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TEMPO ED EMOZIONE - Fattori biologici ed affettivi nella percezione del tempo

Perché il tempo sembra non passare mai in situazioni di disagio o paura? Perché con l'età la nostra percezione del tempo si dilata? Il tempo è parte integrante e imprescindibile della nostra vita, nella quale l'immersione nel tempo è così radicata da farci dimenticare quanto l'introduzione dell'orologio meccanico sia recente. Dall'inizio dei tempi l'uomo ha tentato di dare una definizione al concetto di tempo, tenendo occupate le più grandi menti dell'umanità. Oltre alla teoria, l'uomo si è interessato alla cattura del tempo, o per meglio dire alla sua misurazione: meridiana, meccanismi ad acqua, etc., fino ad arrivare alla più recente conquista tecnologica in tempi di misurazione temporale, l'orologio atomico.
La tesi entrerà poi nel vivo dell'argomento: la percezione del tempo. Gli aspetti considerati saranno oltre a quelli emotivi della cognizione temporale, anche quelli biologici. Questo lavoro di ricerca vuole indagare la percezione del tempo attraverso la mediazione di una stimolazione emotiva. Nello specifico ho utilizzato degli estratti video, selezionati allo scopo di suscitare specifici stati emozionali, chiedendo ai soggetti intervistati quali fossero le durate temporali di ognuno di questi. L'esperimento si articola attraverso tre gruppi di visioni. La prima visione, "diverse caratteristiche culturali", riguarda la stima temporale passata attraverso il "filtro" della componente culturale. La seconda visione, "forti stati emotivi", è basata sulla generazione di stati emozionali di grande impatto emotivo e quindi sulla valutazione di come questi possano influire sulla stima dello scorrere del tempo. Con l'ultimo gruppo di visione ho voluto ricreare uno stato di "emotività stabile". Seguirà l'esposizione dei dati numerici raccolti. In conclusione oltre alla valutazione generale della parte empirica, ho inserito due piccoli testi che ho scritto cercando di immaginare due situazioni emotivamente opposte, paura e gioia, nelle quali il trascorrere del tempo venisse percepito attraverso la mediazione emozionale.

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 Introduzione Perché il tempo sembra non passare mai in situazioni di disagio o paura? Perché con l’età la nostra percezione del tempo si dilata? Per quale motivo quando siamo felici percepiamo lo scorrere del tempo molto velocemente? Quante volte ci è capitato di fare affermazioni tipo “il tempo non passava mai” o al contrario “è volato!”? Sono questioni che affrontiamo tutti i giorni ma alle quali non prestiamo attenzione. Il tempo scandisce il nostro fare quotidiano, siamo terribilmente legati agli orari dei treni, degli autobus, a prendere un dato appuntamento “in orari da ufficio”, a “telefonare ore pasto”, “consegnare entro e non oltre”, “consumare preferibilmente entro”, tanto da non rendercene conto. La nostra immersione nel tempo è talmente radicata, che il suo scorrere così naturale ci fa dimenticare quanto, ad esempio, l’invenzione e l’introduzione dell’orologio meccanico abbia nascita recente. Gli antichi poterono capire in che momento della giornata si trovassero grazie alla prima forma pratica di conteggio del tempo che consisteva in un paletto conficcato nel terreno: la meridiana. Come spesso accade per gli ingegni tecnici, anche la meridiana vantò delle migliorie col passare del tempo appunto, e fu trasferita in luoghi dove poteva essere vista dal maggior numero di persone, piazze e campanili, ed ecco che incontriamo un interesse per il tempo sociale e comune, ben diverso dal tempo personale che vedremo in seguito. La meridiana aveva però un grosso limite, non dava indicazioni senza sole, dunque il passo successivo fu la clessidra, dal greco kléptù (io rubo) ed hydùr (acqua); in origine si trattava di un contenitore a forma di cono da cui fuoriusciva dell’acqua che veniva raccolta in una tinozza sottostante segnata da vari livelli, così a seconda del livello dell’acqua si poteva dedurre in che momento della giornata si fosse. 1 Risale al 1200 l’invenzione dell’orologio meccanico che pare essere stato in Francia su di un 























































 1 I greci impiegavano le clessidre in astronomia per calcolare i diametri apparenti del sole e della luna in base alla misura dei loro tempi di passaggio.

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Informazioni tesi

  Autore: Piera Antuono
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università IUAV di Venezia
  Facoltà: Design e Arti
  Corso: Visual Art
  Relatore: Emanuele Arielli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 89

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