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Il sopralluogo nei mass-disaster e l’attività DVI

Le conoscenze prodotte dalle scienze forensi attuali e dalla criminalistica, permettono oggi di svolgere l‘importante attività del sopralluogo giudiziario, cioè quell‘insieme di attività eseguite sul luogo ove si è verificato un delitto, tendenti a osservare, individuare e raccogliere o fissare tutti quegli elementi utili alla ricostruzione del fatto delittuoso e alla individuazione del colpevole. Nell‘immaginario collettivo il sopralluogo di Polizia Scientifica è legato ai casi più comuni come furti, rapine o a delitti più efferati come gli omicidi; ma questa complessa 2 attività, nelle sue infinite sfaccettature, può riguardare anche tutti quei casi classificati con il termine di ―mass-disaster Il termine ―mass-disaster(disastro di massa), individua tutti quegli eventi, caratterizzati da un elevato numero di vittime in un ristretto periodo di tempo per una causa improvvisa e comune, oltre alle catastrofi naturali (terremoti, inondazioni, eruzioni vulcaniche, frane) comprende anche gli incidenti (disastri aerei, ferroviari, stradali), qualora coinvolgano un gran numero di persone, oltre ovviamente agli attentati terroristici. L‘attività di sopralluogo, in questi particolari scenari, risulta in genere molto complessa per diversi ragioni, tra le quali sicuramente, l‘estensione dell‘area interessata dall‘evento, l‘elevato numero di elementi da repertare e non ultimo, l‘elevata difficoltà nell‘identificare le vittime. L‘identificazione delle vittime, infatti, in tali circostanze risulta molto difficoltosa, in quanto sia il numero elevato dei cadaveri e sia le condizioni in cui i corpi generalmente si trovano, grossi traumatismi o condizioni tanatologiche particolari, rendono l‘attività molto complessa. Data questa complessità e la frequenza di eventi classificati come ―mass-disaster‖, la comunità internazionale, tramite l‘Interpol, a partire dagli anni ottanta ha cercato di unificare e standardizzare le tecniche d‘intervento nei disastri di massa ed ha invitato i paesi membri a creare delle unità specializzate nella gestione di tali eventi denominate con un acronimo ―DVI‖ (Disaster Victim Identification) - (Identificazione delle Vittime da Disastro), composte da rappresentanti dei reparti di indagini scientifiche dei paesi d‘origine e da esperti di medicina legale, biologia forense, dattiloscopia, odontologia forense e psicologia. Nel 1984, il Comitato Permanente per i DVI dell‘Interpol iniziò a fornire tutti i paesi membri di uno strumento utile alla gestione di tali eventi, la ―Disaster Victim Identification Guide‖ - ―Guida per l‘Identificazione delle Vittime da Disastro‖; tale manuale, aggiornato successivamente nel 1998, fornisce le linee guida organizzative per la gestione dei disastri di massa e indica le tecniche da adottare per l‘identificazione delle vittime di tali eventi, tramite anche l‘utilizzo di particolari formulari identificativi ―AM‖ Ante-Mortem e ―PM‖ Post-Mortem, creati appositamente per queste attività. A questo prezioso manuale ed ai formulari, va aggiunto che il citato Comitato Permanente organizza periodicamente riunioni internazionali promuovendo programmi 3 di aggiornamento, sviluppo ed addestramento a sostegno della pratica delle squadre DVI di tutti i paesi membri. Il lavoro di seguito illustrato si pone come obiettivo quello di chiarire come avviene un sopralluogo in occasione dei disastri di massa e come le unità DVI operano al fine di fornire una identità alle vittime di tali catastrofi, analizzando le singole fasi ed evidenziando le problematiche e le criticità di detta attività.

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1 Introduzione Fin dal passato, l‘uomo ha avuto la tendenza ad investigare su tutti quegli eventi che richiedevano chiarezza; ma è solo a partire dalla fine dell‘ottocento che si prende coscienza dell‘importanza delle scienze nell‘investigazione. Oggi si assiste all‘evoluzione di ogni ramo della scienza, soprattutto, nel campo dell‘investigazione scientifica, ambito in cui, lo sviluppo è divenuto addirittura frenetico e le recenti acquisizioni tecniche sembrano aver permesso alla giustizia penale di raggiungere il traguardo della certezza. L‘utilizzo delle scienze forensi (medicina legale, genetica forense, odontologia forense, ecc.), quindi l‘applicazione di un ampio spettro di discipline scientifiche al servizio della legge e la nascita della criminalistica, cioè l‘applicazione delle scienze fisiche all‘investigazione criminale, forniscono l‘aiuto necessario all‘Autorità Giudiziaria, nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Le conoscenze prodotte dalle scienze forensi attuali e dalla criminalistica, permettono oggi di svolgere l‘importante attività del sopralluogo giudiziario, cioè quell‘insieme di attività eseguite sul luogo ove si è verificato un delitto, tendenti a osservare, individuare e raccogliere o fissare tutti quegli elementi utili alla ricostruzione del fatto delittuoso e alla individuazione del colpevole. Il sopralluogo moderno nasce dalla straordinaria intuizione di Salvatore Ottolenghi, medico legale e fondatore della Scuola Superiore di Polizia Scientifica in Italia, che trasferì il metodo scientifico, applicato con successo nel campo dell‘identità preventiva e giudiziaria attraverso il cosiddetto ―ritratto parlato‖, anche all‘attività principe dell‘indagine, e cioè al sopralluogo. A partire dal 1903, anno in cui Ottolenghi tiene a Roma il primo corso di Polizia Scientifica, ad oggi, il protocollo che costituisce il metodo tradizionale del sopralluogo non è mutato; ciò che invece ha subito profonde trasformazioni sono le tecniche di intervento, di repertamento, conservazione ed analisi delle tracce del reato, evolutesi grazie ai progressi tecnico scientifici e all‘esperienza secolare dei reparti specializzati in indagini scientifiche di tutte le polizie del mondo e soprattutto di quella americana. Nell‘immaginario collettivo il sopralluogo di Polizia Scientifica è legato ai casi più comuni come furti, rapine o a delitti più efferati come gli omicidi; ma questa complessa

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Informazioni tesi

  Autore: Gianluca Di Marco
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Mariano  ANGIONI
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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