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Tutela internazionale dell'ambiente e mercato dei biocarburanti

La tesi in diritto del commercio internazionale, è incentrata sull’analisi dell’evoluzione delle politiche internazionali di lotta al cambiamento climatico compiuta negli ultimi vent’anni.
Partendo dall’esame del Protocollo di Kyoto, documento chiave per tutte le politiche ambientali, si giunge alla conclusione che, ancora oggi, manchi una stabilità politica-economica-sociale sul piano internazionale tale da favorire l’adozione di nuove normative di settore.
Instabilità dovuta, probabilmente, anche alle enormi difficoltà di attuazione del documento dovute, a loro volta, dalla forte ambiguità semantica e giuridica delle “Unità di Emissione”, strumento fondamentale per il raggiungimento degli scopi prefissati ma che, al contempo, pone gravi interrogativi in tema di “privatizzazione dell’atmosfera” la quale finisce con l’essere un bene commerciabile tra gli Stati.
Stabilità che, mancando a livello “macroscopico”, manca anche e soprattutto nell’ambito di settori “microscopici”, fortemente connessi con quelli ambientali.
La tesi, perciò, affronta il tema dei riflessi negativi in seno al mercato dei biocarburanti.
Quelli stessi problemi che si evincono sul piano del dibattito “intorno a Kyoto”, infatti, si registrano anche in questo settore. Anche qui, infatti, si avverte l’incapacità di compiere evoluzioni a causa della instabilità del dibattito internazionale, sempre condizionato da interessi particolaristici delle cosiddette “potenze economiche”, il cui numero è in crescita a causa dell’ascesa di paesi come Cina e India che continuano a trincerarsi dietro la maschera di PVS ma che, in realtà, sono in pieno boom economico.
La tesi sottolinea la necessità che tale settore riceva un’adeguata regolamentazione sul piano giuridico-commerciale, poiché un valido sostegno ai biocarburanti è fondamentale per le future azioni di salvaguardia ambientale, dal momento che una diffusione su scala mondiale di questa fonte energetica rinnovabile è utile sia per “svezzare” il mondo dalla dipendenza dal petrolio, sia per ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra, così come stabilito dal protocollo di Kyoto.
La mancanza di una normativa internazionale di riferimento si è avvertita soprattutto a seguito della Direttiva 28/2009 CE con la quale l’Europa, stabilendo criteri per la produzione di biocarburanti nel suo territorio, ha potuto liberamente imporre standard pubblici al settore con pesantissime conseguenze in termini di concorrenza ed esportazione dal momento che il rispetto di tali standard è veicolo di accesso ad agevolazioni e sgravi fiscali per i produttori.
L’esempio europeo è soltanto il più evidente ed il più recente, ma in generale si può evidenziare che vi è una grave situazione di stallo causata dalle politiche protezionistiche che ciascuno Stato produttore di biocarburanti pone in essere attraverso sussidi alla produzione interna, barriere non tariffarie e dazi doganali.
La tesi prospetta come unica soluzione percorribile quella di un intervento ad hoc da parte del WTO, che metterebbe fine all’uso sconsiderato di strumenti giuridico-commerciali orientati a fini protezionistici ed aprirebbe la strada ad una nuova era di collaborazione armonica, nel rispetto sia delle basilari regole del commercio, sia delle finalità di Kyoto.
L’Organizzazione mondiale del commercio, inoltre, è chiamata anche a risolvere l’annoso problema degli accordi in materia agricola, la cui empasse sta fortemente minando il mercato dei biocarburanti.
Il brusco stop che l’Agenda di Doha ha subìto relativamente alle trattative sui regimi tariffari per agevolare i PVS è sintomatico della mancanza ( e della non volontà) di un accordo internazionale che metta da parte gli interessi dei singoli in nome di finalità globali ed umanitarie.
Tutto ciò, assurdamente, ha riflessi sulla produzione di biocarburanti generati da materie prime alimentari ed agricole; tale fabbricazione, infatti, in mancanza di uno stabile regime giuridico di tariffazione per i prodotti agricoli e alimentari provoca una innaturale distorsione del mercato che ha incidenze disastrose sul problema della fame nel mondo.
La tesi, infine, analizzando la situazione giuridico- politica degli ultimi anni, ha mirato a sottolineare la necessità che nel 2012, alla scadenza del Protocollo di Kyoto, la comunità internazionale si doti di un nuovo accordo che guidi gli Stati verso una moderna politica ecologica e sostenibile e che eviti di commettere gli stessi errori degli ultimi anni.
Tutto ciò potrà avvenire solo attraverso una ben condotta cooperazione internazionale in grado di creare e sviluppare nuovi strumenti giuridici atti ad aiutare e tutelare sul piano legale, sociale ed economico, il pianeta nella più difficile delle sfide.

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3 INTRODUZIONE Il numero insolitamente alto di fenomeni atmosferici disastrosi che da alcuni anni a questa parte stanno flagellando l‟intero pianeta, non è dovuto a teoriche congiunture astrali, bensì ad uno specifico mutamento delle condizioni ambientali terrestri. L‟inesorabile scioglimento dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello del mare, l‟aumento vertiginoso delle temperature, l‟alternanza di periodi di siccità a periodi di forti piogge ed alluvioni, sono tutti segnali di una “Terra malata”. Le politiche di contrasto a tali fenomeni sono, ormai da molti anni, sull‟agenda dei leader mondiali ma ciò nonostante, sono ancora troppo pochi i progressi fatti per arginare questi eventi e salvare il mondo da una lenta catastrofe. Il primo vero passo in questa direzione è stato compiuto nel lontano 1992 anno in cui, a New York, nella sede dell‟ONU fu siglata la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico durante i lavori della quale, nel 1997, è stato sottoscritto il Protocollo di Kyoto.

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Informazioni tesi

  Autore: Pasquale Fanelli
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Gabriella Carella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 134

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Parole chiave

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