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Il pensiero politico di John F. Kennedy e la nuova frontiera

...“il popolo americano si aspetta da noi qualcosa di più che grida di indignazione e di accusa". Poiché il mondo cambia, la vecchia età finisce e i vecchi sistemi non servono più. Nel mondo, l'equilibrio delle forze va mutando...”. John F. Kennedy analizza la situazione del suo tempo e individua gli obiettivi del popolo americano per il decennio seguente. Stiamo parlando di una visione d'insieme per il futuro e non di un progetto arginante sul breve periodo.
J.F.K. costringe gli americani a guardare negli occhi la dura realtà: il mondo è sempre più minacciato dal pericolo di una guerra nucleare; una guerra dunque che comporterebbe lo sterminio di milioni di esseri umani in pochi secondi se uno dei due schieramenti decidesse di utilizzare la sua forza atomica. Quando egli parla delle terribili armi di distruzioni di massa, si chiede come l'uomo possa gestire un così pesante onere poiché le azioni di un singolo capo di stato si ripercuotono sul globo intero. J.F.K. teme profondamente le implicazioni di queste scoperte scientifiche che non hanno alcuna utilità civile, ma gettano il mondo nel caos.
John F. Kennedy ci parla di progresso civile e tecnologico e lancia una sfida al popolo americano: costruire una società migliore, con lo stesso spirito di sacrificio che aveva animato i pionieri, che avevano rinunciato alle comodità e alla sicurezza e in casi estremi alla vita, per giungere nel nuovo mondo e avere l'opportunità di costruire una nazione che non avrebbe commesso quegli errori commessi dai loro paesi di provenienza.
Non promette nulla ma cerca di inspirare gli uomini, convincendoli a credere che la nuova frontiera non fosse un'utopia...una nuova frontiera costruita con il coraggio, l'immaginazione, la creatività e la forza di volontà delle nuove generazioni che credono ancora nella patria.
Egli ritiene che non tutti gli orizzonti siano stati esplorati ed esorta i cittadini americani a essere ancora affamati di conoscenza, a essere dinamici in un mondo che cambia velocemente nonostante gli ostacoli, e ancora “... si dirà che sono ostacoli superati... ma non tutte le battaglie sono state vinte e noi ci troviamo oggi alla soglia di una nuova frontiera... ".
Kennedy parla di un mondo governato da nuove energie e con nuovi disegni di equità, della guerra alla miseria e all'ignoranza e dell'uomo che deve e può sfidare i suoi limiti intellettuali e fisici. Parla di un nuovo uomo tecnologico proiettato nello spazio e desideroso della pace.
Dice basta all'inerzia e l'ignavia degli anni cinquanta e alla loro flessione morale e intellettuale: gli anni sessanta sarebbero stati gli anni della laboriosità e del dinamismo perché bisognava vincere la sfida della scienza, del progresso tecnico, della riorganizzazione della comunità mondiale ma soprattutto della storia, e disse a tal proposito “... troppi americani, smarrendosi lungo il cammino, hanno perso il senso del loro impegno e del loro compito storico... ”.
J.F.K. chiedeva agli americani di essere i protagonisti di un nuovo tempo e per questo gli chiedeva impegno e dedizione. Quell'impegno e quella dedizione che solo i giovani sono in grado di dare senza riserve perché privi di quel fardello di antichi odi e rivalità, di vecchi pregiudizi e vecchie illusioni che ancora gravava sulle spalle di troppo americani.
Gli Americani dovevano recuperare quello spirito di sacrificio a vantaggio di una causa di cui avrebbe beneficiato non solo la loro nazione ma l'intero mondo: la pace.
Questa è la nuova frontiera: liberarsi dei vecchi schemi e accogliere le istanze del futuro creando nuove prospettive e un nuovo terreno ideologico che sappia ispirare le istituzioni, e ancora disse “... è tempo che si affermi una nuova generazione di leader, di uomini nuovi pronti ad affrontare problemi nuovi e prospettive nuove...”.

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1 “Appena un uomo dice degli affari di stato: che cosa me ne importa? Lo stato può dirsi perduto”. Rousseau Siamo nel 1960 e il periodo di acquiescenza e passività, che contraddistinse l'era Eisenhower, volgeva al termine e iniziava una nuova fase di progressismo, slancio e attività: l'era Kennedy che pose l'accento sulla rinascita di un interesse nuovo per la cosa pubblica. John F. Kennedy entusiasmava gli animi di chi lo ascoltava e colpiva l'uditorio con la sua mancanza di partigianeria, con la sua prontezza a cogliere il punto di vista degli altri e con la vivacità che poneva nel giudicare uomini e avvenimenti. Il suo obiettivo era far nascere negli elettori l'idea che egli poteva dare al paese qualcosa che nessun altro era in grado di dare e conquistare la fiducia di uomini e donne di ogni condizione e di ogni credo. Il pensiero del potere non lo innervosiva e non suscitava il lui paure o dubbi. Sapeva d'istinto quali erano i mezzi da adottare per raggiungere il suo scopo e dimostrò assoluta risolutezza nel “fare il presidente”; in lui le volontà di dominare e vincere si miscelavano in un mix incontrastabile. Riteneva che gli anni sessanta sarebbero stati gli anni della lotta tra la comodità e l'impegno, fra quanti pensavano che fosse il momento di riposare e di stare a guardare e quanti desideravano che il paese andasse avanti. Da condottiero quale egli era, credeva che la guerra e la pace, il progresso della nazione, la sicurezza del popolo americano, l'istruzione dei figli, il lavoro per tutti gli uomini e le donne volenterose e l'immagine che gli Stati Uniti presentavano al mondo, poggiassero sulle spalle del presidente e John F. Kennedy aspirava alla presidenza perché era ed è il fulcro della direzione della società civile americana. Una società, come auspicava Kennedy, in grado di vincere le tenebre e vivere nella luce. La sua personalità alquanto complessa era celata da modi misurati e ironici. Possedeva la capacità di farsi degli amici ed era quindi circondato dalle amicizie più disparate e questa dote gli veniva dal fatto di saper dare a ognuno l'impressione di possedere una sorte di chiave segreta. Ciò stava all'origine del

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Informazioni tesi

  Autore: Samantha Amicucci
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma
  Facoltà: Scienze politiche, sociali ed internazionali
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Rocco Pezzimenti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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Parole chiave

storia
stati uniti
immigrazione
liberalismo
pensiero politico
progresso
diritti civili
presidenza
john f. kennedy
nuova frontiera

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