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Amicizia come virtù politica

L’amicizia, la ?????, l’amicitia, hanno rappresentato il luogo della filosofia dove è stato possibile ragionare e dialogare sulla possibilità di costituire convivenze ordinate, felici, fondandole sulla naturale propensione degli individui alla socializzazione e alla relazionalità. Solo questo è sufficiente per includere a pieno titolo l’amicizia nella sfera del politico, ed è in effetti l’idea sottesa allo studio svolto, e per comprenderla in tutta la sua specificità politica come luogo “originario” di fondazione del politico stesso.
L’idea di questo percorso teorico è nata dall’interesse verso un momento di rottura della storia come la Rivoluzione Francese e precisamente in quei principi che l’hanno animata e percorsa. Leggendo in questi il progetto politico della modernità ci si rende conto che l’ultimo, la fraternitè, proviene da molto lontano, ha una lunga storia, ricca e significativa. La fratellanza rivoluzionaria è del tutto simile a quell’amicizia categoria ordinante della convivenza nella ????? e non può ugualmente non richiamare alla memoria l’altra fratellanza, quella cristiana. Come mai quindi accostare questo termine agli altri due, certamente differenti e distanti? Mi è sembrato allora opportuno andare alla ricerca, alle origini di quel nome così evocativo. Le tre sezioni del lavoro rappresentano appunto un percorso (diacronico) che evidenzia lo spirito dell’amicizia quando ha a che fare con lo spazio comune della politica; i tre momenti scelti incarnano tre particolari ambiti dove è stata decisiva la teoria e la prassi dell’amicizia e sono stati allo stesso tempo decisivi dello spirito della nostra civiltà. La scelta di queste tre tappe (mondo classico, Cristianesimo e Rivoluzione) come effettivamente significative circa la forza politica e comunitaria dell’amicizia non sono i soli momenti in cui ciò è storicamente avvenuto. Si potrebbero così citare il modello epicureo e quello filantropico dello Stoicismo; la fraternità di Francesco e le confraternite medioevali; il pensiero erasmiano e quello di Campanella fino ai socialisti utopistici e al comunitarismo. Questi rappresentano certamente esempi di notevole interesse, ma i tre momenti a cui è stata dedicata l’attenzione sono le situazioni paradigmatiche e teoricamente fondanti del tema di un’amicizia che si fa politica.
La lingua non ci tradisce se in essa leggiamo l’origine dei significati. Politico, politica nasce con e dentro la ????? e all’interno di essa la concordia (???????) è coniugata con un solo vocabolo: filia. Essa risulta più importante della giustizia perché il suo meccanismo di solidarietà orizzontale è alla base e costituisce le fondamenta della Città come della Repubblica. Il secondo momento è quello in cui la rivelazione del Cristo fa conoscere al mondo un dio che è uomo, salvatore e fratello tra i fratelli. Anche se è la caritas l’idea cardine di quella rivelazione, le due pratiche relazionali, le due sensibilità sono vicine poiché perseguono un fine del tutto simile. In questo il Cristianesimo è insieme rottura della classicità e garante della sua persistenza nella storia perché sia nell’uno che nell’altro il fine inteso teleologicamente e metafisicamente è il bene comune: comune perché in esso tutti gli appartenenti ad una comunità si ritrovano e si riconoscono in una specifica identità e nel perseguire il fine le modalità sono comuni. È questo anche il disegno della virtuosa repubblica giacobina che vive nella forza dell’oratoria di Saint-Just e negli eventi rivoluzionari.
La questione dell’amicizia non si esaurisce e non potrebbe essere altrimenti in queste tre riflessioni-descrizioni, ma esse rendono certamente giustizia al tema, alla sua varietà semantica come alla sua complessità teorica e alle sue manifestazioni empiriche. L’intento dello studio è quello di proporre un paradigma che pare aver esaurito la sua forza. E in questo la nostra sensibilità c’è certamente d’impaccio essendo oramai l’amicizia una pratica al di fuori di ogni virtù raziocinante, relegata ad ambiti non pubblici né istituzionali ma intesa soprattutto nelle sue sfumature più private. A tale proposito è importante sottolineare che anche nelle grandi riflessioni sull’amicizia qui presentate gli aspetti più intimi e affettivi dei sentimenti amicali non sono mai né tralasciati né emarginati ma anzi acquistano ancora maggiore significato proprio per la collocazione dell’amicizia come somma virtù etica e razionale della persona che la coinvolge interamente e dà senso alla sua complessità e totalità.

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2 INTRODUZIONE “O miei amici, non c’è nessun amico” Nessun’altra frase, diverse parole non potrebbero al pari di queste riassumere e allo stesso tempo offrire la misura della complessità della questione dell’amicizia. Complessità che si trasforma in ambivalenza semantica se non nell’impossibilità di renderne un significato unitario: miei amici solo voi qui presenti che ascoltate la mia parola oppure anche voi non lo siete perché realmente non esistono amici e così di seguito. Queste lapidarie parole, attribuite per lunga tradizione ad Aristotele da Diogene Laerzio e depositate nel patrimonio del pensiero da Cicerone, Agostino sino a Montaigne sono la migliore prefazione ad un tema che da sempre accompagna la riflessione filosofica sull’uomo, sugli uomini. L’amicizia, la φιλία, l’amicitia, hanno rappresentato il luogo della filosofia dove è stato possibile ragionare e dialogare sulla possibilità di costituire convivenze ordinate, felici, fondandole sulla naturale propensione degli individui alla socializzazione e alla relazionalità. Solo questo è sufficiente per includere a pieno titolo l’amicizia nella sfera del politico, ed è in effetti l’idea sottesa allo studio svolto, e per comprenderla in tutta la sua specificità politica come luogo “originario” di fondazione del politico stesso. L’idea di questo percorso teorico è nata dall’interesse verso un momento di rottura della storia come la Rivoluzione Francese e precisamente in quei principi che l’hanno animata e

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Informazioni tesi

  Autore: Massimo Lorito
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Mario Tronti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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