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L' Iran: dalla Persia de ''Le Mille e una Notte'' allo Stato Canaglia

Per comprendere la valutazione attuale dell’ Iran come Stato Canaglia e pericolo mondiale bisogna cercare di capire come sia stata possibile tale costruzione; c’è da analizzare innanzitutto una determinata visione del Medio Oriente in generale che si è strutturata nei vari secoli e che ha plasmato l’idea che oggi si ha di quella parte del mondo.
L’ argomento del Cap. 1 sarà rivolto alla valutazione di quelle tematiche generali dell’ intero sistema mediorientale che lo hanno portato al centro del pensiero occidentale, toccando solo alcuni dei momenti fondamentali percorsi dall’ orientalismo come dottrina che hanno causato una frattura così marcata, trasformando la letteratura in tutte le sue forme in uno strumento di politica e colonialismo. La strada sarà tracciata dall’ opera “Orientalismo”, per esaminare anche aspetti molto più attuali, tra cui la propaganda – e diffamazione – proveniente da Hollywood con alcuni modelli classici, ma anche esempi di letteratura antica e religiosa. Un ultimo paragrafo sarà dedicato ad un focus sulla visione italiana.
Il Cap. 2 rappresenta una lente d’ ingrandimento sullo stato iraniano, prima sul contesto storico antecedente i fatti di fine anni’70 (caso Mossadeq e rivoluzione bianca) per poi descrivere ogni dettaglio della rivoluzione del ’79, della successiva guerra che ha visto l’ Iran contrapporsi allo stato iracheno per la supremazia geo-strategica dell’ area, fino all’ analisi del Taccuino Persiano e Persepolis che descrivono in modi diversi l’ iniziale entusiasmo occidentale per la rivoluzione popolare – il primo - ed il punto di vista interno nella trasformazione in tempo reale della società iraniana durante la stessa stagione – il secondo; tutto ciò per comprendere, da parte iraniana, i motivi più attuali della radicalizzazione dello scontro dovuto alla intrusione occidentale nei fatti interni.
Il Cap. 3 sposterà l’ attenzione sulla visione occidentale dello stato, in particolare sulla dottrina Bush. Poi, attraverso un’ analisi sociologica di alcuni discorsi del Presidente, esaminerò il processo semiotico dell’ utilizzazione spasmodica di determinati termini che avevano il compito di giustificare di fronte al pubblico la global war on terror, e che hanno aperto definitivamente la strada alla considerazione attuale dell’ Iran – in cui l’ ideale Neocon ha giocato un ruolo prioritario - per poi raccontare il ruolo controverso del PNAC nelle sue sfaccettature; un paragrafo a parte sarà dedicato alla valutazione del rischio corso di un ulteriore intervento americano nell’ area in Iran.
Il Cap. 4 invece si concentra sui due fattori principali di scontro sui quali l’ America ha maggiormente investito a livello mediatico negli ultimi anni, che hanno spostato il baricentro delle relazioni tra i due paesi: la questione nucleare, al centro del dibattito tra i due paesi per vari motivi fin dalla seconda metà degli anni ’50 e che oggi si è ancora più estremizzato. Qui cercherò di esplorare la storia del nucleare iraniano dalle sue origini, i motivi che spingono l’ Iran a volere a tutti i costi tale tecnologia, i passi falsi e le ragioni di Teheran, le conseguenze possibili per lo scenario internazionale, sottolineando anche gli errori commessi come con l’ Operazione Merlino, oltre ad un quadro generale dell’ AIEA e della trattazione del caso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il secondo fattore è invece la pena di morte con il caso Sakineh in primo piano perché il più attuale ed il più mediatico, rispetto invece al silenzio pubblico delle esecuzioni compiute negli stessi Usa per esempio, attraverso un raffronto col caso Teresa Lewis, la Sakineh americana, per dimostrare il cosiddetto doppio standard e cioè la falsa coscienza occidentale che inorridisce per le esecuzioni iraniane, mentre di fronte a Washington ci si mobilita per sensibilizzarli.
In tutto ciò, in un mondo come quello attuale, la stampa è divenuta senza dubbio la prima arma di guerra, assumendo un ruolo di primo piano nel dare spazio ad alcuni argomenti specifici, nel fomentare paure infondate, nel creare il nemico stesso: per Chomsky in sostanza i media hanno acquisito un ruolo politico fondamentale più che di informazione, poiché le dichiarazioni violente del presidente Ahmadinejad - tra queste per esempio quelle “dubiously translated” riferite ad Israele - trovano ampio spazio nelle testate e nei commenti di governanti e ministri occidentali, al contrario invece del silenzio internazionale di fronte ad alcune dichiarazioni concilianti dell’ ayatollah Khamenei, unico vero responsabile della politica estera. È quello che il filosofo americano ha definito “la fabbrica del consenso”: si è sviluppato cioè un sistema auto-rinforzante di polarizzazione culturale e sociale che ha teso ad incarnare il male una per l’ altra con conseguenze terribili.

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Bagnol
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Maria Luisa Maniscalco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 269

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