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I fondi pensione

Questa tesi è iniziata descrivendo le varie riforme del sistema pensionistico italiano.
Abbiamo approfondito i fondi pensione, in particolare modo dei fondi pensione chiusi o negoziali di cui ci siamo soffermati sulle caratteristiche e sul modello di genesi e di costituzione. Abbiamo accennato i fondi pensioni aperti e abbiamo parlato del finanziamento e del trattamento fiscale dei fondi pensione.

In seguito abbiamo parlato dei rischi dei fondi pensione che possono essere il rischio finanziario e quel politico, gli eventuali rimedi a tali rischi, i vantaggi e gli svantaggi dei fondi pensione a contribuzione definita e a prestazione definita, i problemi relativi al governo dei processi legati agli investimenti previdenziali, i costi di gestione che possono incidere molto sui fondi pensione e al problema delle stock option che possono alterare i risultati dei bilanci e condizionare pesantemente i rendimenti dei fondi pensione. Infine abbiamo parlato della formazione e delle cautele da seguire nella fase di costituzione del montante e nella fase di erogazione della rendita.

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5 INTRODUZIONE Nonostante siano presenti nel nostro ordinamento da diversi anni, è soltanto di recente che i fondi pensione sono divenuti oggetto quotidiano di conversazione: in particolare con le disposizioni in materia pensionistica contenute nella cosiddetta “Riforma Maroni” e nella legge finanziaria del 2007 che prevede il conferimento del tfr maturando ai fondi pensione già dal 2007 e non dal 2008 come prevede la riforma Maroni. L’avvio dei fondi pensione in Italia è iniziata già da oltre un decennio. Fino al 1992, infatti, gli italiani hanno vissuto una situazione che si può definire invidiabile, protettiva un welfare che a tutto e che consentiva ai cittadini di dormire sonni tranquilli, soprattutto il loro futuro previdenziale. Poi, per cercare di riequilibrare i conti pubblici, sono arrivate le prime riforme del sistema pensionistico e persino le categorie che in passato si potevano considerare iperprotette hanno dovuto iniziare a valutare attentamente la questione. È, infatti, molto probabile che la pensione pubblica su cui potremo contare, una volta entrate a regime le riforme, oscillerà tra il 25% (autonomi con scarsa contribuzione) e il 63% (dipendenti con elevato incrocio tra età e contribuzione) della retribuzione media. Per integrare la pensione pubblica, che con il passare del tempo diventerà sempre più irrisoria, i lavoratori dovranno aderire ai fondi pensione.

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Bernardelle
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia del Commercio Internazionale
  Relatore: Giuseppina chesini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

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