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Fraintendimenti interculturali e incidenti diplomatici: la corrispondenza MacMahon-Hussein e il caso di Camp David II

L'interesse verso l'ambito della comunicazione interculturale, e in particolare verso il ruolo che le differenze culturali giocano nel rapporto fra persone e Stati culturalmente differenti, nasce da diversi fattori: dal corso accademico di comunicazione interculturale, dalla realtà interculturale (o multiculturale?) in cui quotidianamente viviamo e che quotidianamente ci mostra quanto sia difficile comprendere e accettare “l'altro”, ma, soprattutto, dalla curiosa scoperta dell'assenza del concetto di democrazia nella cultura araba. Questa nuova consapevolezza è stata lo spunto per un'ulteriore riflessione che mi ha condotto alla successiva scelta del tema di questa memoria: come può il mondo Occidentale cercare di esportare valori democratici in Paesi in cui essi non sono culturalmente contemplati? Il passo successivo è stato il chiedersi che ruolo giocassero i valori di un popolo, e di conseguenza la sua cultura, nelle relazioni internazionali.
Proprio a questo proposito ho voluto analizzare alcuni casi di fallimenti diplomatici soffermandomi sulla matrice culturale, forse troppo spesso sottovalutata, insistendo sull'importanza della creazione di un terreno comune, possibile solo attraverso il reciproco riconoscimento e il dialogo.

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4 Introduzione «La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologica né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legate alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro.» Samuel Huntington Samuel Huntington, uno dei massimi esperti di politica internazionale nonché uno dei padri della geopolitica dell‟ultimo ventennio, lo sosteneva già nel 1993: sarà la cultura il futuro luogo di scontro; saranno le differenze culturali (e non quelle ideologiche) le cause dei futuri conflitti; saranno le risposte alla domanda “chi siamo?” e non “da che parte stiamo?” a determinare i futuri equilibri geopolitici. Oggi, anno 2011, il risultato è sotto gli occhi di tutti: la globalizzazione ci permette di essere vicini gli uni con gli altri, ma è una vicinanza virtuale che non ci unisce realmente. I pregiudizi, la paura del “diverso”, la distinzione “noi-voi”, il non accettare “l‟altro” sono problemi all‟ordine del giorno che non si limitano a rimanere incertezze ristrette alla vita quotidiana, ma che si insinuano anche a un livello più elevato, intaccando e determinando così la politica internazionale. In un clima interculturale (o multiculturale?), la comunicazione che ruolo gioca? Importantissimo, determinante. Quanto incidono le differenze culturali sulla buona riuscita della comunicazione? Tantissimo, in modo rilevante. E quanto incidono le differenze culturali nelle relazioni diplomatiche tra Stati? Ancora una volta la risposta è: tantissimo, in modo rilevante. Proprio a causa di queste tre semplici domande e altrettanto semplici risposte sono voluta andare oltre il classico approccio realista verso le relazioni internazionali, sono voluta andare oltre l‟approccio politico, economico, ideologico, e concentrarmi invece sul ruolo che la cultura e le differenze culturali giocano nella comunicazione e nelle relazioni fra Stati. Ed ecco quindi i tre concetti base di questa memoria: comunicazione, cultura, politica.

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Carnevali
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Chiara Giaccardi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 62

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