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''Tutto il mondo in un metro quadrato'': su ''La mia casa di campagna'' di Giovanni Comisso.

Col mio lavoro su Giovanni Comisso ho voluto mettere in evidenza il suo forte legame con la terra natale.
Il lato veneto di Comisso si presenta come una necessità per trovare il filo d’Arianna nel labirinto della sua personalità: nonostante i lunghi viaggi e la continua ricerca di sconosciute civiltà, è saldamente legato alla terra che, dopo avergli donato l’amore sfrenato per l’avventura, lo riporta sempre a lei. Un bisogno quasi fisiologico. Queste radici venete stabiliscono l’elemento costitutivo della sua personalità inquieta, sono il legame con la solidità. All’esuberanza avventurosa del viaggio segue l’appassionata felicità del ritorno. Il suo vitalismo errante lo conduce dentro la sua curiosità, soddisfacendola in un ebbro godimento, e l’attaccamento alla piccola terra natale concede la sicurezza del viaggio. Comisso viaggia, scopre e, una volta sazio, ritorna: è una giovane vita vagabonda la sua, che implica un νóστος. Perché tra l’uomo e la terra c’è sempre un dialogo e non alienazione: il paesaggio veneto è l’altro in cui identificarsi perché l’uomo ha origine da esso e ad esso ritorna. Il paesaggio è insito in Comisso: lo ha impresso nella sua mente, e la frenesia dell’avventura lo conduce alla ricerca di nuovi paesaggi, finché scoprirà che «tutto il mondo può consistere in un metro quadrato». Il ritorno nel suo Veneto è dettato da una nuova esigenza: tutti i suoi innumerevoli viaggi si risolvono nel podere nella campagna veneta. La casa di Zero Branco diventa il centro del mondo. Questo mitico mondo agreste agisce su di lui come conseguenza del nuovo bisogno di quiete. Nel suo metro quadrato rinasce l’uomo, come rinasce lo scrittore: all’ulisside ramingo alla continua ricerca dell’avventura subentra il proprietario terriero alla ricerca della creatività artistica nella serenità della natura. Una trasformazione in una fase più matura, contemplativa. Fermandosi vuole provare qualsiasi sensazione perché anche la più dolorosa è in grado di essere trasferita sulla pagina bianca e diventare allora imperitura. Così vi si riflette il Veneto più antico e insieme più avventuroso e solido. Ama scoprire il Veneto arcaico e poco conosciuto, quello che vive secondo i ritmi del tempo naturale e di una religiosità primitiva e armoniosa sulla quale gli eventi storici cadono come lacerazioni incomprensibili. Comisso cerca «l’eternità della bellezza» in dettagli di poco conto (anticipando Pasolini). Il metro quadrato viene visto attraverso quegli occhi che avevano «lampi di pazzia», lo percepisce intellettualmente, e, dopo averlo osservato, lo filtra sensorialmente per poterlo immortalare eternamente attraverso l’arte (la sua parola non scrive la pagina bianca ma ha la capacità di dipingerla). Attraverso questo processo la natura, trasformata dall’arte comissiana, diventa lo scrittore stesso, che resterà per mezzo di questo processo immortale, poiché «tutto passa tranne l’arte». Quello che vede è un mondo sensuale, basato sulla sperimentazione interiore delle emozioni. L’occasione della vita vissuta dallo scrittore assume sempre inequivocabilmente modi autobiografici pur di fronte ad una proposta narrativa. Tutto il suo mondo viene valutato in rapporto allo scrittore. L’urgenza di scrivere il veduto attraverso pagine di alta prosa lo porta inevitabilmente ad essere autobiografico. È proprio in virtù del suo autobiografismo che l’opera attinge quel respiro lirico in cui le persone e le cose vivono della vita infusa dalla coscienza che le interpreta. E allo stesso tempo costituisce un documento di vita di uno scrittore in cui le suggestioni letterarie sono prodotto immediato e originale con la realtà. Da queste premesse nasce «La mia casa di campagna», libro di memoria che ha un percorso molto lungo poiché dura 28 anni. Ma è anche un libro di cronache: sviluppa un diario agreste attraverso le pagine di questa autobiografia, nella quale dipinge un uomo che vive il proprio romanzo. Il mondo di Comisso è tutta una «meraviglia visiva», e lui, attratto visceralmente, non può impedire la creazione di immagini create con la penna. Respirando l’aria della sua terra, parlando col suo accento nascono colorati quadretti che la Storia non avrebbe avuto la consapevolezza di tramandare. Pittoriche immagini che filtrano in lui per tramutarsi in pittoriche poesie. I suoi racconti sono brevi e danno un valore universale ad oggetti poveri e a paesaggi semplici, che appaiono immobili nel fluire del tempo, ma assieme anche come attimi eterni. Ognuno di questi racconti inoltre è la rivelazione di un piccolo mondo. Intenso e profondo, dotava la sua scrittura di contemplazione, rendendola per questo difficilmente imitabile, perché questa scrittura nasce da uno stile di vita prima che da uno stile letterario, e per riuscire ad imitarlo bisogna vivere con la concezione che lui stesso aveva della vita. Lo stile Comisso.

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7 INTRODUZIONE Di Giovanni Comisso (Treviso 1895 ‐1969) si parla poco. Figlio della buona borghesia trevigiana, giovane ribelle, uomo errabondo, reporter avventuroso, rozzo artigiano della parola, era amato dai critici, specialmente da Montale per la sua carica di vitalità e di umanità, perché il mondo di Comisso era tutta una meraviglia visiva. Le pagine dei suoi racconti, dei suoi romanzi e dei suoi articoli giornalistici parlano della vita, senza l’abuso di filtri o calcoli. Il suo percorso letterario inizia da suggestioni dannunziane (di vita e non di letteratura), oltrepassa il primo dopoguerra col viaggio, poi la smania dei viaggi si evolve nella stabilità del ritorno alla terra veneta e al possesso di una casa come affermazione e stabilità d’affetti, fino a concludere questo viaggio letterario nel dramma della solitudine. Un percorso letterario che è allo stesso tempo un percorso di vita, poiché vita e arte in lui si sovrappongono e coincidono. Comisso resta infatti inquadrato dentro un nativo individualismo e un profondo autobiografismo che lo tengono e mantengono lontano dalla letteratura in voga. E, lontana da voci monocordi e seriali, la sua rimane genuina e sempre rivolta al naturale piuttosto che all’intellettualismo impersonale. La mia casa di campagna diventa nella vita personale e letteraria dello scrittore un punto chiave. Da molti critici e lettori considerato il suo romanzo più riuscito, grazie all’aderenza tra vita vissuta e dato autobiografico, narra la vita dello scrittore giramondo in rapporto alla natura, costituita sia da paesaggio che da uomini, e l’evoluzione della personalità e dell’esistenza di questo scrittore mentre dipinge storie e racconti della campagna. Poco incline alla correttezza formale, la riuscita della scrittura comissiana è la sua forza visionaria e la capacità di trasfigurare con l’arte pittorica della parola ogni attimo della vita, colta nella più usuale quotidianità: Comisso cattura con la parola lo spettacolo del mondo e lo converte in immagine iconografica. Con il suo stile di pittore della natura e dell’anima prende così vita quello che viene definito lo stile Comisso.

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Bernardi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Guido Baldassarri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 161

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Parole chiave

paesaggio
treviso
parise
casa di campagna
comisso
naldini nico
veneto

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