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Il Sé Sociale. Comprendere il lavoro di Comunità a partire da una microanalisi

Il lavoro si articola in tre parti fondamentali.
La prima parte, l'introduzione, espone i diversi aspetti teorici che vanno a definire il concetto di Sé sociale, partendo da spiegazioni d'ordine gruppoanalitico in merito alla possibilità di definire intrinsecamente l'uomo come ‘uomo cultura' e ‘uomo gruppo'. Intrinsecamente, nel senso di un nuovo assetto psichico dell'individuo che, maturando nel corso storico, attraverso letteratura, filosofia e psicologia, approda a significati interazionisti, discorsivi, costruzionisti. Gli aspetti quasi freddi del Sé, fatti di rappresentazioni mentali in merito ad esperienze vissute, ad aspettative e possibilità alla base di forme di autocoscienza e monitoraggio nelle scelte comportamentali, sono quelli che come un'isola pensante. Non si può però escludere quanto di sociale c'è nella persona stessa; dotata di un'identità sociale appunto, passa per esperienze e aspetti interpersonali nell'ordine socio-costruzionista e interazionista, fino ad elementi di natura contestuale che la caratterizzano nella posizione occupata e nel ruolo svolto.
Nella seconda parte ci si sofferma su due modi di prendere in considerazione il Sé sociale, il primo teso a valutare quanto la situazione sia influente nel determinare comportamenti e personalità dell'individuo; quanto la possibilità di ragionare, non solo su schemi mentali, ma anche su dati della situazione, riesca a manipolare il comportamento individuale per l'attuazione di determinate strategie nel raggiungimento degli scopi. In più viene osservato come, differenze di interpretazione soggettiva riflettono differenze nella storia e nel temperamento personale. La persona saprà inoltre reagire alla situazione a seconda del proprio senso di autoefficacia che, provvedendo a fortificare la proprie convinzioni di controllo, potranno responsabilizzarlo nel modo di affrontarla. Il secondo modo di considerare il Sé sociale, cioè in merito al senso di appartenenza, non fa altro che ribadire la complessità del sistema sociale all'interno del quale l'individuo opera le sue transazioni: il livello culturale come creatore di sensi, detentore di canoni valoriali e comportamentali soggetti oltremodo a mutamento; il livello di comunità, dove l'individuo attraverso la partecipazione riesce ad essere membro attivo per il bene comune; infine il livello di gruppo che nella sua natura dinamica costituisce e delimita l'identità della persona.
Per finire, la terza parte oggetto d'analisi, vuole soffermarsi sul lavoro di promozione della comunità. Dopo il lavoro di ricognizione che è stato fatto, chiarita la complessità del modo d'intendere l'individuo e la relazione individuo-ambiente, i problemi oggetto della psicologia di comunità risultano tutt'altro che semplici da affrontare, vista inoltre la posizione stessa che essa occupa. L'intervento acquista un carattere sempre più socio-ambientale e ci si sofferma nel descriverne modalità e strumenti di valutazione.
Il secondo aspetto che viene trattato, fa riferimento ad un ambito applicativo particolare, quello del disagio giovanile, che oggi più che mai attira la nostra attenzione.
Nello specifico ci si occupa di una prevenzione ad ampio raggio delle difficoltà adolescenziali, agendo sul territorio e con il territorio. La variabile che si è costantemente tenuta in considerazione è quella culturale; il ruolo importante delle narrative le quali offrono interpretazioni innovative che influenzano l'identità, l'autostima, l'empowerment, è parte viva del lavoro degli operatori professionisti e ancor di più si rafforza tra i giovani, bisognosi di una vera crescita culturale. È valorizzando le reti di relazione che si può assicurare il cambiamento, pertanto bisogna agire a livelli multipli tramite una cooperazione degli interventi. Le forme d'azione sul territorio che si prendono in considerazione sono il CAG (Centro di Aggregazione Giovanile) e il progetto giovani nella sua particolare forma del ‘Progetto Solarium' di Palermo.
Riguardo alle forme d'azione con il territorio, si mette in rilievo la ricerca intervento nella scuola; da ecosistema a vera e propria comunità – aprendosi a rapporti con il "locale" – scopre l'importanza della rete come risorsa protettiva nella gestione positiva delle richieste stressanti. Sono strumenti come l'AOM, la tecnica dei profili di comunità, l'educazione socio-affettiva che assicurano la realizzazione di questi intenti.
Infine uno sguardo alla tecnica di formazione, utile nel miglioramento di un'efficace conoscenza e crescita professionale e lavorativa. Si accenna ad uno dei problemi che oggi maggiormente affligge le scuole: l'abbandono scolastico, rispetto al quale la psicologia di comunità può agire, sia con interventi di prevenzione primaria frenando il rischio quando latente, sia con interventi di prevenzione secondaria e terziaria lavorando nel recupero di soggetti drop out.

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1 1. IL SÉ SOCIALE 1. Il nucleo sociale dell’esistenza umana Il concetto di Sé sociale si fonda sull’essenziale nozione di appartenenza dell’individuo a gruppi umani di ordine diverso all’interno dei quali egli nasce, cresce e vive. Il concetto di relazione è pertanto primario non solo in quanto lega (re-lego), ma anche perchè provvede ad un’essenziale strutturazione di sensi (re-fero) sulle cui basi si erge la personalità stessa del soggetto. Anche se l’idea di relazione oggettuale era sicuramente contenuta nelle teorie di Freud, questa fu maggiormente presa in considerazione da Melanie Klein, mentre i principi fondamentali sono stati illustrati con maggiore chiarezza da autori come Winnicott, Fairbairn, Balint e Mitchell. La teoria delle relazioni oggettuali implica essenzialmente che il soggetto umano sia alla ricerca dell’oggetto per la sua sopravvivenza, il suo sviluppo e la sua maturazione, e che il suo comportamento sia pertanto finalizzato alla relazione come entità unica verso la quale nutre una innata tendenza. Il bisogno di relazione pertanto non si ipotizza come secondario ad altri, non è la conseguenza del proprio bisogno di soddisfacimento piuttosto risulta primario, senza di questa – come dimostrato dalle note osservazioni di Spitz (1973) condotte sui bambini dei brefotrofi – l’essere umano non può vivere.

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Informazioni tesi

  Autore: Marisa Vaccaro
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Gioacchino Lavanco
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 148

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Parole chiave

prevenzione
comunità
sviluppo locale
società
giovani
persona
intervento
vita quotidiana
individualità
identità sociale
difficoltà
abbandono scolastico
senso d'appartenenza
manipolazione situazionale
progetto giovani

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