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Forme ed istituzioni dell'insediamento normanno in Sicilia

L’elaborato si divide in due capitoli principali divisi in paragrafi. Nel primo capitolo viene esposto il contesto storico, politico ed insediativo della Sicilia tra la fine dell’Impero Romano d’Occidente e la conquista islamica. Esso si compone di tre paragrafi di cui il primo dedicato all’esposizione del panorama economico ed insediativo siciliano nel periodo tardo antico e nel primo secolo e mezzo di dominazione bizantina, conosciuto anche come età protobizantina. Qui vengono messe in luce le varie classi sociali presenti nell’isola anche con il contributo delle fonti storiche dirette e vengono prese in considerazione, inoltre, le diverse tesi degli studiosi contemporanei riguardo a molti argomenti anche di natura archeologica come il fenomeno dell’abbandono delle ville e la loro trasformazione in villaggi, la rioccupazione di siti d’altura e l’abbondono di quelli in piano in coincidenza prima delle incursioni dei Vandali ed in seguito di quelle degli Arabi.
Il secondo paragrafo è dedicato alla Sicilia bizantina, dove con questo termine si intende indicare il periodo della militarizzazione dell’isola e la sua trasformazione, insieme con altre regioni dell’Italia meridionale, in thema ossia in una provincia militarizzata la cui gestione è affidata ad alti ufficiali dell’esercito e popolata da contadini-soldati, gli stratiotatoi, a cui vengono assegnati lotti di terra da coltivare in modo incentivarne la resa in guerra, dovendo essi difendere non una provincia imperiale qualsiasi, ma la loro stessa casa e la loro stessa terra. In questo paragrafo vengono affrontati inoltre i temi, anche in questo caso eminentemente archeologici, delle prime forme di incastellamento che la Sicilia subisce, nonchè quello della forma e della distribuzione dell’insediamento.
Il terzo paragrafo affronta, infine, il tema dell’invasione islamica dell’isola e della sua conquista, soffermandosi in particolare su alcune fonti storiche dell’epoca e su alcuni fatti ritenuti dall’autore determinanti per la comprensione delle vaste riforme, non solo amministrative ed economiche, apportate dai nuovi governanti musulmani dell’isola. Inoltre, dal punto di vista archeologico, vengono prese in esame le più rilevanti produzioni ceramiche del periodo ed alcuni insediamenti ritenuti dall’autore particolarmente significativi per la comprensione di, almeno, una parte della trama insediativa islamica nell’isola.
Il secondo capitolo affronta l’argomento vero e proprio della tesi, ossia le forme e le istituzioni dell’insediamento normanno in Sicilia. In questo capitolo, diviso anch’esso in tre paragrafi, l’autore si propone di riconoscere, per mezzo delle fonti storiche e di quelle archeologiche, le direttrici e le principali modalità dell’insediamento normanno in Sicilia nonchè le sue caratteristiche principali peculiarità.
Il primo paragrafo affronta le varie tappe della conquista e della fondazione della Gran Contea di Sicilia, prima fase del dominio normanno dell’isola. In questo specifico l’autore pone a confronto le modalità d’insediamento ed incastellamento dell’isola con quelle studiate da Pierre Toubert nel Lazio medievale in un periodo di tempo compreso tra il 960 d.C. ed il 1100. Il confronto è impostato non solo sul periodo temporale simile, ma soprattutto sui modi che caratterizzarono l’incastellamento ed il popolamento del territorio di entrambe le regioni, scoprendo alcuni punti di contatto ma anche molte differenze. Su questa traccia è impostato anche il secondo paragrafo, riguardante il periodo della fondazione del Regno di Sicilia fino al suo apogeo e quindi il suo rapido declino che coincise anche con la fine della dinastia normanna d’Altavilla e la fine dell’indipendenza della Sicilia e del Meridione d’Italia dalle grandi potenze universali, il Papato e l’Impero.
Poichè nei primi due paragrafi non è stata trovata una soluzione al quesito posto in partenza, dal momento che il confronto con il Lazio toubertiano non ha portato risultati concreti, l’autore, nel terzo ed ultimo paragrafo, confronta la situazione siciliana con quella del Vicino Oriente latino conquistato negli stessi anni in cui si rafforzava la nascente potenza normanna di Sicilia. Anche in questo paragrafo viene impostato un paragone tra le due nuove entità statali, riconoscendo un’origine comune nel desiderio di espansione coloniale degli Europei, specialmente Francesi e Normanni dettato non solo dal fervore religioso ma soprattutto dalla ricerca di ricchezze e terre da coltivare per stabilizzare una situazione economica e familiare spesso molto precaria.
L’ultima parte della tesi è costituita da piante e tavole fotografiche che rappresentano graficamente i percorsi di conquista e la distribuzione degli abitati riportati nel testo, oltre a mostrare i reperti archeologici mobili ed immobili di cui si è discusso nell’elaborato. L’apparato bibliografico e l’indice analitico terminano l’elaborato.

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1 Introduzione La teoria di base che ha dato l‟avvio allo svolgimento di questa tesi è la verifica e l‟eventuale applicazione del modello storico ideato da Pierre Toubert per il Lazio alla Sicilia normanna. Il confronto fra queste due realtà così diverse è dovuto alla quasi contemporaneità degli eventi che hanno coinvolto entrambe le regioni tra il X e l‟XI secolo e che ne hanno determinato alcune importanti caratteristiche sia economiche che sociali. Il motivo per cui è stato scelto proprio il modello toubertiano è dovuto all‟apparente similitudine tra le forme di incastellamento studiate dallo storico francese per il Lazio e quelle che appaiono sia dalle fonti storiche che da alcuni scavi effettuati anche in tempi recenti in Sicilia. Lo studio di Toubert, infatti, rivelò una dinamica di grande importanza nella storia della regione da lui studiata e, più in generale, del feudalesimo italiano tra la fine dell‟Alto Medioevo ed i secoli centrali: ossia la fine dell‟abitato sparso con relativa concentrazione della popolazione residente in centri d‟altura fortificati denominati castra e conseguente controllo di essa e delle produzioni agricole e/o artigianali da parte del signore, promotore e creatore dei nuovi insediamenti. Questo evento, che per molto tempo gli studiosi del settore attribuirono alle incursioni degli Ungari e dei Saraceni in territorio laziale 1 , fu invece dovuto, secondo lo studioso francese, al sempre maggior potere acquisito dagli esponenti dell‟aristocrazia laziale che, in qualche caso, riuscirono a crearsi un proprio dominio di fatto indipendente dal potere centrale, peraltro ancora evanescente, del Pontefice romano. Toubert concentrò i propri studi sul basso Lazio, in particolare nella regione che dalla Sabina si estendeva fin quasi al confine con l‟odierna Campania, entro la quale erano compresi anche i monasteri di Farfa e Montecassino, dai cui registri egli prese le informazioni sul territorio, le sue suddivisioni, le donazioni, i prodotti, gli eventuali canoni dovuti ai monasteri etc…Anche un altro monastero famoso, quello di Bobbio, fu coinvolto nello studio, in quanto possedeva alcune terre nella regione interessata. Gli studi coinvolsero il periodo che egli stesso definì come quello di maggior floridezza degli insediamenti castrali, che sarebbe anche continuato se non fosse stato per il 1 In realtà di incursioni veramente pericolose da parte di questi popoli non ve ne furono che poche, la più importante delle quali è il sacco di Roma perpetrato da Saraceni nell‟855 d.C., ampiamente fuori dall‟orizzonte temporale del problema.

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Russo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Archeologia
  Relatore: Marco Valenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 198

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