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La chiesa parrocchiale di San Giuseppe a Grosio

Nel 1613 la comunità di Grosio, a causa del continuo aumento della popolazione, aveva deliberato la costruzione di una nuova chiesa vicino all’allora parrocchiale di San Giorgio, non più idonea a contenere la notevole moltitudine di fedeli.
Tale notizia è a noi giunta anche grazie agli atti della visita pastorale del vescovo Filippo Archinti, al quale, nel novembre 1614, era stato sottoposto il progetto per la realizzazione della nuova chiesa.
Solamente dodici anni più tardi però, precisamente il 13 aprile 1626, si assistette alla posa della prima pietra della chiesa di San Giuseppe.
Vista la grandiosità di impostazione della costruzione, soprattutto in relazione al periodo storico dominato da guerre, pestilenze e difficoltà economiche, l’opera di realizzazione si protese per molti decenni.
La consacrazione della chiesa, non ancora completamente terminata, avvenne il 13 maggio 1674 da parte dell’allora vescovo Giovanni Ambrogio Torriani per essere elevata a parrocchia nel 1818 dal vescovo Carlo Rovelli.
Ho deciso di trattare questo argomento, anche su consiglio del mio relatore, Ill.mo L’impostazione data al mio lavoro vede una suddivisione in cinque capitoli, ciascuno di essi dedicato a un approfondimento delle parti fondamentali per la conoscenza della chiesa.
Il primo capitolo, dove viene fatto il punto sugli studi fino ad oggi effettuati sulla chiesa, assume una grande importanza, perché, come detto sopra, nonostante il certosino lavoro di raccolta di informazione e di analisi effettuati da Antonioli e Rinaldi, non si è mai provveduto alla realizzazione di una relazione globale degli studi effettuati.
Il secondo capitolo prevede un’analisi storica delle fasi di costruzione che hanno attraversato per quasi due secoli la storia del paese, continuando poi fino ai giorni nostri con costanti opere di restauro e abbellimento dell’edificio sacro.
Il terzo capitolo si sofferma ad analizzare la struttura architettonica, ponendo l’attenzione su alcuni elementi di particolare rilievo come la facciata, il sagrato e il campanile per la parte esterna e l’altare e le cappelle relativamente all’interno.
I dipinti, le sculture e gli arredi sono l’argomento trattato nel quarto capitolo, dove vengono analizzati le opere e gli artisti che hanno contribuito al fasto e allo splendore della chiesa.
Nel quinto capitolo viene proposto il raffronto con altre chiese realizzate nel medesimo periodo, sia nella provincia di Sondrio sia nel resto d’Italia.
Il lavoro termina con un’appendice documentaria nella quale ho riportato il sindacato stipulato per la realizzazione della chiesa, desunto dall’archivio parrocchiale che ho potuto consultare nella loro nella loro forma originale, nonostante il precario stato di conservazione, e analizzare poi approfonditamente nella raccolta Archivi storici ecclesiastici di Grosio, Grosotto e Mazzo curata da Antonioli e successivamente ampliata da Rinaldi. Le visite pastorali effettuate dai vescovi nel periodo di realizzazione dell’edificio sacro, che ho consultato presso l’archivio vescovile del centro studi Nicolò Rusca, mi sono state molto utili per definire un quadro storico ben preciso e documentato, altrimenti difficilmente ricostruibile.

Ho infine inserito una tavola planimetrica della chiesa, anche se al riguardo manca un lavoro tecnico adeguato, essendo reperibile un’unica planimetria e non disponendo invece di nessuna sezione dell’edificio e di un’appendice fotografica che permetta di osservare direttamente le informazioni contenute nell’elaborato.
Lo studio di una ricca bibliografia, che non si è limitata ai soli testi inerenti alla chiesa, ma che ha coinvolto anche opere di più ampio respiro relativamente alla situazione economica, culturale e artistica di Grosio e dell’intera provincia mi ha permesso di creare un quadro storico e sociale completo all’interno del quale inserire l’analisi della parrocchia.
Spero che il mio lavoro possa dare giusto risalto ad una chiesa unica nel suo genere per un piccolo paese di montagna, che conta appena 5000 anime, ma che ha saputo con tenacia e devozione sacrificarsi per realizzare quello che è, ancora oggi, il vanto per tutta la popolazione e che manifesta il profondo sentimento religioso dei grosini.

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CAPITOLO I – LO STATO DEGLI STUDI 1.1 Lo stato degli studi ad oggi Per comprendere l‟immenso patrimonio artistico presente in Valtellina è necessario comprendere l‟importanza che queste zone anticamente avevano, soprattutto come crocevia di scambi, soprattutto per la Valtellina, tra la Repubblica di Venezia e il 1 nord Europa. Questa valle, oggi quasi sconosciuta, era oggetto tra il 500 e il 600 di importanti contese tra i Grigioni, che avevano allora il dominio sui territori, e la Spagna, che per allargare i propri possedimenti verso nord, voleva ottenere la Valtellina per poterne sfruttare i passi alpini. Anche Roma guardava con interesse alla valle da quando l‟autorità politica grigione aveva sottratto al papato la giurisdizione su questi territori, garantendo quindi ai protestanti la possibilità di rifugiarsi in questi luoghi senza essere oggetto di persecuzione, come accadeva invece nel resto d‟Italia. Per tale motivo il papato era particolarmente attivo affinché la zona ritornasse sotto il 2 controllo del vescovo di Como . Questo breve excursus storico viene fatto per spiegare come sia possibile che in Valtellina si trovino degli esempi di architettura ecclesiastica tanto importanti e sontuosi, come non ci si aspetterebbe di trovare in piccoli insediamenti di contadini. Tra questi edifici sacri degni di attenzione rientra certamente la chiesa parrocchiale di San Giuseppe a Grosio. Principiata nel 1626 e protagonista indiscussa per oltre un secolo degli sforzi e dei sacrifici dell‟intera popolazione, come poi vi sarà modo di approfondire nel capitolo seguente, è indubbiamente la più grande ed illustre opera che questo piccolo paese di montagna abbia realizzato. 1 Langé S., L‟architettura sacra nell‟età della Riforma in Valtellina e Valchiavenna in Il Sei e Settecento in Valtellina e Valchiavenna : contributi di storia su società, economia, religione e arte, Polaris, Sondrio 2002, pp.47-48 2 Coppa S. (a cura di), Il secondo Cinquecento e il Seicento in Civiltà artistica in Valtellina e Valchiavenna, Bolis, Bergamo 1998, pp.19-21 4

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Informazioni tesi

  Autore: Catia Curti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze dei beni culturali
  Relatore: Alessandro Rovetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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