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Aspetti e problemi dello sviluppo turistico nei nebrodi: il caso di Capo d'Orlando

I monti Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest ed ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Essi si affacciano, a nord, direttamente sul mar Tirreno mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto. Gli elementi che caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono la dissimetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi. Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 metri s.l.m. hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. È questo il caso del Monte San Fratello e soprattutto, delle Rocche del Crasto (1.315metri s.l.m.). Importante, poi è sottolineare il diffuso processo di progressivo acculturamento del territorio del parco che ha portato, durante i secoli, ad una trasformazione dei Nebrodi da paesaggio naturale in paesaggio culturale. Così delimitato il territorio copre una superficie complessiva di circa 200.000 ettari, ricadenti in massima parte nella provincia di Messina e in misura minore nelle province di Catania, Enna e Palermo.
I comuni compresi sono una quarantina con una popolazione di circa 200.000 abitanti.
Semplice appare nell’insieme il disegno morfologico principale: dalla lunga e sinuosa linea di cresta disposta sull’asse est-ovest, si dipartono, a sud e a nord, valli e crinali quasi paralleli.
Da oriente ad occidente questa linea è segnata dai seguenti rilievi: Serra Baratta (1.395m.), Monte dell’Orso (1.430m.), Monte del Moro(1433m.), Serra Pignataro (1.661m.), Serra del Re (1.754m.), Monte Soro (1.847m.), Poggio Tornitore (1751m.), Monte Pelato (1.567m.), Pizzo Fau (1.686m.), Monte Pomiere (1.554m.), Pizzo Bidi (1.586m.), Monte Castelli(1.566m.).
Inoltre sono da ricordare alcuni valichi (Portelle), attraverso i quali da tempo memorabile avviene il passaggio di uomini e merci da un versante all’altro: Portella Mitta (1.244m.), Portella del Biviere (1.283m.), Portella Femmina Morta (1.502m.), Portella dell’Obolo (1.503m.), Sella del Contrasto (1.120m.).

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Capitolo Secondo STORIA, SOCIETA’ ED ECONOMIA DEI NEBRODI 2.1 - Cenni storici Ambienti di elevata naturalità, i Nebrodi custodiscono nel proprio terri- torio i segni dell‟azione millenaria dell‟uomo connotandosi per la inces- sante interazione tra natura e civiltà, come “paesaggio culturale”. Il nome di questa regione montuosa sembra derivare da uno dei tanti epiteti del dio Dionisio o Bacco: Nebrodés (vale a dire simile ad un cerbiatto: ani- male sacrificale del culto dionisiaco). Com‟è attestato dall‟antologia greca (raccolta di epigrammi greci e di età classica e ellenistica) e dal ritrova- mento, in numerose città del comprensorio nebroideo come Tusa (Alae- sa) e Mistretta (Amestratos), di prove sicurissime quali sono le monete ri- trovate, durante gli scavi, nelle suddette città e nelle quali appare la figura di Bacco a volte accompagnata da quella di Sileno suo compagno insepa- 18

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Informazioni tesi

  Autore: Massimiliano Inzodda
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia del Turismo
  Relatore: Maria Luisa Bonica
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 106

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Parole chiave

fiume alcantara
monti nebrodi
morfologia
parco

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