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Comunicazione, metacomunicazione e paradosso. Le difficoltà del comunicare

Perché parlare di comunicazione?

«Siamo nell'epoca della comunicazione, ma ogni anima onesta fugge e sguscia via ogni qual volta le si proponga una piccola discussione, un convegno o una semplice conversazione. [...] La filosofia della comunicazione si esaurisce nella ricerca del consenso attraverso una libera opinione universale, sotto cui si ritrovano le percezioni e affezioni ciniche del capitalista in persona»
(Gilles Deleuze, Félix Guattari, Che cos'è la filosofia?)

Queste le parole dei due filosofi francesi Deleuze e Guattari per indicare la tragicità e allo stesso tempo la comicità dell'epoca moderna, definita “della comunicazione”, ma in cui, in realtà, la comunicazione non esiste. Viviamo in un epoca di morte e di immobilità, in cui ogni messaggio è privo di senso, vuoto e slegato da ogni riferimento e da ogni componente: la comunicazione è solo consenso e accettazione passiva di ciò che viene proposto; essa è ridotta a “brandelli” di informazione, a dati privi di legami, che portano l'azzeramento di ogni pensiero e di ogni creatività umana. È una comunicazione patologica quotidiana e ritenuta normale, ma che in realtà nasconde un anello fondamentale di cui ignoriamo l'esistenza e l'importanza: la metacomunicazione, ossia l'analisi della comunicazione stessa e delle relazioni che si sviluppano all'interno di essa. Una delle conseguenze principali a questa mancanza di ricerca del senso è la rinuncia totale alla scoperta di qualsiasi significato e all'adeguazione passiva a qualsiasi messaggio. È una comunicazione egocentrica, come sostiene Marina Mizzau, professoressa in psicologia della comunicazione all'università di Bologna, ossia «una comunicazione che non tiene conto dell'altro in quanto rigidamente legata ad un codice semantico, a uno schema di riferimento, a un ruolo». Tutto è comunicabile e alla portata di tutti, tutto ci è noto, tutto è reso semplicemente notizia: la parola viene a mancare per lasciare spazio ad un’insieme di lettere il cui unico scopo è quello di comandare dei comportamenti. Al contrario, la comunicazione vera esiste quando c’è comunanza dell’uno con l’altro, quando c’è quella relazione nella quale l’uno è per l’altro ma nella misura in cui ognuno rimane altro nel rispetto della propria identità; la comunicazione vera è un rapporto multi direzionale con ogni parte del sistema in cui siamo inseriti; la comunicazione vera è attenzione al senso delle parole, è capacità di interpretazione e di analisi del messaggio stesso; la comunicazione vera è manifestazione dell’essere uomo.

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INTRODUZIONE 4 INTRODUZIONE I. Perché parlare di comunicazione? «Siamo nell'epoca della comunicazione, ma ogni anima onesta fugge e sguscia via ogni qual volta le si proponga una piccola discussione, un convegno o una semplice conversazione. [...] La filosofia della comunicazione si esaurisce nella ricerca del consenso attraverso una libera opinione universale, sotto cui si ritrovano le percezioni e affezioni ciniche del capitalista in persona» (Gilles Deleuze, Félix Guattari, Che cos'è la filosofia?) Queste le parole dei due filosofi francesi Deleuze e Guattari 1 per indicare la tragicità e allo stesso tempo la comicità dell'epoca moderna, definita “della comunicazione”, ma in cui, in realtà, la comunicazione non esiste. Viviamo in un epoca di morte e di immobilità, in cui ogni messaggio è privo di senso, vuoto e slegato da ogni riferimento e da ogni componente: la comunicazione è solo consenso e accettazione passiva di ciò che viene proposto; essa è ridotta a “brandelli” di informazione, a dati privi di legami, che portano l'azzeramento di ogni pensiero e di ogni creatività umana. È una comunicazione patologica quotidiana e ritenuta normale, ma che in realtà nasconde un anello fondamentale di cui ignoriamo l'esistenza e l'importanza: la metacomunicazione, ossia l'analisi della comunicazione stessa e delle relazioni che si sviluppano all'interno di essa. Una delle conseguenze 1 . Gilles Deleuze (1925-1995), filosofo francese, è ritenuto uno dei pensatori più influenti del Ventesimo secolo. Pierre-Félix Guattari (1930-1992) è stato medico, psicanalista, politico e filosofo francese. Il testo preso in considerazione è Che cos'è la filosofia?, in cui i due filosofi definiscono la filosofia come arte di costruire concetti. Gilles Deleuzue, Fèlix Guattari, Qu'est-ce que la philosophie?, Les Éditions de Minuit, Parigi, 1991, trad. it. di A. De Lorenzis, Che cos'è la filosofia?, a cura di C. Arcuri, Einaudi, Torino, 1996.

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Informazioni tesi

  Autore: Giorgia Margoni
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Maria Luisa Martini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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comunicazione
bateson
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