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Il valore delle testimonianze come nuova prospettiva nella conservazione e nel restauro dell’arte contemporanea. Voci a confronto tra interrogativi, problematiche e risoluzioni.

Il fascino che l’arte contemporanea ha esercitato su di me, dapprima come semplice spettatrice e poi in ragione dei miei studi specialistici nel settore della conservazione e della diagnostica delle opere d’arte moderne e contemporanee, mi ha portata a sviluppare una maggiore consapevolezza riguardo la complessità della sua natura. Infatti, le esperienze dell’arte contemporanea richiedono uno sforzo maggiore di analisi e di comprensione sia a chi ne fruisce ma anche e soprattutto a chi ha il ruolo di affiancarle, che si tratti dello storico dell’arte oppure, a più livelli, del conservatore.É proprio il suo linguaggio a volte ermetico a renderne difficile la comprensione e dunque la sua analisi e persino la sua conservazione, in quest’ultimo caso resa più complessa per via di un suo maggiore coinvolgimento con la tecnica e la tecnologia. Non é un mistero che la conservazione e il restauro delle opere d’arte contemporanee pongano a volte più problemi di quelli che si possono riscontrare intervenendo sulle opere antiche o moderne, in primo luogo a causa della varietà dei materiali e delle tecniche in uso. Va inoltre tenuto ben presente il lacunoso interesse che ha spinto storici dell’arte e soprintendenze ad interessarsi poco e male del contemporaneo, senza contare la carenza di comunicazioni tra queste figure e gli addetti del settore, restauratori in primis. A causa di questo atteggiamento le questioni tecniche sono state relegate per anni a vaghi accenni legati a studi diagnostici funzionali a interventi di restauro, il che spiega perché oggi risulti molto difficile reperire testimonianze utili: le fonti scritte esistenti sono rare e datate, soprattutto in Italia.
La distanza mantenuta sull’argomento da storici e critici ha prodotto un’ulteriore conseguenza, altrettanto grave, nell’universo dell’arte contemporanea: ha influito negativamente sul comportamento degli artisti nei confronti della definizione tecnica delle proprie opere. Vista la reticenza nel raccogliere e archiviare informazioni scritte sull’aspetto esecutivo del loro lavoro gli artisti stessi sono diventati refrattari ad affrontare spontaneamente l’argomento. Inoltre, spesso si rivelano impreparati ad accettare o semplicemente a consigliare il miglior intervento conservativo o di restauro per la propria opera, per esempio perché non ricordano il procedimento oppure la totalità delle componenti utilizzate.
É una considerazione dal peso non irrilevante, soprattutto se si considera che la testimonianza di un artista dovrebbe essere la chiave per qualunque porta nascosta nell’opera: materiali, messaggio, tecniche, provenienza, destinazione etc. Proprio da queste forme di collaborazione dovrebbe scaturire quella letteratura specifica valida come fonte oltre che come una “mappa di intervento”.
Con questo lavoro ci si propone di entrare nel vivo della questione, valutando le problematiche in relazione soprattutto a quello che sono le esperienze sin qui maturate da conservatori e restauratori.
É un cammino svolto sul campo, che non si serve solo di fonti teoriche, anzi, é impostato soprattutto sul confronto diretto con gli artisti e con gli addetti ai lavori, per approfondire temi e problematiche attraverso cui sia possibile generare nuovi punti di contatto e di forza.
Punto di questo elaborato é tracciare un excursus sulla storia della conservazione per l’arte contemporanea: dal ruolo del restauratore a quello del conservatore, dall’utilizzo sempre più audace di materiali e tecniche alle problematiche che ne derivano. Viene pertanto presa in considerazione anche la nascita di organismi come l’INCCA e Officine d’Arte.
A compendio di queste analisi sono state realizzate una serie di interviste e sono state raccolte testimonianze dirette che inquadrano il punto di vista del restauratore quanto del conservatore.
A rafforzare questo osservatorio sono state anche raccolte alcune interviste ad artisti, scelti tra quelli ho avuto l’opportunità di conoscere durante i due anni e mezzo di lavoro presso la MLB Home Gallery di Ferrara e durante i tre mesi di tirocinio presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Artisti tra di loro diversi per provenienza, generazione e linguaggio adoperato, ma in tal senso di grande supporto allo sviluppo di questo lavoro.
Le interviste che ho elaborato hanno una griglia strutturale omogenea che permette di individuare, per confronto, problematiche diverse per ogni artista.
L’elaborato si conclude con la presentazione di una scheda tecnica - una sorta di carta guida - realizzata sulla base delle informazioni raccolte attraverso le testimonianze raccolte: questa scheda si propone come strumento di utilità ai fini della conservazione, un tramite diretto tra artista e tecnico dell’arte.
É in sostanza il punto conclusivo di un’esperienza che ha inteso mettere a frutto le conoscenze maturate nel corso dei miei studi : la realizzazione di una carta di servizi che acquista in questa sede un valore sperimentale.

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Informazioni tesi

  Autore: Benedetta Bodo Di Albaretto
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Ferrara
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Conservazione e Diagnostica di opere d'arte moderna e contemporanea
  Relatore: Antonio Rava
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 308

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