli vennero attribuiti glorificando ogni suoi aspetto, arrivando perfino a santificare il luogo della sua nascita. Nella “visione della Patria” i componimenti, cantati sempre in tono marziale, prendono in considerazione la simbologia del fascismo per unire ogni individuo sotto la stessa nazione. Il senso di appartenenza che vogliono trasmettere queste canzoni è un punto cardine nella propaganda del regime, che voleva uomini pronti a morire in nome del tricolore. Parlando de “il ritorno a Roma”, si è cercato di mettere in risalto quegli aspetti che vennero ripresi da Mussolini e dai suoi seguaci dall’Impero Romano. La simbologia, il significato che assunse il fascio littorio, l’aquila e tante altre idee trasferite nel tempo, furono dei concetti che servirono al fascismo per dare un esempio agli italiani di come il Duce intendesse il suo progetto; si doveva divenire degli antichi romani nella modernità. “Il culto della morte” rappresentò un caposaldo considerevole nella mentalità dei fascisti. Ogni volta che un camerata cadeva per mano dei nemici, era doveroso riconoscere il suo sacrificio ed era quasi obbligatorio vendicare la sua morte, agendo con ancora più astio nei confronti degli antagonisti del regime, ed in tal senso vennero celebrate delle vere e proprie liturgie pubbliche per rievocare la memoria del soldato caduto durante il combattimento. In seguito, nella Repubblica di Salò, vedremo come questi sentimenti assumano una sfumatura di rassegnazione con l’occupazione dei tedeschi e con l’abbandono da parte dello Stato dei suoi servitori sul terreno di guerra. “Il fascismo ed i suoi nemici” si presenta come l’ultimo capitolo di questo lavoro. Mai come in queste pagine si è cercato di dare un filo cronologico agli eventi e di conseguenza anche agli stessi canti. Dapprima si parla del nemico impersonificato dalla minaccia socialista e comunista, per poi arrivare agli anni quaranta con quella che prese i contorni di una guerra civile, dove i fascisti repubblicani si contrapposero ai partigiani.
In tutto questo ci sono delle testimonianze, testimonianze inscindibili dallo svolgimento dei fatti. Queste sono le canzoni.

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Introduzione Questo lavoro parte dall esigenza di raccontare la storia, in questo caso gli anni del regime fascista, in un diverso modo, con una diversa angolazione. Si Ł scelto di trattare alcune idee del fascismo adoperando come fonti non quelle comuni, quelle tradizionali, quali per esempio quelle cartacee o degli archivi pubblici e privati, ma bens utilizzando come mezzo la musica, o meglio i canti in voga durante il periodo preso in esame. Gli storici dell antichit e dell alto Medioevo lav orano soprattutto sulle cose (oggetti raccolti o fabbricati dagli uomini e che sono stati utilizzati in quanto utensili, strumenti, armi, mezzi di protezione contro l ambiente, articoli di consumo) e sui segni di linguaggio . Gli storici d ell et moderna e contemporanea, e in particolare quelli della cultura, guardano invece a quelle che lo studioso polacco Krzyzstof Pomian chiama se miophores , ovvero oggetti riconosciuti in una societ data, in quanto portatori di significati. Oggetti bifronte, al tempo stesso fisici e semiotici, che si lasciano comparare sotto due aspetti: quello materiale e quello del significato.1 Per addentrarsi nelle ideologie e nella cultura di una societ , si Ł preferito dunque lavorare su un qualcosa di meno evidente, su di un metodo alternativo, ma che comunque ha portato ugualmente alla possibilit di formulare delle congetture, nonchØ alla ricostruzione di alcuni avvenimenti storici presenti negli stessi canti. La musica ed insieme le sue parole rappresenta una produzione simbolica capace di fare leva sulle corde dell anima degli ascoltatori, capace di suscitare emozioni e rea talvolta di spingere con i suoi maremoti all azione umana, che sia essa reputata a buon fine, o che sia giudicata brutale. Nel regime fascista, abbiamo un repertorio molto vasto di canzoni, musiche, inni , composti per 1 Marco Gervasoni, 2002

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Foresti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi del Molise
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Marco Gervasoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 75

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