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Le investigazioni scientifiche sulla scena del crimine: miti e realtà al vaglio della Suprema Corte

La tesi analizza la tematica delle indagini tecnico-scientifiche nella fase del primo intervento post-delictum sulla scena del crimine: il telos ultimo cui è protesa tutta l’investigazione criminalistica è quello di emettere un giudizio sulla colpevolezza dell’indiziato o sulla sua innocenza, per mezzo dei risultati che si otterranno dagli esami degli indizi raccolti, che permetteranno in una fase successiva, quindi, di pervenire a una visione complessiva del quadro probatorio raggiunto.
Alla luce della recente sentenza di primo grado del Tribunale di Vigevano sul delicatissimo “giallo di Garlasco”, gli orizzonti processual-penalistici, relativamente alle investigazioni e, conseguentemente, agli accertamenti tecnici, sono drasticamente cambiati.
Nel primo capitolo, ci si preoccupa di far emergere tutte le criticità di diritto legate alla suddetta sentenza, che ha scritto incontrovertibilmente una pagina storica del nostro sistema penalistico, in quanto ha esplicitamente evidenziato, per la prima volta, la contraddittorietà e l’insufficienza delle indagini svolte dall’accusa, e, nello specifico, come la superficialità dei rilievi su componenti fondamentali dell’intera vicenda abbia reso, de facto, impossibile ricostruire correttamente quel fatidico 13 agosto, portando ineludibilmente all’assoluzione dell’unico imputato, Alberto Stasi.
La tragica vicenda che ha portato all’omicidio di Chiara Poggi offre lo spunto per sviscerare in modo approfondito tutti gli aspetti legati ad una corretta gestione della scena del crimine. Il secondo capitolo, vero e proprio cuore dell’intera tesi, si apre, infatti, con dei brevi cenni sulla storia del sopralluogo giudiziario e sull’analisi delle norme di riferimento all’interno del nostro codice di procedura penale.
Successivamente si mettono in risalto tutte le carenze normative in relazione, in primis, agli accertamenti tecnici irripetibili dell’accusa, ed, in secundis, a quelli della difesa, concludendo poi con una riflessione su un aspetto di non secondaria importanza per ciò che riguarda la tematica in questione, ovverosia il rapporto tra la nuova prova tecnico-scientifica e la c.d. atipicità probatoria.
La “crime scene investigations” è al centro del terzo capitolo, interamente dedicato all’analisi della “crime scene management and recovery”: si evidenziano tutte le peculiarità del protocollo di intervento sulla scena del crimine nel Regno Unito, grazie anche al supporto di utili schemi, e la centralità delle forze di polizia scientifica negli ordinamenti di common law. Tale segmento è il frutto di una lunga ed approfondita ricerca svolta direttamente in quel di Londra, durante il mio periodo di tirocinio legale nello U.K. Il capitolo si chiude analizzando il principio del “Five Building Blocks”, perno essenziale delle indagini tecnico-scientifiche di stampo anglosassone.
Il quarto ed ultimo capitolo si occupa dell’atavico problema legato al rapporto tra diritto e scienza, due branche così, prima facie, contrapposte, ma, nello stesso tempo, paradossalmente così legate: si procede, pertanto, nell’individuazione dei contenuti e del grado delle conoscenze che il giudice e le parti possono e debbono investire nell’attività probatoria.
Seguono attente e puntuali riflessioni su come le investigazione scientifiche costituiscano ancora un terreno molto delicato, ove l’alto standard di strategicità continua a influenzare l’esito del processo tanto per l’indice di scientificità che connota l’eventuale prova quanto per l’irreversibilità dei risultati dell’accertamento.
E, infine, ragionando de iure condendo, si prospetta una potenziale soluzione alle varie lacune normative che accompagnano l’interpretazione e l’applicazione degli artt. 354 e 360 c.p.p.: sfogliando le pagine all’interno del codice di procedura penale, si può individuare un modulo utile proprio in queste ipotesi, seppure effettuando gli opportuni adattamenti, ovverosia l’art. 400 c.p.p., meglio noto in dottrina come incidente probatorio “accelerato”, che garantirebbe il contradditorio preventivo, in caso di accertamenti tecnici irripetibili, mediante l’abbreviazione dei termini previsti per le deduzioni sull’ammissibilità e sulla fondatezza della richiesta, sulla richiesta di differimento e per la decisione del giudice che, al fine di non pregiudicare la perizia, potrebbe avvenire ai sensi dell’art. 150 c.p.p. mediante fax o e-mail, in modo da circoscrivere il contradditorio per l’incidente probatorio e la conseguente decisione a un lasso temporale brevissimo, coincidente con quello necessario per la congerie di avvisi finalizzati alla valida instaurazione dell’accertamento tecnico irripetibile.

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PREFAZIONE Ho aderito con grande piacere al cortese invito del Dott. de Rossi di scrivere la prefazione a questo interessantissimo lavoro di tesi che riguarda il tema decisamente delicato del ruolo della prova scientifica nel processo penale italiano. Mi occupo di investigazioni scientifiche da 33 anni, un arco temporale indiscutibilmente ampio durante il quale, le scienze forensi, hanno segnato una vera e propria rivoluzione nel complesso panorama investigativo e processuale. Negli anni settanta, la prova scientifica, si limitava alla osservazione/ispezione dei luoghi, corroborata da una sufficiente documentazione fotografica – spesso realizzata in bianco e nero – cui erano associati rilievi e accertamenti di limitata estensione che, oltre alle indagini medico-legali, riguardavano le impronte digitali, analisi di tipo ematologico od esami balistici, il cui peso probatorio, ancorché rilevante in taluni limitati casi, non raggiungeva certo il peso che la prova scientifica ha esibito negli ultimi tempi. Ne sono un esempio i tanti casi delittuosi che, recentemente, hanno contrassegnato il panorama criminale nazionale come il caso Bilancia, il duplice omicidio di Novi Ligure, il caso Carretta, il sequestro di Tommaso Onofri, il caso Cogne, l‟omicidio di Meredith Kercher e, ultimamente, l‟omicidio di Chiara Poggi - citato in apertura in questo lavoro di tesi - che ripropone con forza le contraddizioni, i limiti e le incertezze che ruotano intorno all‟affidabilità ed al peso processuale della prova scientifica. In realtà, se per un verso, le scienze forensi, hanno fatto registrare uno sviluppo inimmaginabile mettendo a disposizione della giustizia strumenti di elevato valore probatorio, dall‟altro, almeno in Italia, non si è assistito ad una parallela evoluzione di programmi formativi, di protocolli di intervento e di norme che garantiscano un uso della scienza, ispirato ai più elevati canoni di efficacia ed affidabilità. Da uomo di scienza non voglio addentrarmi in discussioni giuridiche che il dott. de Rossi ha saputo affrontare così diligentemente ed esaustivamente, attraverso la guida sapiente della Professoressa Curtotti. Voglio segnalare, invece,

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Informazioni tesi

  Autore: Mario de Rossi
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Donatella Curtotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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Parole chiave

procedura penale
prova scientifica
scienza
indagini
scena del crimine
diritto processuale penale
criminalalistica

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