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"Genni" Jenny Wiegmann Mucchi

Jenny Wiegmann Mucchi nasce nel 1895 in una Berlino prossima alla secessione. Suo padre Fritz è maestro pasticciere e gestisce assieme alla moglie Paula un negozio di dolci in un palazzo settecentesco nel centro di Spandau. In seguito, quando Jenny sarà un’artista riconosciuta a livello internazionale, molti amici additeranno proprio nell’abilità plastica di papà Wiegmann l’origine del talento scultoreo della figlia che pur aveva sostituito con gesso e marmo lo zucchero e il marzapane paterni. Molto presto Jenny manifesta propensione per il disegno tanto che nel 1917 viene iscritta a una scuola privata di Berlino nello «stesso periplo di studio che si impose anche a Käthe Kollwitz a causa di quelle barriere pregiudiziali alla partecipazione femminile nelle scuole pubbliche superiori» . I suoi maestri di scultura la guidano alla scoperta dell’arte greco-romana, mentre in ambito pittorico suo riferimento è la Secessione Berlinese. Come Barlach, uno degli scultori più interessanti del tempo, Jenny lavora anche il legno riscoprendolo come rinnovata materia prima capace di effetti e possibilità di enorme interesse. Non ci stupisce, dunque, come nel corso degli anni Jenny non abbandoni mai totalmente la lavorazione di questo straordinario e vibrante materiale tanto da realizzare ancora nel 1950 il suo emozionante No alla guerra, scultura pacifista intagliata nella trave di una casa bombardata durante la seconda guerra. Ma l’impegno di Jenny ha origini già nel 1918 quando partecipa insieme ad altri intellettuali di sinistra ai moti rivoluzionari di Monaco, presupposto di quella Repubblica d Weimar cui ancora nel 1956 Jenny si ispirerà per il celebre e impressionante Busto di Rosa Luxemburg.
Nel 1920 Jenny, allora venticinquenne, sposa il suo compagno di studi Berthold Müller-Oerlinghausen. Ma è in Italia che Jenny conosce il suo grande amore, il pittore Gabriele Mucchi. Il rapporto tra i due si rafforza pian piano.Così Jenny e Gabriele decidono di intrapendere una nuova vita insieme. Prima a Parigi, come i molti Italiens de Paris, poi in Italia. Dal benessere economico, Jenny si trova catapultata in una quotidianità spesso fatta di stenti e di fame. Ma Parigi è la città dell’arte e oltre agli artisti internazionali, è il luogo che offre spazio a De Pisis, De Chirico, Alberto Savinio, Severini. Ed è proprio a Parigi che avviene la prima importante mostra di Jenny, quella del 1932 presso la Galerie Bonaparte.
L’anno seguente Jenny e Gabriele rientrano a Milano ed espongono alla Triennale del 1933. E’ il battesimo d’arte di una nuova vita e di un nuovo entourage, quello che si riunisce in Via Rugabella nella casa laboratorio scelta da Jenny vicino a Porta Romana. E’ qui che i Mucchi frequentano Birolli, Guttuso, Lamberto Vitali, Domenico Cantatore, Edoardo Persico, Giuseppe Pagano, Giulia Veronesi, Anna Mazzucchelli, Alfonso Gatto, Emilio Pino, Carrieri, Sinisgalli, Quasimodo, Birolli. Un gruppo di artisti che si confrontano, ispirano e aiutano a vicenda. Più tardi arrivano anche le mostre di Corrente, movimento artistico ispiranto alla rivista di Ernesto Treccani e imperniato sui valori di un’arte di opposizione a quella promossa dal regime. L’arrivo della guerra, quindi, non è che l’occasione per Gabriele e per Jenny (che ormai si è autoribattezzata Genni) di dimostrare il proprio impegno politico. Mentre il pittore si rifugia in montagna al fianco della resistenza, Genni diventa staffetta partigiana e si adopera, lei tedesca, per la salvezza di molti amici ebrei. Il 25 aprile e il dopoguerra rappresentano così una doppia liberazione e il ritorno al lavoro artistico, anche con l’importante personale del 1947 alla Galleria Borgonuovo. Tra le opere su cui la guerra lascia il segno figurano il Partigiano torturato e il Monumento ai partigiani di Bologna. Ma l’impegno di un’arte che si fa anche politica continua con altri temi e con opere come le Donne di Algeri, il Lumumba , La Libertà, Il grido . Genni si spegnerà a Berlino nel 1969, mentre sta lavorando alla sua ultima opera, Danza Macabra: un personaggio traballante, avvolto in un grande e informe mantello, da cui emergono tutta la sofferenza e la consapevolezza della malattia che si aggrava e della morte ormai vicina.

“Abbiamo deposto le ceneri di Genni nel cimitero Friedrichsfelde vicino alle ceneri di Käthe Kollwitz”. Così Gabriele Mucchi nel 1969 in una lettera a Berthold Müller.

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CAPITOLO I: 1 JENNY WIEGMANN: UN’INFANZIA BERLINESE “L’arte di Genni dunque non è nè italiana nè tedesca, Ma è italiana e tedesca. Sì, nel senso che è legata Alla vita e alle esperienze del nostro tempo, E possiede i caratteri vitali e vivi della scultura del nostro tempo, caratteri che non si trovano a Berlino più che a Roma o a Parigi, ma si trovano a Berlino, a Roma e a Parigi…”1 Gabriele Mucchi Jenny nasce il primo dicembre del 1895 in una Berlino prossima alla secessione. Suo padre Fritz è Konditormeister, maestro pasticcere, e gestisce assieme alla moglie Paula Voigt un negozio di dolci in un palazzo settecentesco nel centro di Spandau2, dove i Wiegmann si trasferiscono nel 1902 acquisendo l‟attività dei Lüdemann, come mostrano le fotografie dell‟epoca3. A quel tempo Paulina Therese 1 Riprendiamo questa riflessione di Gabriele Mucchi del 1966 da Genni Mucchi, Milano, Mazzotta, 1983, p. 79. 2 Prima di essere inglobata nella Grande Berlino nel 1920, Spandau era un‟antica cittadina situata alla confluenza dei fiumi Sprea e Hano. Nel 1946 Spandau sarebbe diventata famosa quale luogo di detenzione dei criminali nazisti condannati dal tribunale di Norimberga. 3 A sinistra dell‟ingresso, papà Wiegmann segnala infatti che l‟attività in questione era già aperta 8

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Informazioni tesi

  Autore: Luana Solla
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia e critica dell'arte
  Relatore: Antonello Negri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 378

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