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Impiego di zeolite in medicina sperimentale

Lo scopo di questa tesi è verificare la possibilità di depositare un materiale organico o anche inorganico su wafer di silicio, per la creazione di dispositivi elettronici che siano in grado di interagire con sistemi biologici. Lo scambio di energia con questi ultimi serve a generare o a ricevere segnali bioelettrici, o anche per promuovere loro forme di attività bioelettrica.
I vantaggi che si hanno nell’impiego di circuiti elettronici, integrati nel wafer di silicio, sul quale sono depositati i materiali atti alla traduzione di energia, è già noto in letteratura nel campo dei sensori e dei microattuatori.
L’idea è che il dispositivo sia costituito da circuiti elettronici costruiti nel wafer su cui è adeso il materiale. La scelta del materiale è ricaduta sulla zeolite per le sue innumerevoli proprietà. In particolare ci soffermiamo sull’utilizzo della zeolite come materiale che interagisce con proteine ad attività enzimatica, cercando un sistema per collegare i due componenti. L’immobilizzazione e l’auto-assemblaggio costituiscono gli strumenti per realizzare quanto detto.
Le zeoliti sono costituite da materiale poroso, in cui i pori hanno dimensioni molto limitate soprattutto per ospitare enzimi: sembrerebbe pertanto impossibile farli interagire per assorbimento. Possono entrare in gioco, al contrario, forze di natura chimica (forze di Van Der Waals, attrazioni elettrostatiche, legami covalenti) e biochimica (affinità proteina-substrato) per la formazione di strutture semplici o anche più sofisticate che contengono zeoliti ed enzimi.
Lo scopo di questo lavoro è, quindi, studiare alcuni esperimenti di realizzazione di materiali compositi organici-inorganici e valutare la possibilità di realizzare dispositivi elettronici integrati su silicio per applicazioni biomedicali.

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1INTRODUZIONE Lo scopo di questa tesi è verificare la possibilità di depositare un materiale organico o anche inorganico su wafer di silicio, per la creazione di dispositivi elettronici che siano in grado di interagire con sistemi biologici. Lo scambio di energia con questi ultimi serve a generare o a ricevere segnali bioelettrici, o anche per promuovere loro forme di attività bioelettrica. I vantaggi che si hanno nell’impiego di circuiti elettronici, integrati nel wafer di silicio, sul quale sono depositati i materiali atti alla traduzione di energia, è già noto in letteratura nel campo dei sensori e dei microattuatori. L’idea è che il dispositivo sia costituito da circuiti elettronici costruiti nel wafer su cui è adeso il materiale. La scelta del materiale è ricaduta sulla zeolite per le sue innumerevoli proprietà. In particolare ci soffermiamo sull’utilizzo della zeolite come materiale che interagisce con proteine ad attività enzimatica, cercando un sistema per collegare i due componenti. L’immobilizzazione e l’auto-assemblaggio costituiscono gli strumenti per realizzare quanto detto. Le zeoliti sono costituite da materiale poroso, in cui i pori hanno dimensioni molto limitate soprattutto per ospitare enzimi: sembrerebbe pertanto impossibile farli interagire per assorbimento. Possono entrare in gioco, al contrario, forze di natura chimica (forze di Van Der Waals, attrazioni elettrostatiche, legami covalenti) e biochimica (affinità proteina-substrato) per la formazione di strutture semplici o anche più sofisticate che contengono zeoliti ed enzimi.

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Marinaro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Ingegneria biomedica
  Relatore: Antonino Fiorillo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 111

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Parole chiave

auto-assemblaggio
avidina
biotina
mesoporoso
sem
silicio
spinning
wafer
zeolite
β-glucosidasi

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