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Il mondo musulmano tra shariah e democrazia

Il rapporto tra islàm e democrazia è, oggi, in varie forme e aspetti, uno dei temi più dibattuti nel quadro degli studi politici del mondo islamico contemporaneo. Tale rapporto attiene innanzitutto alla sfera politica, ma anche a quella sociologica, nonché a quella letteraria e, last but not least, a quella religiosa.
Il nostro mondo, che ai fini della trattazione, s’indicherà come “occidentale”, ci propone un modello di democrazia liberale basato su molteplici elementi costitutivi quali libere elezioni, costituzione, pluralità, varie forme di rappresentanza. Tutti, questi ultimi, fattori squisitamente politici, ma anche altri di natura prettamente sociologica: è indubbio, infatti, che si associ spesso il termine democrazia a concetti quali il rispetto dei diritti umani, la tolleranza religiosa, la libertà di parola, di pensiero, di associazione, di stampa. Alla luce di quanto detto il mondo occidentale è definito “democratico”, mentre quello “islamico” viene associato a vari appellativi: da “autoritario”, “intollerante”, “totalitario”, o, più recentemente “terroristico”, o, ancora, addirittura privo di una vera forma di governo propriamente detta, argomentando al proposito che la religione musulmana che queste popolazioni, di varia provenienza geografica, professano, sia incompatibile con forme più o meno compiute di democrazia.
Senza azzardare visioni o tesi eccessivamente ottimistiche in prospettiva di una transizione democratica dei paesi arabo-musulmani, questo lavoro vuole essere solo un tentativo, sorretto da elementi empirici, teso a verificare le possibilità di una possibile coesistenza tra Islàm e democrazia e soprattutto volto ad abbattere, nei limiti del possibile, stereotipi poco fruttuosi e di origine pregiudiziale che identificano il mondo islamico, nella sua totalità, con una realtà chiusa, autoritaria e senza vie di sbocco. Pregiudizi e stereotipi influenzano, limitandole, le nostre capacità di pensiero e critica, assoggettandoci a una forma di potere astratto ma molto potente e minatorio.
Questo piccolo cammino (intendo come tale il presente lavoro) partirà dall’influenza esercitata dalle religioni, a titolo generale nella politica di ogni epoca e civiltà, toccando in particolare i paesi islamici. Si andranno poi ad analizzare le prime forme di governo e di stato, visti attraverso la lente religiosa e puntando in particolar modo sulle costituzioni. L’analisi di due casi empirici, uno sciita e uno sunnita (Iran e Tunisia), ci permetterà poi di riscontrare la presenza religiosa nelle loro rispettive costituzioni e i segni, quindi, di una possibile e valida democrazia. Si concluderà poi con una breve indagine sul campo, svolta utilizzando come strumento di rilevazione un questionario, o per meglio dire delle interviste composte da domande proposte a cittadini di religione musulmana, residenti a vario titolo nel nostro Paese, volto a constatare la più o meno forte compatibilità, nei loro pensieri, tra religione islamica ed istituzioni democratiche.
Per effettuare una siffatta indagine, il passo fondamentale è quello di definire i concetti in analisi: islàm e democrazia e l’insieme degli elementi o variabili che li caratterizzano.
Gli oggetti politici di cui si tratterà sono i paesi islamici, considerati come un’unica area, non tanto per la continuità geografica (visto che l’islàm come religione è diffuso in molte parti della terra non sempre vicine tra loro) quanto perché accomunati dalla religione professata e da fattori culturali e storici simili primi fra tutti il processo di colonizzazione e la piuttosto recente storia indipendente.
Le fasi o per meglio dire i punti della strategia di ricerca delineata nelle ultime pagine sono proprie dell’approccio e dello studio comparato. Tuttavia l’indagine che mi sono preposta di effettuare non riguarda la comparazione tra loro di vari stati di religione musulmana o a maggior ragione uno studio comparato tra “l’area islamica” e “l’area occidentale” e quindi uno o più stati musulmani da una parte e alcuni occidentali, quale l’Italia, dall’altra.
Mi sono limitata ad uno studio di area considerata come caso unico l’area a cui appartengono tutti quegli stati per i quali la religione musulmana è la religione di stato e allo stesso tempo fonte di ispirazione della legge o essa stessa legge.
Lo studio del singolo caso e quindi di una singola area, come afferma Lijphart, può rappresentare un importante contributo che ci aiuta a conoscere le specificità del luogo e può offrire materiale per altre ricerche.

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1.1 I termini democrazia e islàm. Prima di intraprendere il discorso relativo alle effettive possibilità di una democrazia nei paesi islamici, è bene approfondire i due concetti che si sono solo accennati nell‟introduzione così come esposta, cioè democrazia e islàm. I due termini non corrispondono a precise ed immutabili definizioni ma hanno un largo seguito di interpretazioni nonché la tendenza a variare al fine di adattarsi a tempi e spazi diversi. Il concetto di democrazia, per primo, non ha un‟interpretazione univoca ed è precisato in associazione ad aggettivi di vario genere: democrazia liberale, rappresentativa, parlamentare, ecc. Quando parliamo di democrazia, quindi, anche riferendoci al mondo occidentale, dobbiamo precisare a quale tipo di essa ci riferiamo. Non è detto poi che la democrazia sia una forma di governo priva di difetti. Winston Churchill, agli 18

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Informazioni tesi

  Autore: Sonia Cannarella
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Federico Cresti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 202

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