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Elementi illuministici nel Barone Rampante di Italo Calvino

"Un ragazzo sale su di un albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più". In questa frase c'è forse tutta l'essenza del romanzo di Calvino, ma quello che ancora non era stato notato è che l'opera dello scrittore è permeata di elementi illuministici francesi.
A questo punto però alcune cose potrebbero suonare strane: che Calvino, comunista, possa abbracciare un’ideologia storicamente "borghese", quale l’illuminismo, appare se non improbabile, quanto mai imbarazzante. Inoltre le democrazie borghesi si ritenevano direttamente responsabili dei regimi fascisti, e Calvino fu fiero partigiano. Tuttavia Calvino scrive "Il Barone Rampante" in una data chiave: il 1957, anno delle dimissioni dal partito comunista dopo i fatti di Ungheria e di conseguenza abbandono della scena politica come attività militante.
Vedremo quindi come nel Barone Rampante l’autore prenda soprattutto come modelli tre scrittori, tre filosofi francesi sopra tutti gli altri: Voltaire, Diderot e Rousseau. Muovendomi da questa particolare lettura del romanzo, cercherò di tracciare un profilo di Italo Calvino ancora poco conosciuto, caratterizzato da un atteggiamento velato di pessimismo razionale, un pò disilluso, ma ancora prode partigiano, questa volta però della cultura, che si volterà a guardare con simpatia a l’America anticomunista.
Un gusto dell’autore per gli atteggiamenti morali, per la prova umana, per lo stile di vita, e tutto questo tenendosi in bilico su sostegni fragili come rami circondati dal vuoto.
Un’inedita figura di Calvino che nasce insieme al suo Barone rampante, un Calvino, appunto, neoilluminista.

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4 INTRODUZIONE “Un ragazzo sale su un’ albero, si arrampica tra i rami, passa da una pianta all’altra, decide che non scenderà più.” 1 Questa frase non è l’incipit del Barone rampante di Italo Calvino, ma è l’inizio della prefazione scritta dallo stesso autore nel 1957, celatosi dietro il nome anagrammato di Tonio Cavilla. La prima frase del romanzo invece, che come vedremo alla fine della mia tesi avrà un significato determinante, recita: “Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo piovasco di Rondò, mio fratello sedette per l’ultima volta in mezzo a noi.” 2 In queste due citazioni è racchiusa tutta l’idea del Barone rampante. Questa semplice sintesi dell’opera, ho l’ardire di credere, sarebbe piaciuta a Calvino, che ammetteva sotto le spoglie di Tonio Cavilla : “l’autore ci dice molte cose come fossero tutte essenziali, ma alla fine di essenziale resta solo l’immagine che egli ci ha proposto : l’uomo che vive sugli alberi” 3 . Considerava il suo romanzo come uno di “quei libri scritti per gioco, che sono tradizionalmente destinati allo scaffale dei ragazzi” 4 , da mettere accanto alle altre novelle di Calvino pubblicate in questo periodo. Una favola. Egli era in quel tempo stanco dei tentativi di scrivere romanzi sulla linea “realistico-social- picaresca” 5 , o come è stata anche definita, della sua fase neorealista, caratterizzata dal romanzo d’esordio Lungo i sentieri di nidi di ragno. Calvino si abbandona “ alla sua vena più spontanea d’affabulatore” 6 : ne esce nel 1960 la trilogia degli antenati in un volume unico dove il Cavaliere inesistente, uscito nel 59, è presentato come il primo della serie e il Barone rampante del 57, è diventato l’ultimo. Inoltre, insieme ai romanzi e alle favole, Calvino fu 1 In: Barone rampante,Calvino,Verona, Oscar Mondadri,1993 2 Ibidem 3 Ibidem 4 Ibidem 5 In: Italo Calvino, Elisabetta Mondello, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1990 6 Ibidem

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Informazioni tesi

  Autore: Valerio Bergesio
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Giuseppe Leonelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 61

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Parole chiave

italo calvino
illuminismo
rousseau
voltaire
diderot
neoilluminismo
barone

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