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La scommessa del brevetto europeo con effetto unitario: rivoluzione epocale od occasione mancata?

Il 17 dicembre 2012 il Parlamento europeo approva i due regolamenti (nn. 1257 e 1260) di implementazione della cooperazione rafforzata in materia di protezione brevettuale unitaria: tale avvenimento segna la nascita del brevetto europeo con effetto unitario, seguita a breve distanza dall’istituzione, mediante accordo internazionale, del Tribunale unificato dei brevetti.
Il presente lavoro intende fornire una chiave di lettura della nuova disciplina uniforme, attraverso l’analisi specifica degli elementi distintivi e dei risvolti problematici che la normativa reca con sé. Si parte dal riferire le cause profonde dell’intervento legislativo in esame, esaminando, per prima cosa, i fondamenti dogmatici dell’istituto brevettuale e le trasformazioni da esso subite.
In un’economia capitalistica in cui l’attività inventiva è diventata routinaria per le imprese che intendono restare sul mercato, l’importanza del brevetto è cresciuta a dismisura, costituendo il principale presidio contro gli attacchi dei free riders.
Ma l’interpretazione dei contenuti del fascicolo brevettuale non risulta ancora armonizzata a livello sovranazionale e ciò non consente agli stakeholders di conoscere i limiti del diritto di esclusiva.
Inoltre, la protezione brevettuale in Europa è oggi limitata al territorio sul quale si estende la sovranità di ogni singolo Stato membro. Tale principio era accettabile in un’economia di tipo rudimentale; ma in un mondo caratterizzato dall’intensificarsi inarrestabile degli scambi e dalla dematerializzazione delle attività economiche, la protezione ristretta al livello territoriale non è più sufficiente. Non è più sufficiente per beni come le invenzioni e la conoscenza, che naturalmente non conoscono confini. Non lo è più nel momento in cui il territorio (limitato) su cui opera la protezione, non corrisponde più al mercato (globalizzato) nel quale il patent owner può recuperare i suoi investimenti.
Per consentire ai Paesi europei di integrarsi nel processo economico di sviluppo globale, è divenuto indispensabile armonizzare i loro sistemi brevettuali.
Al fine di comprendere quale delle diverse soluzioni prospettate sia la più auspicabile, è sembrato utile fornire al lettore uno spaccato dei numerosi tentativi intrapresi negli anni per introdurre un titolo brevettuale comunitario. Per ognuno di essi, è risultato inevitabile il richiamo alle singole disfunzioni del sistema brevettuale vigente che ciascuna proposta ha cercato di arginare o eliminare del tutto. Nello specifico, sono stati individuati due principali puncta dolentia del brevetto europeo: da un lato, l’assenza di un titolo unitario, direttamente efficace in tutti gli Stati membri e, dall’altro, l’assenza di una giurisdizione unitaria, in grado di garantire l’uniforme applicazione del diritto.
Lo sforzo interpretativo compiuto nel presente contributo intende veicolare l’idea che l’integrazione differenziata possa avere successo solo se accompagnata da un forte senso di solidarietà tra gli Stati membri: la vicenda della tutela brevettuale unitaria ha dato vita - più che a una cooperazione rafforzata - a forme di ‘coercizione coordinata’ o ‘cooperazione forzata’. Resta fondamentale, in questo scenario, continuare a preservare i principi fondamentali dell’ordine costituzionale europeo (primazia, effetto diretto, interpretazione uniforme, non-discriminazione), anche e soprattutto al ricorrere di episodi di asimmetria nel processo di normazione.
Ampio spazio è dedicato, poi, alla disamina dell’impatto che il pacchetto sulla protezione brevettuale unitaria avrà sui singoli istituti di diritto industriale coinvolti (o assenti) nella nuova normativa: da un lato, vengono passate in rassegna le previsioni già armonizzate a livello sovranazionale nella Convenzione sul brevetto europeo, per suggerire una linea interpretativa che si adatti al brevetto unitario; dall’altro, si presta attenzione agli istituti non armonizzati, perché demandati alla disciplina nazionale.
Una particolare attenzione è dedicata ai rapporti tra licenze volontarie e diritto della concorrenza dell’Unione europea: talune clausole dei contratti di licenza potrebbero nascondere forme di abuso di posizione dominante; talaltre, espressamente ritenute illecite dal diritto europeo, potrebbero invece produrre utili effetti pro-concorrenziali: il riferimento è alle clausole di no-challenge e di grant-back.
Infine, viene prospettata una sintesi problematica dell’intera vicenda nelle Conclusioni, con lo sguardo rivolto, in modo particolare, alla situazione italiana, al suo peculiare tessuto produttivo e alla politica industriale degli ultimi decenni.

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppina D'auria
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Roberto Rosapepe
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 206

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