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Effetti delle fusioni ed acquisizioni tra banche sui prestiti alle piccole e medie imprese in Italia

L'idea di trattare il problema dell'effetto delle operazioni di consolidamento bancario sui prestiti alle piccole e medie imprese prende spunto dalla lettura di alcuni lavori realizzati sull'argomento da autori statunitensi.
Negli Usa il processo di ristrutturazione bancaria è stato particolarmente intenso negli ultimi anni, il numero di banche è diminuito del 30% tra il 1988 ed il 1997, e l'attivo delle 8 maggiori banche è passato dal 22.3% al 35.5% del totale nazionale. In Italia le operazioni di aggregazioni condotte nel corso degli anni novanta hanno riguardato 432 banche, dal 1980 al 1997 il numero di banche è diminuito del 18%, in base ai prezzi pagati le operazioni hanno assunto in Italia valori elevati, dell'ordine di 45.000 miliardi di lire, superati solo nel Regno Unito.
La portata e l'intensità di tale processo ha sollevato, inevitabilmente, rilevanti questioni di politica economica, tra le quali la possibilità che una maggiore dimensione delle nuove banche, frutto di fusioni ed acquisizioni, generi una contrazione dell'offerta di credito alla clientela più piccola in virtù di maggiori diseconomie organizzative (associate alla dimensione bancaria). L'ipotesi di fondo che alimenta i principali studi in materia è l'esistenza di un cosiddetto "size effect" sui prestiti alla piccola e media impresa, ovvero, una maggiore dimensione della banca fa si che il costo marginale connesso all'attività di erogazione dei piccoli prestiti aumenti, perché l'attività di valutazione e monitoraggio della clientela creditrice richiede l'attivazione di procedure ed il coinvolgimento di livelli organizzativi della banca del tutto differenti, laddove si tratti di imprese piccole ed informativamente opache piuttosto che imprese di grandi dimensione e caratterizzate da una maggiore trasparenza informativa.

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4 Introduzione "Stiamo acquisendo una massa critica non solo nell'investment banking ma anche nella gestione di attività e nei servizi per le transazioni. Questo ci consentirà di rivendicare una posizione di leadership sul mercato"; Rolf Breuer, presidente di Deutsche Bank, a commento dell'acquisizione di Bankers Trust. "Ma per aumentare la presenza sul mercato è altresì indispensabile tenere legata, fidelizzare, la propria clientela ed acquisirne sempre di nuova." Relazione sulla gestione, Bilancio 1996 Banco Ambrosiano Veneto Le concentrazioni nell’industria bancaria mondiale sono ormai un dato acquisito da tempo, hanno assunto dimensioni rilevanti in molti paesi tra cui gli Stati Uniti, il Giappone, la Scandinavia. Anche per l’Italia, pur con i ritardi dovuti alle condizioni iniziali di bassa concorrenza ereditati dal passato, il cambiamento è stato radicale; la compressione dei margini esercitata dalla concorrenza ha inevitabilmente stimolato ristrutturazioni e concentrazioni. Le problematiche ed i dubbi che questo processo di consolidamento solleva sono molteplici, a cominciare dalla effettiva utilità economica, per alcuni indiscutibile, per altri da prendere con le dovute cautele, dettate soprattutto dalla concreta possibilità di creare un valore aggiunto maggiore. Le ragioni fondamentali alla base di tale fenomeno sono prevalentemente di origine esterna: l’informatica e le telecomunicazioni in primo luogo, che favoriscono la globalizzazione finanziaria e l’abbattimento dei costi di trasmissione e

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Informazioni tesi

  Autore: Christian Corradini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia Aziendale
  Relatore: Giancarlo Forestieri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 183

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