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L’insurrezione partigiana di Santa Libera (Agosto 1946) e il difficile passaggio dal fascismo alla democrazia

Nel 1945 il “Vento del Nord” sembra soffiare impetuoso a spazzare via il vecchio. Soffocherà in fretta. Subito dopo i giorni della febbrile esaltazione del 25 aprile, inizia un periodo inquieto di instabilità, speranze deluse, ideali traditi, inquietudini e violenza: un’Italia oggettivamente divisa in due politicamente, culturalmente e psicologicamente, da una guerra che passò dall’essere di tipo internazionale- coalizionale” ad un tipo di conflitto sub frazionato con caratteri di guerra civile1 . Togliatti, che teoricamente dovrebbe capeggiare l’ala radicale dell’antifascismo, ha invece già impostato, con la famosa “Svolta di Salerno”, una politica compromissoria con il vecchio, non solo realizzando une tregua istituzionale con la Monarchia ma garantendo la sostanziale intaccabilità della casta burocratica e militare che non verrà mai smantellata2. Sul piano politico, il compromesso fra vecchio e nuovo è cosa fatta: il C.L.N., lungi dall’essere (come vorrebbero i partigiani), espressione di un potere nuovo, è invece luogo di mediazione tra interessi contrastanti. In esso prevale, in nome del realismo, la difesa dei privilegi dei ceti egemonici.3 In questo clima generale, tra il 20 e il 27 agosto 1946 un gruppo di giovani partigiani di Asti, amareggiati per il provvedimento di amnistia che rimette in libertà i fascisti e per l’inadempienza del governo De Gasperi nei confronti delle rivendicazioni economiche dei partigiani riprende in mano le armi e dà vita ad una vera e propria insurrezione a Santa Libera, una frazione di Santo Stefano Belbo (CN). Da quell’insurrezione prendono esempio migliaia di partigiani che in gran parte dell’Italia settentrionale danno vita ad agitazioni simili. Il ritorno alla macchia è stata una prospettiva più volte vagheggiata dal partigianato nei momenti di difficoltà ed essa dilaga proprio in seguito all’iniziale determinazione di quel gruppo di partigiani astigiani. La vicenda di Santa Libera è dunque degna di interesse da un punto di vista storico: essa è l’emblema del malcontento che negli anni immediatamente successivi alla liberazione caratterizza moltissimi partigiani, evidentemente delusi nelle loro aspettative di cambiamento sociale e politico radicale che li avevano spinti alla lotta qualche anno prima. Allo stesso tempo, la vicenda di Santa Libera fotografa il clima teso che caratterizza l’Italia di quegli anni, impegnata nel difficilissimo passaggio dal fascismo alla democrazia.

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6 INTRODUZIONE Nel 1945 il “Vento del Nord” sembra soffiare impetuoso a spazzare via il vecchio. Soffocherà in fretta. Subito dopo i giorni della febbrile esaltazione del 25 aprile, inizia un periodo inquieto di instabilità, speranze deluse, ideali traditi, inquietudini e violenza: un’Italia oggettivamente divisa in due politicamente, culturalmente e psicologicamente, da una guerra che passò dall’essere di tipo internazionale- coalizionale” ad un tipo di conflitto sub frazionato con caratteri di guerra civile 1 . Togliatti, che teoricamente dovrebbe capeggiare l’ala radicale dell’antifascismo, ha invece già impostato, con la famosa “Svolta di Salerno”, una politica compromissoria con il vecchio, non solo realizzando une tregua istituzionale con la Monarchia ma garantendo la sostanziale intaccabilità della casta burocratica e militare che non verrà mai smantellata 2 . Sul piano politico, il compromesso fra vecchio e nuovo è cosa fatta: il C.L.N., lungi dall’essere (come vorrebbero i partigiani), espressione di un potere nuovo, è invece luogo di mediazione tra interessi contrastanti. In esso prevale, in nome del realismo, la difesa dei privilegi dei ceti egemonici. 3 In questo clima generale, tra il 20 e il 27 agosto 1946 un gruppo di giovani partigiani di Asti, amareggiati per il provvedimento di amnistia che rimette in libertà i fascisti e per l’inadempienza del governo De Gasperi nei confronti delle rivendicazioni economiche dei partigiani riprende in mano le armi e dà vita ad una vera e propria insurrezione a Santa Libera, una frazione di Santo Stefano Belbo (CN). Da quell’insurrezione prendono esempio migliaia di partigiani che in gran parte dell’Italia settentrionale danno vita ad agitazioni simili. Il ritorno alla macchia è 1 M. Dondi, La lunga liberazione, Editori Riuniti, Roma 1999, p. 9 2 Roberto Gremmo, L’ultima Resistenza,, Edizioni ELF Biella 1995, p.3 3 Ibidem, p.4

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Diacono
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere
  Corso: Lettere
  Relatore: Gianfranco Tortorelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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