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Il rischio operativo: problemi di misurazione, gestione e controllo

La recente crisi ha sollevato polemiche circa i metodi di misurazione dei rischi di credito e di mercato, tuttavia meno vivace è il confronto sul rischio operativo, in quanto l’introduzione di modelli di misurazione è a uno stadio ancora iniziale, meno maturo rispetto agli altri rischi.
Solo in anni recenti si è iniziato a parlare di metodi di valutazione di questa fattispecie di rischio, consapevoli che l’innovazione finanziaria, lo sviluppo di canali telematici e del commercio elettronico, le frequenti operazioni straordinarie d’azienda, la complessa gestione delle risorse umane, la crescente competitività dei mercati, sono determinanti per l’esposizione al rischio operativo che è diventata tendenzialmente crescente.
L’attenzione rivolta ai rischi operativi, i quali al contrario dei rischi di credito e di mercato non possono dirsi specifici dell’intermediazione creditizia, deriva: dalla consapevolezza che essi caratterizzano una percentuale rilevante dell’assorbimento del capitale delle banche (stando alle stime della Banca dei Regolamenti Internazionali il 20%) e dalla loro natura che rende l’operatività della banca, inevitabilmente, esposta a questa fattispecie rischiosa.
Infatti, i rischi operativi sono causati da diversi fattori: errori umani, fallimenti dei sistemi (informativi e gestionali), procedure e controlli inadeguati ed eventi esterni.
Il controllo delle variabili in gioco diventa determinante, in quanto il raggio d’azione dei rischi operativi è di vasta portata, coinvolge tutti i processi aziendali, tutte le strutture e tutto lo spettro dei prodotti offerti.
In questo contesto gli stakeholders (azionisti, marcato in generale) accrescono la loro attenzione verso fenomeni degenerativi, proprio perchè gli effetti del verificarsi di un evento di rischio operativo si ripercuotono sull’intero funzionamento dell’attività bancaria e su tutti i loro interessi.
L’introduzione di adeguate e affidabili metodologie di misurazione del rischio operativo si inseriscono in una ottica di preservazione del capitale a tutela non solo della banca (un evento rischioso potrebbe riflettersi in una diminuzione di reputazione o in perdite ingenti) ma anche di tutti coloro che ripongono fiducia nel sistema bancario.
Impulso importante per lo sviluppo di una corretta regolamentazione è stato dato dalle Autorità di Vigilanza di ciascun Paese coordinate dal Comitato di Basilea.
Dopo un lungo dibattito, numerose osservazioni e proposte la stesura definitiva del testo sulla Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali del 2004 (per la prima volta si introduce una nuova categoria di rischi che era definita semplicemente come “altri rischi”) tende a realizzare due risultati principali: sviluppo di una strategia e strutture funzionali specifiche per il rischio operativo, considerato come categoria di rischio distinta e controllabile; impiego di criteri rigorosi per la determinazione del rischio, gestione attiva volta a non subire gli effetti del verificarsi degli eventi, ma ad istituire opportune politiche di valutazione e di gestione.
Il rischio operativo si inserisce in una logica di tipo prudenziale, la sua determinazione ha uno scopo “preventivo”, ma non può esserne fissato un limite, oltre il quale potersi spingere, perché esso non dipende dalla volontà degli operatori.

Ma i rischi operativi non sono facili da controllare e le problematiche legate alla loro gestione sono molte e per certi versi indipendenti dalla classe di appartenenza di un intermediario.
Queste caratteristiche rendono la gestione del rischio operativo di notevole complessità e di non facile inquadramento. Occorre pertanto conoscere con puntualità il business dell’intermediario, la struttura organizzativa, il sistema di controllo, il contesto di riferimento e molti altri dati ancora per poter, con precisione, individuare gli eventi potenziali di perdita e fornirne una valutazione in termini di probabilità di accadimento ed impatto.
Lo scopo del lavoro è quello di mettere a fuoco le incertezze che derivano dalla valutazione dal rischio operativo e le sue implicazioni a livello gestionale, di delineare elementi chiave per l’identificazione, la misurazione e il controllo dello stesso.

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1 1 Gestione, controllo dei rischi operativi e riflessi sulla gestione 1.1 Problemi definitori Per molto tempo il rischio operativo ha sofferto di problemi definitori venendo considerato semplicemente un insieme di rischi non classificabili tra quelli di credito e di mercato, una famiglia di rischi differenziati per gli eventi da cui hanno origine, per la severità delle perdite, per la probabilità di accadimento e per il tipo di impatto che può essere ascrivibile a diverse circostanze: perdita vera e propria, mancate occasioni o guadagni, penalità da organismi, svalutazione degli asset, ripercussioni negative in termini di immagine e reputazione. Nell’ultimo decennio numerosi sono gli studi e la pubblicazioni volte ad individuare i criteri di identificazione di questa fattispecie di rischio. Non vi è ancora un unanime consenso sulla definizione da dare, alcune banche internazionali adottano definizioni diverse 1 : «the potential of any activity to damage the organization, including physical, financial, legal risk and risk to business relationships» 2 ; 1 Cfr. Sironi, 2005. 2 Potenzialità di ogni attività di danneggiare l'organizzazione, compresi danni fisici, finanziari, il rischio legale e rischio di relazioni di business.

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Carcione
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia
  Relatore: Enzo Scannella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 157

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